giovedì 7 maggio 2020

INTERVISTA A ELENA CARLETTI






Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autrice Elena Carletti. Grazie per averci un po’ del tuo tempo.

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio…no, non ti preoccupare nulla di personale. Solo domande riguardanti al nostro amato mondo dei libri. Allora Elena raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Ciao Gino, per prima cosa ti vorrei ringraziare per questa opportunità di farmi conoscere meglio. Io vivo in Ancona, sono sposata e ho due bambini, Edoardo e Vittoria di sei e quattro anni. Il mio percorso di studio è molto lontano dal mondo dei libri: sono laureata in economia e commercio, ho un master in amministrazione, finanza e controllo e un dottorato di ricerca in Economia Aziendale, insomma, niente a che fare con la lettura e la scrittura per la quale, però, ho sempre provato un amore immenso. Ho scritto sempre, diari, storielle e alla fine ho provato a scrivere un romanzo vero e proprio, che è stato pubblicato anni fa da una piccola casa editrice. In seguito ho deciso di provare la tortuosa strada del self publishing, sono una persona che ama tenere tutto sotto controllo e con l’auto pubblicazione posso farlo.

Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? Consigliaci un libro di un tuo/a “collega”.
Oltre a scrivere sono una grande lettrice, leggo cinque, sei libri al mese e preferisco il cartaceo anche se, sempre grazie al self publishing, mi sono avvicinata agli ebook che trovo molto comodi. Non sono una lettrice onnivora, preferisco i generi gialli/thriller. Mi capita di leggere anche qualche romanzo rosa o di narrativa generale.

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?
Ogni romanzo che ho scritto ha una storia particolare, nel senso che non cerco mai l’idea perché è sempre lei a trovare me. Mi può capitare di fare la spesa e vedere una scena che poi si sviluppa nella mia testa, oppure una parola detta da un conoscente, una pubblicità. Insomma, qualsiasi cosa può scatenare la mia fantasia.

 La tua scrittura si colloca in un genere preciso o non si possono inquadrare in una unica tipologia?
Diciamo che la mia scrittura asseconda il genere che preferisco leggere, mi piace scrivere storie dove il mistero e gli intrecci la fanno da padrona. Per questo motivo posso rispondere che sì, la mia scrittura si colloca in un genere particolare.

Sei un autore che auto pubblica i suoi libri. La tua è una scelta voluta oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.
La scelta di auto pubblicarmi è voluta, come ho detto prima ho già pubblicato con una piccola casa editrice e ricevuto delle proposte da altre piccole CE ma preferisco fare da sola per tanti motivi. Oltre alla possibilità di avere tutto sotto controllo, nel self publishing metti tutto te stesso in un progetto che potrebbe andare bene o male; in entrambi i casi il merito (o la colpa) saranno solo tuoi.

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri proprio al grande salto?
Non vorrei sembrare spocchiosa ma a una piccola casa editrice direi di no. Miro al grande salto senza troppe aspettative, se dovesse arrivare una buona proposta ben venga, altrimenti va benissimo così.

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?
Non ho bisogno di silenzio perché in genere scrivo solo quando ho l’ispirazione e, quando succede, sono talmente presa da non sentire nulla di quello che succede intorno a me. Con due bambini molto piccoli non ho mai silenzio in casa e, sempre per la loro presenza, nemmeno un momento particolare per scrivere: lo faccio quando posso.

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?
Sì, per il romanzo pubblicato con la casa editrice ho fatto due presentazioni. La moderatrice mi aveva elencato le domande che avrebbe fatto, aggiungendo però che me ne avrebbe poste altre diciamo “a sorpresa”. Devo dire che le seconde mi sono piaciute di più, c’era naturalezza nelle risposte e, per assurdo, ero molto più tranquilla. Quando pianifichi troppo finisci con il concentrarti solo sul fare una bella figura, lasciando da parte l’aspetto emotivo che invece è quello più importante in un romanzo.

Di norma preferisci scrivere libri autoconclusivi che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
Preferisco scrivere romanzi auto-conclusivi, per quanto mi sforzi non riesco mai a usare gli stessi personaggi per altri romanzi. Ma mai dire mai.

