Una gioia feroce - Sorj Chalandon -
Recensione di Miriam Donati
Mi
aspettavo tutt’altro da questo autore che mi ha abituato in alcuni dei libri
precedenti ai ritorni improvvisi sul luogo del delitto inteso non come
ambientazione poliziesca, bensì come luogo della tragedia dimenticata o
comunque rimossa dove ritornare per sciogliere l’irrisolto. Da Beirut all’Alta
Francia mineraria ha usato la Storia per approfondire le storie dei suoi
protagonisti facendo comprendere con intensità e splendore le guerre e il
capitalismo meglio di cento saggi.
In
questo libro si immedesima invece per la prima volta in una donna, anzi, in
quattro donne e trasforma un argomento drammatico come è la malattia in un
viaggio di conoscenza di queste donne: le capisce, le comprende, le accarezza,
le ammira e ce le restituisce persino con allegria.
Imbastisce
una storia che, è vero, ha persino dell’incredibile, ma è un incredibile che si
accetta proprio in funzione della congiuntura data dalla malattia che non dà
scampo, dalla necessità contingente e dai caratteri delle nostre personagge che
le inducono a gesti imprevedibili e fuori dall’ordinario.
Tutto
ruota intorno alla libraia Jeanne, la protagonista, con una vita semplice e
all’apparenza soddisfacente, solo il marito sembra essersi allontanato dopo che
hanno perso il loro bambino; scopre durante un controllo di routine che
“qualcosa” non va. A partire da quel momento inizia il suo percorso di ricerca.
Ricerca di forze per affrontare il suo problema identificato sulla cartellina
del medico con una grande K a indicare il cancro, ricerca di un senso alla
reazione-negazione del marito che la lascia.
Sul
suo cammino tre donne: Brigitte, Assia e Melody che, in modo e misura diversi,
l’aiutano, l’una con l’affetto e la cura, l’altra con la determinazione e
l’esempio e l’ultima distogliendola dal suo problema e mettendola di fronte al
proprio. Si trasferisce da loro e inizia una convivenza cementata dalla
malattia comune che le fa scoprire vite e realtà precedenti e decidere di partecipare
a un’avventura impensabile per lei fino a poco prima.
Non
è un libro solo sulla malattia, nonostante se ne parli e racconti anche il
calvario affrontato da queste donne, è piuttosto un libro sul cambiamento
radicale che questa innesca. Mi è piaciuta molto la “gioia feroce” del titolo
che così bene identifica l’atteggiamento di queste donne che resistono, si
ribellano a un percorso già scritto e dimostrano un coraggio che, nel suo
dispiegarsi anche inconsapevole, illumina tutta la vicenda e la conclusione del
libro. Mi è piaciuta la leggerezza con
cui l’autore ha affrontato l’argomento rendendolo prossimo al lettore. Ha
saputo avvicinarlo nonostante ci sia sempre uno scarto anche inconscio ad
affrontare questa materia o per timore o per scaramanzia, e chi è stato colpito
direttamente o indirettamente riconosce nelle pagine lette un’esperienza
dolorosa raccontata con garbo e delicatezza, con dolcezza partecipata persino.
La
lotta contro la malattia si assomma alla lotta per la libertà delle donne del
libro (la malattia rende il quotidiano aleatorio e riduce la libertà economica)
sempre da conquistare e mantenere.
Una
bella storia d’amicizia e non solo, forse non all’altezza dei libri precedenti
dell’autore perché affrontata con meno grinta e più pudore, ma sempre vibrante
e alla ricerca della luce e della speranza.
Genere
Narrativa
Anno
di pubblicazione 2019
In
Italia 2023
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