Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare
l’autrice Marina Caserta. Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi dedicato
un po’ del tuo tempo.
Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere
generale per conoscerti un po’ meglio. Le faccio a tutti gli autori che passano
di qua per avere un quadro generale comune a tutti. Poi passerò a domande più
specifiche sui tuoi libri. Allora Marina raccontaci un po’ di te dove nasci e
vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di
scrivere romanzi.
Ciao, grazie a te per ospitarmi nel tuo blog, piuttosto. Sono
nata a Palermo, città dove vivo e lavoro. Sono pediatra, ma mi occupo di
malattie rare. Il mio lavoro potrebbe sembrare completamente scollegato dalla
mia passione, che è scrivere romanzi gialli e thriller, per lo più, ma non lo è
del tutto. Infatti, ho scoperto che scrivere romanzi è, per me, un modo per
incanalare l’angoscia connessa a un lavoro come il mio, in cui i bambini sono
colpiti più o meno duramente, e io con loro. In un romanzo sono io che decido
chi sta bene, male, chi vive e chi muore, come va a finire. In realtà, ho
sempre scritto, sin da bambina, oltre ad avere sempre letto. Per me, scrivere è
un bisogno insopprimibile. Negli ultimi anni, però, con l’avvento del self
pubishing ho deciso di pubblicare quello che scrivo, anche perché credo di
essere maturata nel tempo, come scrittrice.
Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere
preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?
Sono una divoratrice di libri. Di ogni genere, ma negli
ultimi anni mi sono dedicata soprattutto a gialli, thriller e affini.
Preferisco il cartaceo, mi piace sentire il profumo di un libro, toccarne le
pagine, anche sottolinearlo con la matita. Però trovo l’ebook estremamente
comodo, oltre che più economico se consideri che leggo una media di uno libro a
settimana, e, alla fine, leggo soprattutto ebook.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia?
Non lo so. Nascono e basta. Sono loro che premono per
uscire. Soprattutto derivano da osservazione della realtà circostante. Per
quanto riguarda “Casi scottanti e birre gelate”, per esempio, mi ricordo di
avere notato un furgoncino bianco, davanti a un fioraio. Non so cosa mi colpì,
ma qualche giorno dopo, la storia si era delineata da sola. Io, l’ho solo
scritta.
La tua scrittura si colloca in un genere preciso?
Come abbiamo già detto, si colloca nell’ambito di giallo,
thriller, noir. Il mio genere preferito. Non credo che saprei scrivere altro.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre
dalla narrazione?
La narrazione, senza dubbio. Nel corso del tempo, ho
imparato a crearmi uno schema a cui tenere in qualche modo fede, ma spesso i
personaggi vivono di vita propria e mi sorprendono. Ti dirò, quando non succede
e i personaggi non mi prendono la mano, vuol dire che il racconto non è buono.
Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti
concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci
un momento particolare della giornata?
Preferisco scrivere in silenzio. In genere, infatti, scrivo
di notte. Non voglio nessuno che entri a distrarmi, non voglio rumori esterni.
Fino ad ora hai scritto libri stand alone cioé che non
danno origine a serie, o dove un personaggio principale da te creato in una
storia non lo si ritrova in altri tuoi romanzi. Sinceramente devo dirti che son
quelli che preferisco, se serie deve essere che non abbia più di 3 al massimo 4
episodi. Io la penso cosi. Ed anche tu sembri avere questa idea, anzi di serie
per ora neppure l’ombra. Come la pensi in merito? Ci sarà un personaggio
seriale anche per Marina Caserta?
Secondo me, alcuni personaggi si prestano, meglio di altri,
a essere i protagonisti di una serie, e in effetti qualche idea ce l’ho.
Soprattutto perchè molti lettori si affezionano ai personaggi e mi chiedono il
seguito di alcuni romanzi. Però, per il momento, continuo a scrivere storie
stand alone, ho già la prossima in mente.
Come sai il mio blog è fortemente orientato alla
promozione degli scrittori che si auto pubblicano. Leggo in maggioranza libri
self published e li recensisco sperando nel mio piccolo di essere di aiuto. Tu
sei una di loro, o meglio, tu sei anche una di loro, ma hai delle specificità
da evidenziare. Il tuo primo romanzo, L’infelice vita di Deborah con l’acca, lo
hai auto pubblicato. Cosi anche il secondo. Invece il terzo, L’assassina, lo
hai pubblicato con la casa editrice Informazione libera, nata da una costola di
radio off (emittente radio palermitana). Poi con il tuo ultimo romanzo, Il
consulente, sei tornata al self published in esclusiva per Amazon. La tua
scelta di auto pubblicare è voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a
scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Ti
contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri
eventualmente al grande salto? Anche Amazon può ricoprire il ruolo di casa
editrice ci hai mai pensato?
Il self publishing è certamente molto complesso, ma non
significa che chi, come me, preferisce questo metodo non debba curare i propri
libri con attenzione. Anzi, credo che sia ampiamente più faticoso che con una
grande casa editrice alle spalle. Diverso è quando si tratta di una piccola
casa editrice come “Informazione libera”, che è di fatto più di una casa
editrice. È un progetto, un sogno di un gruppo di amici con una passione comune
per la cultura e la legalità. Certamente, tornerò a pubblicare con loro, ma
sarei ipocrita se non ammettessi che il sogno è il grande salto.
Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico?
Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare
far fare le domande direttamente al pubblico?
Ho presentato tutti i miei libri in pubblico, più volte.
Secondo me, un moderatore è necessario. Soprattutto per introdurre me e il
libro, dato che non sono una scrittrice nota. Però poi le domande del pubblico
sono la parte che preferisco. Mi piace vedere cosa, di quello che racconto su
di me e sulle mie storie, incuriosisce il pubblico. Per esempio, quando ho
presentato “L’Assassina”, la domanda ricorrente è stata sul perché avessi
scelto proprio di ambientarlo nel Montana, visto che tutti gli altri libri sono
ambientati a Palermo.
Passiamo ad analizzare il tuo ultimo romanzo, dal titolo
Il consulente. Bellissimo e caldamente consigliato. Recensione pubblicata
sul blog poche giorni fa. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
L’ho scritto nei primi mesi del 2020, ma l’avevo in testa da
un po’. Parte di quello che ho raccontato, l’ho vissuto sulla mia pelle,
purtroppo.
Raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi
personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….
I protagonisti fanno parte della cosiddetta, ironicamente,
“squadra speciale” della polizia di Palermo, che si occupa di tutti i casi di
violenza sulle donne. Una squadra composta da vittime, essenzialmente: Irene,
la bella poliziotta che porta su di sé i segni fisici della violenza del suo ex
fidanzato, l’ispettore Rizzo, il capo, la cui figlia è stata quasi ammazzata
dal suo fidanzatino, e Greco, il consulente. Greco è un ex poliziotto,
gravemente ferito dalla ex moglie dopo avere trascorso una vita a vessarla e
farle male. Sono tutti personaggi pieni di difetti e di contraddizioni,
estremamente umani. Non c’è nessun eroe nelle mie storie. Forse perché non
credo che esistano. Credo che esistano solo persone, che in determinate
condizioni, abbiano comportamenti virtuosi e in altre, pessimi. A Irene,
volutamente, non ho dato un cognome. Perché tutte le donne possono essere
Irene. Basta arrendersi alla mancanza di rispetto, al controllo da parte di un
fidanzato manipolatore. Basta perdonare uno scoppio di ira di troppo…La storia
si svolge intorno alla scomparsa di Clelia Terlizzi, fidanzata di Roberta, la
nipote del vicequestore Alaimo. Clelia è una giovane che non riesce a tollerare
i soprusi e che si batte perché nessuno li subisca, soprattutto le donne. Una
testa calda, a modo suo, ma a fin di bene. Le indagini, che coinvolgono
vari personaggi, si intersecano con le indagini su un incidente molto sospetto
che riguarda Irene e con le vicende personali dei protagonisti, e svelano un
finale che spero sia inaspettato, ma plausibile,
Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati
o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Lo studio, anche in caso di luoghi e vicende noti, comunque
c’è sempre. In misura maggiore o minore bisogna sempre documentarsi su qualcosa
e avere dei consulenti, per l’appunto.
Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O
può essere apprezzato da tutti?
Io credo che nessun libro possa essere apprezzato da tutti.
Gli amanti del thriller e del giallo lo apprezzerebbero certamente più di
altri. Io stessa leggo libri di ogni genere, ma. Alla fine, la mia passione
sono i romanzi “adrenalinici”
Preferisci i finali accomodanti, dove tutti i cerchi
vengono chiusi, o preferisci lasciare anche qualcosa di poco definito dove il
lettore può completare gli “spazi” vuoti con la propria fantasia? Ti piacciono
i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche un personaggio importante
incorre in qualche… “incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e
contenti?
Dipende dalla storia, a volte è bene lasciare qualcosa di
aperto, all’immaginazione del lettore. E nessuno, per me, vive mai felice e
contento, figurarsi i miei personaggi! No, io sono molto cinica e i miei
personaggi chiudono sempre con l’amaro in bocca
Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai
pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono?
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo?
(risposta)
Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te
un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono
considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case
editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu
cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere
presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non
dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire
tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi
talenti. Qual è la tua opinione?
Potrei parlarne per ore…Ovviamente, sarei folle a dirti che
gli autori self sono meno capaci, essendo io stessa una di loro. Il discorso è
molto più complesso, come è facile immaginare. Io ho letto molti libri di
autori self belli e interessanti, così come ho letto libri di autori self che
non consiglio. D’altra parte, mi è successo anche con libri di case editrici
importanti. Essere pubblicati da una grande casa editrice, purtroppo, non è
sempre sinonimo, a mio parere di capacità, né garanzia di qualità. Il mondo
self, invece, al contrario, è gravato da molti pregiudizi. Il lettore medio
legge solo libri editi da case editrici, senza immaginare che uno scrittore che
si autopubblica fa molta più fatica e mette molta più cura nei propri libri.
Inoltre, molti di noi, fanno fare editing accuratissimo. Essere autori self non
significa improvvisarsi e molti meriterebbero di essere inseriti nel catalogo
delle librerie.
Ti ringrazio della bella e lunga chiacchierata, ti auguro
tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere
perché sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari
ritieni importante far sapere ai lettori….
No, non aggiungerei nient’altro. Ti ringrazio per i
complimenti. E ringrazio tutti i miei lettori attuali e, spero, futuri.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Grazie a te e complimenti per il tuo Blog
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
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