Il dolce domani - Russel Banks
Recensione di Miriam Donati
La
quarta di copertina segnala cosa aspettarsi.
Una
lettura certo non allegra e distensiva, piuttosto una immersione nella tragedia
con le riflessioni del caso. Pertanto l’accostamento al libro è stato cauto
temendo pena e strazio. L’autore mi ha colpito dalle prime pagine per la
mancanza di retorica e sentimentalismi, utilizza una scrittura distaccata, controllata,
quasi asettica per raccontare la tragedia; questo spiazza e a fine lettura
lascia perturbati non per i motivi ipotizzati, ma con un senso di ingiustizia, senza
speranza.
Banks
narra la perdita di 14 piccoli passeggeri dai 5 ai 14 anni a causa di un
incidente automobilistico occorso a uno scuolabus che precipita in una pozza
ghiacciata, ma soprattutto racconta “la perdita di bambini da parte
dell’America a causa della propria crisi profonda, antropologica, le cui
istituzioni: famiglia, scuola, chiesa, comunità sono crollate e la pone davanti
a un dolce domani illusorio.” Parole dell’autore.
Nel
libro non c’è un protagonista narrante ma il racconto è affidato a più voci:
l’autista dello scuolabus, il padre di due piccoli, la quattordicenne sopravvissuta,
rimasta sulla sedia rotelle e l’avvocato Mitchell Stephens arrivato da New York
a sollecitare i genitori a intentare una causa per ottenere un risarcimento
milionario. Per dare un senso al lutto occorre trovare un colpevole su cui
scaricare la vendetta. I quattro narratori non raccontano solo la loro versione
della tragedia, ma ci raccontano la loro vita, i problemi, i tradimenti, gli
abusi, i segreti, i silenzi che nascondono le solitudini e si scopre così che
l’incidente cambia per sempre tutti gli attori e anche i comprimari della
vicenda. La provincia americana viene messa sotto la lente d’ingrandimento
dell’autore e, se prima, almeno apparentemente, nel piccolo paese sprofondato
nella neve dello stato di New York tutti si amavano e rispettavano e con la
tragedia si stringono solidali rifiutando ogni intervento esterno, cercando di
sopravvivere al dolore, poi quel dolore è così forte da farli cambiare e, a
stento, gli abitanti si riconosceranno tra di loro.
Nel
libro ci sono diversi capovolgimenti effettuati dalle voci narranti che cambiano
la situazione e lo scenario, oltre che il carattere dei personaggi. Ci si
chiede se sia più cinico l’avvocato newyorkese o Nichole e se la relazione tra
Billy e Risa era amore.
Ho
apprezzato soprattutto la parte finale che evidenzia come la comunità di Sam
Dent dopo la tragedia si è incattivita, le serve un colpevole e averlo trovato
sembra placarla. Come spesso succede fa comodo accontentarsi della prima verità
e non indagare oltre. Trovato il capro espiatorio tutti gli altri possono
autoassolversi o no?
La
lettura anche e spesso con il non detto, ma solo accennato, sollecita molteplici
riflessioni.
Genere Narrativa
Anno di pubblicazione 1991
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