martedì 23 settembre 2025

DAY

 




Day – Michael Cunningham – 

recensione a cura di Lilli Luini

 

Si tratta del romanzo più recente dello scrittore americano, premio Pulitzer per il celebratissimo Le ore, divenuto anche un successo cinematografico. Ancora una volta il suo sguardo è rivolto alla famiglia, all’amore, all’esistenza stessa che a volte prende strade inaspettate. Lo definirei un romanzo minimalista, dove si narra la vita quotidiana e nella fattispecie una vita quotidiana insoddisfacente, con protagonisti che vorrebbero qualcosa che però neppure cercano. Tremendamente realistici, quindi.

L’autore sceglie un registro particolare: racconta la loro vicenda in tre parti, anzi in tre giorni, sempre il 5 aprile del 2019, 2020 e 2021.

Quando li conosciamo, i coniugi Isabel e Dan vivono a New York con i loro due bambini, in un appartamento con tanto di mansarda dove abita Robbie, il fratello gay di Isabel, a cui sorella, cognato e nipoti sono talmente affezionati da renderlo il perno del loro equilibrio.

Isabel ha un buon lavoro come fotografa in una rivista sull’orlo della chiusura. Mal sopporta il marito e la sua fissazione di riprendere la carriera di rocker fallito e pure i due ragazzini la stressano. Nathan, alle soglie della pubertà, che chiuso in camera guarda e riguarda lo  stesso film e la piccola Violet, timorosa che “se dovesse assentarsi troppo a lungo da una stanza qualsiasi, da un avvenimento qualsiasi, il mondo finisca per dimenticarsi di lei.”

Tutto questo fa sì che la donna, centrale nella narrazione, passi il suo tempo libero seduta sul gradino mediano della scala che va in mansarda. Incapace di salire né di scendere.

Ora Robbie sta cercando un appartamento tutto suo e forse lo ha trovato.

Accanto a loro, solo altri tre personaggi: Garth, il fratello di Dan, scultore di scarso successo e la sua amica Chess, che non vuole uomini nella sua vita ma che, volendo un figlio, ha chiesto a Garth di farlo con lei e così è nato Odin. Anche il loro rapporto sta a metà scala, né carne né pesce, con intenzioni profondamente diverse.

Un anno dopo li troviamo in piena pandemia, privati di Robbie, del lavoro e della libertà di movimento e con la trama mi fermo qui.

Tutto il romanzo è pervaso da uno spleen malinconico. Si ha la sensazione di uno spreco di giorni e di vite, di una continua fuga dalla realtà verso un mondo immaginario ben rappresentato anche dal profilo Instagram creato da Robbie e condiviso da Isabel, abitato da

Wolfe, giovane uomo realizzato che posta paesaggi fiabeschi, seguito da migliaia di followers. 

Lo scenario è quello della quotidianità, ma lo scrittore racconta con un lessico straordinario, ricchissimo, andando in fondo ai pensieri e lasciandoli caotici come sono nella realtà. Riesce in tal modo a renderci manifesta la difficoltà dei rapporti familiari ma anche a mostrarcene la forza. Sentimenti, fragilità, frustrazione per una vita che non è quella che vorrebbero eppure non ne sanno immaginare un’altra: tutto questo è il nocciolo di questo romanzo. Sul quale cala l’ombra della pandemia, inattesa, mai nemmeno immaginata, che costringe gli attori sulla scena a perdere o restare.

A pare mio, un bellissimo libro, dal quale si esce a fatica, tanto che per giorni ci si interroga su quel che faranno e vivranno i personaggi, prima di rendersi conto, con una certa malinconia, che sono soltano immaginari.


genere: narativa

anno di pubblicazione: 2024

 

 


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