L'odore freddo del mare - Elizabeth O’Connor -
recensione a cura di Elisa Caccavale
"L'odore
freddo del mare", di Elizabeth O’Connor, edito da Garzanti nel 2024 è
un romanzo che si presenta con un titolo promettente e suggestivo, capace di
evocare immagini poetiche e sensazioni sinestesiche. Tuttavia, al di là di
questa prima impressione, il contenuto si rivela meno incisivo e coinvolgente
di quanto ci si potrebbe aspettare.
La vicenda è ambientata in Galles negli anni
Trenta. Manod vive su una piccola isola battuta dal vento e circondata dal
mare, un luogo che rappresenta insieme una prigione e una casa. Per lei, come
per tutte le donne del posto, non esiste la possibilità di fuggire: cercare
fortuna e una vita diversa sul continente è un privilegio riservato agli
uomini. Il mondo di Manod è fatto di leggende e tradizioni che riempiono le
giornate e alimentano i sogni di qualcosa di più. La sua routine viene
stravolta dall'arrivo di due studiosi, attratti dall'anima selvaggia e arcaica
dell'isola, che intendono scoprirne i misteri e decifrarne i sussurri oltre il
vento che ne sferza le coste. Attraverso i loro racconti di libri, di mode e di
realtà lontane, Manod intravede per la prima volta un assaggio della libertà
che ha sempre desiderato, una realtà diversa fatta di scelte e nuove
possibilità. Tra il richiamo ribelle di un destino da creare lontano dall'isola
e la forza delle radici che la legano alla famiglia e alle sue tradizioni,
Manod si ritrova divisa tra due mondi, tra il desiderio e la paura di partire e
sfidare le convenzioni e l’angoscia e la sicurezza di restare dove si è sempre
stati.
Sono partita con grandi aspettative su questo
romanzo: definito da The Observer uno
dei dieci migliori libri dell’anno, un esordio che ha scatenato aste tra le
case editrici, uno stile definito “struggente e salvifico” in cui è facile
perdersi … potete immaginare l’attitudine e l’attesa con cui mi sono avvicinata
a questo libro. Eppure sono rimasta in buona parte delusa. Non ho trovato quasi
nulla di quanto promesso, soprattutto in termini di emozioni.
La trama, pur avendo spunti interessanti, fatica
a svilupparsi in modo avvincente e a mantenere vivo l'interesse del lettore. I
personaggi appaiono poco approfonditi, freddi, non tridimensionali (posso dire
che sono stanca dello Show don’t tell
portato alle sue estreme conseguenze? Bene: l’ho detto. Sono stanca) e, di
conseguenza, le loro vicende non riescono a suscitare quella connessione
emotiva che avrebbe potuto rendere il romanzo più coinvolgente. Mancano i colpi
di scena o le riflessioni che diano al lettore qualcosa di significativo su cui
soffermarsi.
Anche lo stile dell'autrice (per me
incomprensibilmente definito “evocativo” dal The Guardian, a meno che per “evocativo” non si intenda che non ti
dice nulla e il lettore deve fare tutto da solo) sebbene scorrevole e lineare,
mi è sembrato piuttosto piatto, privo di quelle variazioni di ritmo o di
linguaggio che potrebbero dare maggiore carattere alla narrazione. Questa
freddezza stilistica finisce per appiattire ulteriormente una storia già
carente di spessore. Anche il personaggio di Manon è algido come la narrazione
della O’Connor: si concede senza amare, si
illude senza soffrire, nulla in lei lascia percepire un alito di vita o un
fremito di emozione. Probabile sia una scelta volontaria, personaggio scabro e
brullo come la sua isola, ma da lettrice non ho apprezzato questa mancanza di
empatia della protagonista.
In definitiva, L'odore freddo del mare è un romanzo che non riesce a mantenere le
promesse del suo titolo, unico elemento davvero evocativo del testo, anche
grazie all’uso della sinestesia. Nonostante qualche suggestione e un'atmosfera
appena accennata, il libro risulta complessivamente poco incisivo, sia per
contenuti che per stile. Una lettura purtroppo priva di quel mordente che
avrebbe dovuto renderla indimenticabile.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2024
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