martedì 14 luglio 2020

L'INTERVISTA A MARINA CASERTA






Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autrice Marina Caserta. Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. 

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio. Le faccio a tutti gli autori che passano di qua per avere un quadro generale comune a tutti. Poi passerò a domande più specifiche sui tuoi libri. Allora Marina raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.

Ciao, grazie a te per ospitarmi nel tuo blog, piuttosto. Sono nata a Palermo, città dove vivo e lavoro. Sono pediatra, ma mi occupo di malattie rare. Il mio lavoro potrebbe sembrare completamente scollegato dalla mia passione, che è scrivere romanzi gialli e thriller, per lo più, ma non lo è del tutto. Infatti, ho scoperto che scrivere romanzi è, per me, un modo per incanalare l’angoscia connessa a un lavoro come il mio, in cui i bambini sono colpiti più o meno duramente, e io con loro. In un romanzo sono io che decido chi sta bene, male, chi vive e chi muore, come va a finire. In realtà, ho sempre scritto, sin da bambina, oltre ad avere sempre letto. Per me, scrivere è un bisogno insopprimibile. Negli ultimi anni, però, con l’avvento del self pubishing ho deciso di pubblicare quello che scrivo, anche perché credo di essere maturata nel tempo, come scrittrice. 

 

Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? 

Sono una divoratrice di libri. Di ogni genere, ma negli ultimi anni mi sono dedicata soprattutto a gialli, thriller e affini. Preferisco il cartaceo, mi piace sentire il profumo di un libro, toccarne le pagine, anche sottolinearlo con la matita. Però trovo l’ebook estremamente comodo, oltre che più economico se consideri che leggo una media di uno libro a settimana, e, alla fine, leggo soprattutto ebook.

 

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?

Non lo so. Nascono e basta. Sono loro che premono per uscire. Soprattutto derivano da osservazione della realtà circostante. Per quanto riguarda “Casi scottanti e birre gelate”, per esempio, mi ricordo di avere notato un furgoncino bianco, davanti a un fioraio. Non so cosa mi colpì, ma qualche giorno dopo, la storia si era delineata da sola. Io, l’ho solo scritta.

 

 La tua scrittura si colloca in un genere preciso?

Come abbiamo già detto, si colloca nell’ambito di giallo, thriller, noir. Il mio genere preferito. Non credo che saprei scrivere altro.

 

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?

La narrazione, senza dubbio. Nel corso del tempo, ho imparato a crearmi uno schema a cui tenere in qualche modo fede, ma spesso i personaggi vivono di vita propria e mi sorprendono. Ti dirò, quando non succede e i personaggi non mi prendono la mano, vuol dire che il racconto non è buono.

 

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?

Preferisco scrivere in silenzio. In genere, infatti, scrivo di notte. Non voglio nessuno che entri a distrarmi, non voglio rumori esterni.

 

Fino ad ora hai scritto libri stand alone cioé che non danno origine a serie, o dove un personaggio principale da te creato in una storia non lo si ritrova in altri tuoi romanzi. Sinceramente devo dirti che son quelli che preferisco, se serie deve essere che non abbia più di 3 al massimo 4 episodi. Io la penso cosi. Ed anche tu sembri avere questa idea, anzi di serie per ora neppure l’ombra. Come la pensi in merito? Ci sarà un personaggio seriale anche per Marina Caserta?

Secondo me, alcuni personaggi si prestano, meglio di altri, a essere i protagonisti di una serie, e in effetti qualche idea ce l’ho. Soprattutto perchè molti lettori si affezionano ai personaggi e mi chiedono il seguito di alcuni romanzi. Però, per il momento, continuo a scrivere storie stand alone, ho già la prossima in mente.

 

Come sai il mio blog è fortemente orientato alla promozione degli scrittori che si auto pubblicano. Leggo in maggioranza libri self published e li recensisco sperando nel mio piccolo di essere di aiuto. Tu sei una di loro, o meglio, tu sei anche una di loro, ma hai delle specificità da evidenziare. Il tuo primo romanzo, L’infelice vita di Deborah con l’acca, lo hai auto pubblicato. Cosi anche il secondo. Invece il terzo, L’assassina, lo hai pubblicato con la casa editrice Informazione libera, nata da una costola di radio off (emittente radio palermitana). Poi con il tuo ultimo romanzo, Il consulente, sei tornata al self published in esclusiva per Amazon. La tua scelta di auto pubblicare è voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri eventualmente al grande salto? Anche Amazon può ricoprire il ruolo di casa editrice ci hai mai pensato?

Il self publishing è certamente molto complesso, ma non significa che chi, come me, preferisce questo metodo non debba curare i propri libri con attenzione. Anzi, credo che sia ampiamente più faticoso che con una grande casa editrice alle spalle. Diverso è quando si tratta di una piccola casa editrice come “Informazione libera”, che è di fatto più di una casa editrice. È un progetto, un sogno di un gruppo di amici con una passione comune per la cultura e la legalità. Certamente, tornerò a pubblicare con loro, ma sarei ipocrita se non ammettessi che il sogno è il grande salto.

