La vita ladra - Evan Hunter -
recensione a cura di Edoardo Todaro
Quante facce può avere uno scrittore, in questo caso di successo? Ed McBain sarà il nome assunto in futuro da Evan Hunter . In questo caso parlo proprio di Evan Hunter e del suo “ La vita ladra “. Un libro uscito nel 1960 grazie a Longanesi. Che dire? Niente è cambiato.1960 o 2024. Forse qualcosa è cambiato, ma non in meglio. Le periferie restano terreno di conquista di un uso capitalistico del territorio. Ci ricordiamo il ministro degli interni francese Sarkozy che definì, pubblicamente, racaille, feccia, le rivolte che scoppiavano nelle balie. Ecco quanto ha scritto Hunter potrebbe benissimo essere un qualcosa uscito oggi. “ Cani randagi “, “ disgraziati “, “ teppisti “ sono definizioni che non hanno di diverso rispetto a “ canaglie “. I vicoli, descritti, degli slums di Harlem sono le banlieue di Parigi, di Marsiglia, e chissà di Milano, di Roma, quando le contraddizioni evidenziate da immigrati di seconda/terza generazione contenute da politiche di controllo e sicurezza, risulteranno insanabili. Prendere a calci l’immondizia, sfondare le vetrine, trascinare la propria triste inquietudine giorno dopo giorno, morire di noia,1960 o 2024.
Harlem divisa in zone di influenza “ etnica “. Un vero e proprio processo alla città. Lo slang,i problemi e l’emergenza derivate dalla delinquenza, in particolare giovanile, i capri espiatori impersonificati dai portoricani con le proprie gangs visti i pregiudizi razziali esistenti, famiglie spezzate, conflitti culturale. New Jork con i suoi contrasti urbani. Harlem tenuto unito, nonostante i territori separati e controllati, da un legame: la povertà. Harlem con ragazzi che sono veri e propri eserciti pronti all’attacco, che si costruiscono minuscoli ghetti nel ghetto. Le abitazioni, le case, sono tutte uguali, italiane, portoricane: puzzano tutte,con un fetore sgradevole, un putrido odore di spazzatura, dove le scale antincendio sono ingombre di oggetti di ogni genere, dove la povertà emana da ogni portone e l’incomprensione tra “ razze “ diverse è il sintomo, e non la malattia, del malessere esistente nel disagio esistenziale delle periferie; la prostituzione: preferibile vendere il proprio corpo che dipendere dalla droga; la difesa; il controllo del territorio, del quartiere. Un libro che pone un punto interrogativo fondamentale: cos’è la giustizia. La ritorsione è giustizia? Esiste la vera giustizia? Un vero e proprio noir consigliabile sicuramente a tutti coloro che non sono alla ricerca di colpevoli, di serial killer, bensì comprendono che cani rognosi, ecc … non sono altro che esseri umani.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 1960
Nessun commento:
Posta un commento