Tornare a casa - Tom Lamont -
recensione a cura di Rossella Lombardi
Questo è il libro di esordio del giornalista Tom Lamont.
All’ inizio la sua scrittura mi è sembrata un po’ frammentaria, telegrafica e
poco empatica, quasi cinematografica, forse perché molto ricca di dialoghi. Poi
però si è evidenziato un crescendo di descrizioni, di rivelazioni e di indagini psicologiche che hanno reso la
scrittura decisamente più interessante. Il racconto è semplice, lineare e la
scrittura è delicata ed ironica.
Al centro della storia c’è il giovane Teo che, una volta al
mese, ritorna nel suo quartiere ebraico di Enfield a Londra per stare un po’ con il
vecchio e malato genitore, Vic, dopo essersi allontanato anni prima con la scusa della ricerca del lavoro. Durante una di quelle visite, ad una festa,
rivede il suo migliore amico di un tempo: Ben
e Lia, il suo antico amore, mai da lei ricambiato. La ragazza gli chiede il favore di badare per
un po’ al suo figlioletto di tre anni : Joel, con la segreta ed inspiegabile
intenzione di togliersi la vita. Successivamente alla tragedia, gli assistenti
sociali nominano Teo tutore del bambino, almeno finchè non ne venga
rintracciato il padre. Teo, senza un
grande entusiasmo, accetta ma coinvolge in questa esperienza anche Ben,
Vic e la giovane rabbina del quartiere: Sybil. Questi personaggi, così diversi
fra loro e con motivazioni differenti, formano un nucleo non convenzionale, non
sempre armonico ma affettivamente carico. Essi scardinano il tradizionale
concetto di famiglia, che non si può solo fondare su legami di sangue,
ma bensì sulla volontà di prendersi cura gli uni degli altri.
Un altro tema importante trattato in questo libro è quello
della “ paternità” (finalmente ! Dopo tanta maternità indagata nella
letteratura contemporanea ). Ciascun personaggio maschile vive la paternità a
modo suo, come è capace, ma in ciascuno c’è la volontà di costruire
insieme una casa, un rifugio sicuro ; “ casa”
è dove ci aspetta un padre per aiutarci a crescere.
Il lettore segue la crescita
di Joel ma, passo dopo passo, anche quella dei due giovani che diventano
adulti quando decidono di
assumersi delle responsabilità.
Interessante e toccante è la descrizione dell’ amicizia fra Teo e Ben, fatta di scontri, rivelazioni,
incomprensioni ma anche di supporto, vicinanza e collaborazione…come deve
essere una vera relazione amicale.
Ho apprezzato molto
la decisione dell’ autore di presentarci, con molta umanità, tutti i
personaggi con le loro fragilità, insicurezze e con il loro bagaglio di errori.
Non c’è un personaggio positivo in cui identificarsi. Tutti sono alla ricerca
di qualcosa: Teo desidererebbe mantenere la sua libertà, mentre fa il padre;
Ben vorrebbe trovare il coraggio di diventare adulto ; Sybil vorrebbe essere capace di chiamare le passioni con il loro nome e
Vic vorrebbe trovare, prima di
morire, le sue radici, la propria
identità e vorrebbe ricordare il padre che è stato .
Questo per me è un
bel libro anche perchè interroga
ciascuno di noi e, scavando nel profondo, ci fa riflettere sui figli che siamo stati, sul rapporto col
proprio padre, sulla famiglia in cui
siamo cresciuti e su quella che abbiamo costruito. E, non meno importante, ci
fa pensare alle amicizie che abbiamo
costruito e a quelle che continuiamo a mantenere.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2025

Nessun commento:
Posta un commento