giovedì 7 novembre 2024

IL DOLCE DOMANI

 




Il dolce domani - Russel Banks

Recensione di Miriam Donati


La quarta di copertina segnala cosa aspettarsi.

Una lettura certo non allegra e distensiva, piuttosto una immersione nella tragedia con le riflessioni del caso. Pertanto l’accostamento al libro è stato cauto temendo pena e strazio. L’autore mi ha colpito dalle prime pagine per la mancanza di retorica e sentimentalismi, utilizza una scrittura distaccata, controllata, quasi asettica per raccontare la tragedia; questo spiazza e a fine lettura lascia perturbati non per i motivi ipotizzati, ma con un senso di ingiustizia, senza speranza.

Banks narra la perdita di 14 piccoli passeggeri dai 5 ai 14 anni a causa di un incidente automobilistico occorso a uno scuolabus che precipita in una pozza ghiacciata, ma soprattutto racconta “la perdita di bambini da parte dell’America a causa della propria crisi profonda, antropologica, le cui istituzioni: famiglia, scuola, chiesa, comunità sono crollate e la pone davanti a un dolce domani illusorio.” Parole dell’autore.

Nel libro non c’è un protagonista narrante ma il racconto è affidato a più voci: l’autista dello scuolabus, il padre di due piccoli, la quattordicenne sopravvissuta, rimasta sulla sedia rotelle e l’avvocato Mitchell Stephens arrivato da New York a sollecitare i genitori a intentare una causa per ottenere un risarcimento milionario. Per dare un senso al lutto occorre trovare un colpevole su cui scaricare la vendetta. I quattro narratori non raccontano solo la loro versione della tragedia, ma ci raccontano la loro vita, i problemi, i tradimenti, gli abusi, i segreti, i silenzi che nascondono le solitudini e si scopre così che l’incidente cambia per sempre tutti gli attori e anche i comprimari della vicenda. La provincia americana viene messa sotto la lente d’ingrandimento dell’autore e, se prima, almeno apparentemente, nel piccolo paese sprofondato nella neve dello stato di New York tutti si amavano e rispettavano e con la tragedia si stringono solidali rifiutando ogni intervento esterno, cercando di sopravvivere al dolore, poi quel dolore è così forte da farli cambiare e, a stento, gli abitanti si riconosceranno tra di loro.

Nel libro ci sono diversi capovolgimenti effettuati dalle voci narranti che cambiano la situazione e lo scenario, oltre che il carattere dei personaggi. Ci si chiede se sia più cinico l’avvocato newyorkese o Nichole e se la relazione tra Billy e Risa era amore.

Ho apprezzato soprattutto la parte finale che evidenzia come la comunità di Sam Dent dopo la tragedia si è incattivita, le serve un colpevole e averlo trovato sembra placarla. Come spesso succede fa comodo accontentarsi della prima verità e non indagare oltre. Trovato il capro espiatorio tutti gli altri possono autoassolversi o no?

La lettura anche e spesso con il non detto, ma solo accennato, sollecita molteplici riflessioni.

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 1991


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