LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE - Sukegawa Durian
Recensione a cura di Miriam Donati
Questo libro è una piccola perla di grazia e bellezza.
Lo stile dell'autore è delicato, emozionante, capace
di far arrivare al lettore i profumi delle pietanze che Tokue e Sentarō preparano insieme. Durante la lettura ci si fa ammaliare dai profumi che
aleggiano intorno alla cucina.
Ambientato nei sobborghi di Tokyo, che Sukegawa evoca
sulla pagina in maniera così nitida da riuscire quasi ad avvertirne odori,
suoni, colori, è una storia di
amicizia, di solitudini che si incontrano, ma non solo, c’è anche il
ruolo degli anziani e della memoria, il peso della discriminazione,
l’alienazione del mondo contemporaneo, la ricerca di sé e il desiderio di scoprire ciò che rende felici e
soddisfatti.
Insieme
alle lezioni di pasticceria
giapponese,
l’evoluzione del rapporto fra la signora Tokue e il protagonista è il cuore
pulsante del romanzo mentre scorrono le stagioni scandite dall’immagine del
ciliegio davanti alla vetrina del negozio di dorayaki. Lui all’inizio la rifiuta, cercando di nasconderla ai
clienti, poi il loro rapporto assume sempre più i contorni dell’amicizia, i
clienti affollano il locale deliziati dal nuovo sapore dell’an, Tokue è bravissima nelle relazioni
umane e lo stesso Sentarō pare trovare inaspettata motivazione nel proprio
lavoro alla pasticceria.
Sentaro e la signora
Tokue si vogliono bene senza mai dirselo, dandosi del lei e rispettandosi
profondamente. Pian
piano Sentarō si apre con lei, e lei con lui, raccontando com’è vivere con una
malattia che marchia per sempre, costringendo all’isolamento per una vita
intera.
Un
equilibrio, tuttavia, che si spezza per il peso dei pregiudizi, della diffidenza e della
discriminazione, dello scontro con una società chiusa e diffidente, ma che
porterà i due ad avvicinarsi ancora di più, accompagnati da una ragazzina
solitaria, Wakana, una giovane studentessa con problemi familiari, che ha
trovato nelle parole della signora Tokue un sostegno, una forza che l’aiutano a
guardare avanti.
Tre generazioni a confronto, ognuna con le proprie
difficoltà, ognuna con i propri mostri da combattere e ognuna con qualcosa di
irrisolto alle spalle. Con differente energia e motivazione combattono per
uscire dall’isolamento in cui si sono ritrovati e per cercare la propria
ricetta della felicità. Ricetta che pagina dopo pagina si svela attraverso la
signora Tokue: si conquista la felicità mediante la capacità di ascoltare tutto
ciò che ci circonda, le persone innanzitutto, ma anche l'armonia generale del
mondo, e comprendere il valore unico di ognuno di noi. Spesso la
difficoltà più grande sta proprio nell’incapacità di non saper dire cosa si
prova, di non riuscire a trasmettere all’altro i propri pensieri e i propri
sentimenti. Questo libro è un’esortazione ad aprirsi verso il mondo esterno e
verso le altre persone, prima che sia troppo tardi.
Ci apre all’idea che la vita abbia un senso, dice infatti la signora Tokue, anche se questo non risolve i problemi che incontriamo nel cammino, per cui ogni tanto abbiamo l’impressione che la vita sia solo una trafila di sofferenze.» Ed è esattamente per questo che la signora Tokue fa i dolci: “per nutrire tutte le persone che avevano accumulato lacrime”.
genere: narrativa
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