Marinai perduti - Jean-Claude Izzo
Recensione a cura di Miriam Donati
“Le
domande che contano ce le facciamo sempre troppo tardi. Quando abbiamo già
sbagliato tutto. Quando non si può più tornare indietro.”
È
un peccato che quest’autore ci abbia lasciato così presto e non abbia potuto
scrivere ancora per noi.
Dalle
prime pagine di “Marinai perduti” si è catturati dalle atmosfere che Izzo
riesce a creare e se si leggono tristezza, dolore e disperazione nei vari
personaggi descritti magistralmente, questi sembrano scivolare via leggeri
perché il sentimento che entra sottopelle e accompagna per tutto il libro è la
malinconia. Fino alla fine, dopo che ci si è appassionati alle loro
disavventure, si spera che il comandante libanese Abdul Aziz ce la faccia a
disincagliare la sua nave, l’Aldebaran, dalle pastoie burocratiche, che il suo
secondo, il greco Diamantis, marinaio e poeta, ritrovi un suo perduto amore,
che il turco Nedim la smetta di sorridere sempre nelle avversità e affronti il
ritorno in patria, che Marsiglia, universo mondo di colori, profumi, sapori e
incontri, faccia il suo dovere e permetta che la malinconia se ne vada.
Il
Mediterraneo con la sua storia, le sue leggende e le sue luci è raccontato in
molti modi, talora sorprendenti,
diventando personaggio che intreccia i destini di tutti i personaggi ed è
fucina di culture eterogenee.
Le
donne, molteplici, perché ci sono quelle lasciate a terra e quelle incontrate
per caso, quelle che si nascondono e quelle che cercano, sono speculari ai
marinai: la stessa perdizione, la stessa solitudine di fondo, la stessa
disperazione e, ovviamente, malinconia.
Il
passato dei protagonisti è irrisolto, il presente propone solo un’immobilità
forzata dovuta al pignoramento per debiti del cargo per colpa dell’armatore e
il futuro è pieno di incertezze in questo noir romantico in cui il dramma
diventa tragedia. Il forzato fermo della nave induce i protagonisti abituati da
sempre al viaggio per mare a un viaggio introspettivo che non è meno
infido.
Nel
libro c’è la solitudine, l’ingiustizia, la disperazione, l’emarginazione e la
perdizione del titolo con la descrizione degli stati d’animo dei personaggi che
sono duri e dolci allo stesso tempo.
Il
finale non rassicura e non consola anche se la luce del mare di Marsiglia
innesca una possibilità o un’illusione.
Izzo
alla fine del racconto ci segnala i motivi per cui l’ha scritto: “Il dramma
sempre più frequente vissuto da tanti marinai in tanti porti francesi. Da
Marsiglia a Rouen, numerosi cargo sono ancora oggi bloccati. Gli equipaggi,
spesso stranieri, vivono a bordo in condizioni difficilissime, nonostante
un’immancabile solidarietà. Ci tenevo a rendere omaggio al loro coraggio e alla
loro pazienza”.
Genere Narrativa
Anno di pubblicazione 1997
Nessun commento:
Posta un commento