 

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?

Ho presentato tutti i miei libri in pubblico, più volte. Secondo me, un moderatore è necessario. Soprattutto per introdurre me e il libro, dato che non sono una scrittrice nota. Però poi le domande del pubblico sono la parte che preferisco. Mi piace vedere cosa, di quello che racconto su di me e sulle mie storie, incuriosisce il pubblico. Per esempio, quando ho presentato “L’Assassina”, la domanda ricorrente è stata sul perché avessi scelto proprio di ambientarlo nel Montana, visto che tutti gli altri libri sono ambientati a Palermo.

 

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo romanzo, dal titolo Il consulente. Bellissimo e caldamente consigliato.  Recensione pubblicata sul blog poche giorni fa. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?

L’ho scritto nei primi mesi del 2020, ma l’avevo in testa da un po’. Parte di quello che ho raccontato, l’ho vissuto sulla mia pelle, purtroppo.

 

Raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo…. 

I protagonisti fanno parte della cosiddetta, ironicamente, “squadra speciale” della polizia di Palermo, che si occupa di tutti i casi di violenza sulle donne. Una squadra composta da vittime, essenzialmente: Irene, la bella poliziotta che porta su di sé i segni fisici della violenza del suo ex fidanzato, l’ispettore Rizzo, il capo, la cui figlia è stata quasi ammazzata dal suo fidanzatino, e Greco, il consulente. Greco è un ex poliziotto, gravemente ferito dalla ex moglie dopo avere trascorso una vita a vessarla e farle male. Sono tutti personaggi pieni di difetti e di contraddizioni, estremamente umani. Non c’è nessun eroe nelle mie storie. Forse perché non credo che esistano. Credo che esistano solo persone, che in determinate condizioni, abbiano comportamenti virtuosi e in altre, pessimi. A Irene, volutamente, non ho dato un cognome. Perché tutte le donne possono essere Irene. Basta arrendersi alla mancanza di rispetto, al controllo da parte di un fidanzato manipolatore. Basta perdonare uno scoppio di ira di troppo…La storia si svolge intorno alla scomparsa di Clelia Terlizzi, fidanzata di Roberta, la nipote del vicequestore Alaimo. Clelia è una giovane che non riesce a tollerare i soprusi e che si batte perché nessuno li subisca, soprattutto le donne. Una testa calda, a modo suo, ma a fin di bene.  Le indagini, che coinvolgono vari personaggi, si intersecano con le indagini su un incidente molto sospetto che riguarda Irene e con le vicende personali dei protagonisti, e svelano un finale che spero sia inaspettato, ma plausibile,

 

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?

Lo studio, anche in caso di luoghi e vicende noti, comunque c’è sempre. In misura maggiore o minore bisogna sempre documentarsi su qualcosa e avere dei consulenti, per l’appunto.

 

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O può essere apprezzato da tutti?

Io credo che nessun libro possa essere apprezzato da tutti. Gli amanti del thriller e del giallo lo apprezzerebbero certamente più di altri. Io stessa leggo libri di ogni genere, ma. Alla fine, la mia passione sono i romanzi “adrenalinici”

 

Preferisci i finali accomodanti, dove tutti i cerchi vengono chiusi, o preferisci lasciare anche qualcosa di poco definito dove il lettore può completare gli “spazi” vuoti con la propria fantasia? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche un personaggio importante incorre in qualche… “incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e contenti?

Dipende dalla storia, a volte è bene lasciare qualcosa di aperto, all’immaginazione del lettore. E nessuno, per me, vive mai felice e contento, figurarsi i miei personaggi! No, io sono molto cinica e i miei personaggi chiudono sempre con l’amaro in bocca

 

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo?  

(risposta)

 

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi talenti. Qual è la tua opinione?

Potrei parlarne per ore…Ovviamente, sarei folle a dirti che gli autori self sono meno capaci, essendo io stessa una di loro. Il discorso è molto più complesso, come è facile immaginare. Io ho letto molti libri di autori self belli e interessanti, così come ho letto libri di autori self che non consiglio. D’altra parte, mi è successo anche con libri di case editrici importanti. Essere pubblicati da una grande casa editrice, purtroppo, non è sempre sinonimo, a mio parere di capacità, né garanzia di qualità. Il mondo self, invece, al contrario, è gravato da molti pregiudizi. Il lettore medio legge solo libri editi da case editrici, senza immaginare che uno scrittore che si autopubblica fa molta più fatica e mette molta più cura nei propri libri. Inoltre, molti di noi, fanno fare editing accuratissimo. Essere autori self non significa improvvisarsi e molti meriterebbero di essere inseriti nel catalogo delle librerie. 

 

Ti ringrazio della bella e lunga chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

No, non aggiungerei nient’altro. Ti ringrazio per i complimenti. E ringrazio tutti i miei lettori attuali e, spero, futuri.

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

Grazie a te e complimenti per il tuo Blog

 

Consenso trattamento dati personali

Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.

 


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