lunedì 21 ottobre 2024

GIRO DI VENTO

 




Giro di vento - Andrea De Carlo -

recensione a cura di Patrizia Zara



Volete passare qualche ora senza troppe riflessioni filosofiche ed esistenziale, collocarvi nel mondo contemporaneo senza troppe pretese e nel contempo assaggiare le innumerevoli contraddizioni? Bene.
Vi consiglio Andrea De Carlo.
Una scrittura energica e tutta d'un fiato dai periodi lunghi senza inciso senza troppe virgole, punti e virgole, trattini, parentesi, punti.
Dialoghi isterici e nevrotici incentrati più su false certezze (quello dice, quell'altro dice, quell'altro ancora dice) che da dubbi o domande: la solita incomunicabilità.
Chi conosce l'autore sicuramente non riterrà "Giro di vento" il suo capolavoro.
Così mi hanno detto con chi mi sono confrontata.
Ma essendo per me di prima lettura l'ho trovato esilarante, comico, sciolto, dalla scrittura dinamica calata nel nostro tempo.
Quattro professionisti milanesi figli del progresso e del consumismo decidono di acquistare delle case di campagna nella bella Umbria, terra del mitico Francesco d'Assisi, per identificarsi nella natura e disintossicarsi dalla frenesia della città.
Tuttavia per una serie di circostanze infelici si trovano a essere ospitati proprio dai loro antagonisti cioè da chi rifiuta ogni forma di civiltà e ha deciso di vivere in maniera estrema utilizzando soltanto ciò che ricava dalla natura selvaggia. Provate a immaginare una vita senza cellulari, tv, macchine, luce, gas, materassi ortopedici,  guanciali anti cervicali, medicine, abiti confezionati, scarpe dalle solette anti calli, cosmetici, shampoo e bagnoschiuma, cibi preconfezionati, acqua gassata, acqua calda, acqua tiepida, docce e vasche da bagno, frigoriferi e lavabiancheria, forno a microonde, a gas, elettrico, aspirapolvere, aspira acari, aspiratutto e ancora  macchine, motori, biciclette, pedalò,  barche, barchette, ago e filo, etc etc...
Lo scontro fra chi è abituato al cosiddetto benessere con chi vive del necessario è invitabile e metterà in dubbio, al momento perché dopo diventerà certezza, ogni convinzione non solo individuale ma anche collettiva. In altre parole la superficie del benessere si sfalda e ancora peggio finisce per la pseudo amicizia fra i quattro che si disgrega brutalmente e vomita la lava incandescente spazzando ogni forma di sublimazione.
I due estremi si urtano, non si amalgamano, danno vita a un vero e proprio tsunami di recriminazioni, rancori, gelosie, insicurezze, insoddisfazioni e tutto ciò che la nostra bella società produce di marcio.
Al di là della trama che per molti potrebbe risultare un pochino banale o ripetitiva, mi è piaciuto il modo con cui De Carlo fa impantanare i belli, ricchi e famosi professionisti che diventano il nulla senza la loro confort zone.
E di contro frantuma l'idealizzazione del ritorno al primitivo.
Per quanto mi riguarda non rinnego il progresso. Non si può a questo punto delle cose eliminare anni e anni di civilizzazione (sic!).
L'essere umano ha bisogno di andare avanti e il progresso, a mio avviso, è necessario. Purtroppo strada facendo si è perso il vero significato della parola che come sinonimi ha: avanzamento, evoluzione, miglioramento, perfezionamento, rafforzamento, sviluppo. L'essere civilizzato, per così dire, si è affossato nel proprio individuale torpore, schiavo delle cose materiali, surrogati di felicità, divenute necessarie per apparire agli occhi degli altrui capace di essersi conquistato il giusto e meritato benessere.
La parola benessere deriva da ben-essere cioè "stare bene" o "esistere bene". E non mi sembra che tutti, ma proprio tutti vivano bene nella storia di De Carlo.
Vabbè leggetelo e divertitevi. Io l'ho letto e mi sono divertita senza schierarmi né dall'una e né dall'altra parte. Troppo estremismo.
Ho bisogno delle mie comodità ma a differenza dei protagonisti mi so adattare magnificamente anche senza, almeno credo.
Equilibrio, signori e signore, manca sempre e costantemente l'equilibrio.
E ora mettete un like e applaudite altrimenti ci rimango male: della sublimazione e idealizzazione dell'amicizia e dell'amore ne ho le scatole piene.
Finale degno di figlia del suo tempo

"Che meraviglia - dice Enrico - Peccato che poi siate così schiavi della vostra rinuncia. Dell'isolamento. Delle faide assurde in cui vi cacciate. Forse un giorno scoprirete che non vale la pena di ammazzarsi per sostenere la parte di chi vive di semi e erbe, e che è meglio accettare di far parte del mondo contemporaneo"


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2004

 

 


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