giovedì 10 ottobre 2024

MARINAI PERDUTI

 




Marinai perduti - Jean-Claude Izzo

Recensione a cura di Miriam Donati


“Le domande che contano ce le facciamo sempre troppo tardi. Quando abbiamo già sbagliato tutto. Quando non si può più tornare indietro.”

È un peccato che quest’autore ci abbia lasciato così presto e non abbia potuto scrivere ancora per noi.

Dalle prime pagine di “Marinai perduti” si è catturati dalle atmosfere che Izzo riesce a creare e se si leggono tristezza, dolore e disperazione nei vari personaggi descritti magistralmente, questi sembrano scivolare via leggeri perché il sentimento che entra sottopelle e accompagna per tutto il libro è la malinconia. Fino alla fine, dopo che ci si è appassionati alle loro disavventure, si spera che il comandante libanese Abdul Aziz ce la faccia a disincagliare la sua nave, l’Aldebaran, dalle pastoie burocratiche, che il suo secondo, il greco Diamantis, marinaio e poeta, ritrovi un suo perduto amore, che il turco Nedim la smetta di sorridere sempre nelle avversità e affronti il ritorno in patria, che Marsiglia, universo mondo di colori, profumi, sapori e incontri, faccia il suo dovere e permetta che la malinconia se ne vada.

Il Mediterraneo con la sua storia, le sue leggende e le sue luci è raccontato in molti modi, talora sorprendenti, diventando personaggio che intreccia i destini di tutti i personaggi ed è fucina di culture eterogenee.

Le donne, molteplici, perché ci sono quelle lasciate a terra e quelle incontrate per caso, quelle che si nascondono e quelle che cercano, sono speculari ai marinai: la stessa perdizione, la stessa solitudine di fondo, la stessa disperazione e, ovviamente, malinconia. 

Il passato dei protagonisti è irrisolto, il presente propone solo un’immobilità forzata dovuta al pignoramento per debiti del cargo per colpa dell’armatore e il futuro è pieno di incertezze in questo noir romantico in cui il dramma diventa tragedia. Il forzato fermo della nave induce i protagonisti abituati da sempre al viaggio per mare a un viaggio introspettivo che non è meno infido. 

 Con uno stile scarno e fluente Izzo non nasconde nulla, non ammorbidisce nemmeno, non attenua, anzi, pone il lettore di fronte alla realtà spiacevole, disturbante della vita. Di quella vita di chi deve aspettare in attese interminabili senza poter incidere per una soluzione, ma, nello stesso tempo, caparbiamente resiste.

Nel libro c’è la solitudine, l’ingiustizia, la disperazione, l’emarginazione e la perdizione del titolo con la descrizione degli stati d’animo dei personaggi che sono duri e dolci allo stesso tempo.

Il finale non rassicura e non consola anche se la luce del mare di Marsiglia innesca una possibilità o un’illusione.

Izzo alla fine del racconto ci segnala i motivi per cui l’ha scritto: “Il dramma sempre più frequente vissuto da tanti marinai in tanti porti francesi. Da Marsiglia a Rouen, numerosi cargo sono ancora oggi bloccati. Gli equipaggi, spesso stranieri, vivono a bordo in condizioni difficilissime, nonostante un’immancabile solidarietà. Ci tenevo a rendere omaggio al loro coraggio e alla loro pazienza”.

 

Genere Narrativa

Anno di pubblicazione 1997



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