L'ora di greco - Han Kang -
recensione a cura di Carmen Nolasco
È un libro che consiglierei sicuramente,
ma non a tutti. Solo a chi è disposto a rinunciare a un'immersione nella trama
per privilegiare un approccio più mentale e, in un certo qual modo, anche
lirico. L'ho trovata un'esperienza molto introspettiva, più vicina a un'analisi
filosofica che a un semplice racconto.
Non è quindi un libro per chi cerca una
narrazione tradizionale e fluida, ma per chi è attratto da temi come la
profondità umana e del linguaggio.
La storia si concentra su due personaggi
che frequentano un corso serale di greco antico a Seul:
La Narratrice (senza nome), è una donna
che ha perso l'uso della parola dopo una serie di eventi traumatici: la
separazione dal marito, la perdita della custodia del figlio e una profonda
crisi personale. Il suo mutismo non è organico, ma una reazione psicologica al
dolore e all'alienazione. Per ritrovare un contatto con la realtà e forse con
sé stessa, si iscrive al corso di greco antico. Per lei, la lingua antica, con
la sua struttura rigorosa e la sua distanza temporale, rappresenta un rifugio e
un tentativo di ricominciare a sentire e quindi a parlare. I suoi sforzi per
imparare le declinazioni e la sintassi sono un disperato tentativo di
ricostruire un ordine nel caos della sua vita.
Il Professore è un uomo che sta perdendo
progressivamente la vista e il mondo esterno ai suoi occhi si sta dissolvendo
nell'oscurità. Il corso di greco è un modo per aggrapparsi al mondo della
conoscenza e della bellezza formale prima che la cecità diventi totale.
La trama si svolge attraverso la lente
delle loro interazioni mute ed esigue nel corso serale di greco. Il greco
antico, con le sue declinazioni, le sue radici e la sua capacità di dare forma
a concetti universali funge da ponte tra le due solitudini e da catalizzatore
per le loro riflessioni sul potere del linguaggio.
Il finale è pura poesia. Il momento che ripaga l'intero tempo dedicato a leggere, quando quella sottile ed esile aspettativa del lettore si concretizza, finalmente, ma ancora una volta attraverso la potenza della suggestione e non della narrazione esplicita.
Han Kang è considerata una delle voci più significative della letteratura contemporanea e le sue opere sono note per la prosa intensa e poetica, che affronta temi come la violenza, il trauma storico e la fragilità della condizione umana.
Ha
vinto il premio Nobel per la letteratura “per la sua intensa prosa poetica che
affronta i traumi storici ed espone la fragilità della vita umana",
diventando la prima persona della Corea del Sud a ricevere questo prestigioso
riconoscimento.
Con
il romanzo La vegetariana ha vinto il Man Booker International Prize che
l'ha portata alla ribalta internazionale.
Di
Han Kang ho letto anche Non dico addio (letteralmente: Non ci
separiamo) pubblicato in Italia da Adelphi nel 2024.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2023

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