sabato 11 ottobre 2025

LA CAMERA AZZURRA

 




La camera azzurra - Georges Simenon -

recensione a cura di Alice Bassoli

 

Tutto comincia in una stanza. Una stanza anonima, con le tende tirate e l’odore di sesso nell’aria. Lui, lei, un pomeriggio d’estate. Niente di straordinario, se non fosse che da quel letto disfatto inizia il lento scivolare verso la catastrofe.  Georges Simenon spoglia l’amore di ogni romanticismo per mostrarne la parte più torbida, più animale.
Tony Falcone è un uomo comune. Ha una moglie, un lavoro, una vita che scorre monotona in un paesino qualsiasi della provincia francese. Ma in una stanza d’albergo, “la camera azzurra” appunto, incontra Andrée, la donna che lo trascina in una passione divorante. Da lì inizia la discesa. Una storia di adulterio che lentamente diventa ossessione, e poi tragedia.
Simenon ci accompagna dentro la mente di Tony con la precisione di un chirurgo: le sue esitazioni, il suo senso di colpa, la paura, la vigliaccheria.
Non ci sono eroi, solo esseri umani che si dibattono tra desiderio e paura, tra la voglia di vivere e quella di fuggire. Tony Falcone dunque non è un mostro, per lo meno sembra molto lontano dall’immagine del mostro a cui ci hanno abituati. Ed è proprio questo a spiazzarci: Tony è un uomo normale. Ma la normalità, nei romanzi di Simenon, è un edificio fragile: basta una crepa, una tentazione, un attimo di leggerezza, e tutto crolla. Andrée, la donna che lo trascina nella camera azzurra, è quella crepa. Una fessura nella realtà da cui entra il disordine, la febbre, la follia. Il libro non è un giallo in senso stretto. Sappiamo già chi ha fatto cosa, eppure continuiamo a leggere come ipnotizzati. Perché Simenon non racconta il delitto, racconta il perché del delitto. La sua lente è puntata sulla psicologia dei colpevoli, su quel confine invisibile tra passione e distruzione. “La camera azzurra” è un romanzo pieno di umanità. Simenon non giudica, ma osserva. Non descrive l’assassino come un animale da laboratorio, ma come un essere umano che ha smarrito il controllo. E nel farlo, ci costringe a riconoscere un frammento di noi in quell’uomo che si è perso dietro un desiderio troppo grande.


genere: classico

 


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