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
Questo libro l’ho scritto in poco tempo, ispirata dal fuoco del camino. Guardavo la fiamma e pensavo a quante cose può distruggere il fuoco, quando sono andata a dormire, quella sera, avevo già il finale in testa (i miei libri partono sempre dal finale).

Dicci il titolo e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….incuriosiscici.
Il libro si intitola “72 ore”. Non ho ambientato la storia in un posto preciso anche se si svolge tutto in Italia. I personaggi principali sono Elisa, una donna misteriosa con un passato particolare e oscuro, Enrico, il suo ricco marito, un uomo ambizioso e possessivo, Fabrizio, un investigatore privato e Federico, un amico storico di Enrico con il quale condivide un terribile segreto. Oltre a questi personaggi ci sono poi altre figure che sono fondamentali per la storia. Il libro è scritto in terza persona, per permettere al lettore di vedere dall’alto tutto quello che succede.

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Questa volta non ho dovuto studiare molto per scrivere la storia, in genere è sempre bene muoversi in territori che conosci per non scrivere delle assurdità.

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro o anche chi non è appassionato al genere a cui appartiene può trovarlo interessante?
Diciamo che pur essendo un thriller non è cruento e sanguinoso, per cui penso che potrebbero leggerlo anche gli amanti di altri generi. Lo trovo perfetto per tutti quei lettori che amano le storie veloci, senza troppi fronzoli, giri di parole o descrizione eccessivamente approfondite che, secondo me, tolgono valore alla trama.

Senza ovviamente fare spoiler, preferisci i finali accomodanti dove tutti i cerchi vengono chiusi con somma gioia o spesso lasci qualcosa di non concluso o poco definito o qualche….cadavere eccellente?
Mi piacciono i finali secchi e decisi, non amo molto lasciare qualcosa di aperto. Immagino sempre la storia che parte con un filo unico, si allarga in tanti fili (che possono anche intrecciarsi tra loro) e poi ritornano a essere un filo unico. Mi piace che tutto venga spiegato.

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo?
Questo è il mio sesto romanzo. Nella mia bibliografia ci sono due commedie romantiche, due gialli/thriller e un romanzo di narrativa contemporanea. Amo scrivere ma, per il genere che prediligo, c’è bisogno di uno sforzo mentale importante, soprattutto perché, come ho detto prima, amo che tutto si intrecci alla perfezione e che ci siano delle spiegazioni logiche per ogni cosa, infatti molto difficilmente nei miei romanzi potrà comparire un personaggio oltre la metà del libro solo per sistemare qualcosa. Intendo dire che ogni personaggio che compare nei miei libri serve alla storia. Soprattutto nei romanzi thriller ci vuole, per raggiungere questo obiettivo, uno sforzo mentale e ho sempre bisogno di una pausa. Per questo tra un thriller e l’altro mi capita di scrivere qualcosa di più leggero, se poi mi sembra che il risultato finale sia buono, lo curo e lo pubblico, altrimenti passo. Adesso sto scrivendo un romanzo psicologico.

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Perché voi scrittori self siete considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici? Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è un’imperscrutabile ragione per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria?
Essendo una scrittrice che si auto pubblica non posso fare a meno di spezzare una lancia a favore di questo mondo. Io penso che la maggior parte dei lettori che ci considerano scrittori di serie B lo fanno perché non conoscono questo mondo, lo dico perché anche io la pensavo così.  La maggior parte delle persone si convince del fatto che solo una casa editrice possa produrre un libro di qualità, in realtà non è così perché molti autori self utilizzano editor, grafici, correttori di bozze, insomma molte delle figure professionali che permettono di creare un romanzo di qualità. Le ragioni per le quali un libro auto prodotto non è presente sulle librerie sono, secondo me, di solo carattere economico.

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….
Grazie a te Gino, soprattutto per l’incoraggiamento e perché non giudichi in maniera negativa il mondo del self publishing. Ai lettori vorrei dire solo grazie.

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.





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