Le schegge - Bret Easton Ellis -
recensione a cura di Daria Lucca
E fu così che il vecchio Bret si trovò al centro di una
ragnatela senza altra via di fuga che scrivere, scrivere, scrivere quella
storia:
700 pagine. Una bibbia volendo. Di cui Bret è il creatore,
il distributore e il consumatore. D’altra parte, lui ha scelto di mettersi al
centro del tutto, con il suo nome e cognome. E non possiamo che prenderne atto.
“Le schegge” sono la più recente prova di Bret Easton Ellis e reggono
tranquillamente il confronto con il suo romanzo d’esordio, quel “Meno di zero” scritto
intorno ai vent’anni, e con il superdiscusso “American Psycho”.
Su “Le schegge” è già stato detto di tutto, persino che
grazie a Bret il Quaalude è la nuova Madeleine (ma Proust potrebbe non
essere d’accordo). E dunque se è stato analizzato, destrutturato, ricomposto,
ingoiato, digerito e riespulso da decine di critici, è impossibile aggiungere
qualcosa di significativo.
Che dire allora? Che i personaggi sono ben delineati, la
scrittura scorrevole, e altre banalità del genere? No, l’unica cosa da dire, a
parte il numero di pezzi musicali citati (la più grande carrellata sulla musica
anni ‘80), è che val la pena di essere letto. 700 pagine che filano via anche
perché sorrette da una storia ambigua, contorta, doppia, ma una storia. Là dove
si dimostra che chi sa scrivere comincia il suo lavoro da lì, dall’inventare
una storia.
Allora, eccola in una telegrafica sintesi: Bret e i suoi
amici sono all’ultimo anno della Buckley, scuola privata per ricchi e fighi,
quando fra loro compare un nuovo studente che scompagina l’equilibrio
esistente, mentre a Los Angeles un killer soprannominato il pescatore a
strascico uccide persone e animali. Dopo di che, in una storia quel che
conta è come la racconti. E lui, Bret protagonista e autore, la racconta
divinamente.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2023
“
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