La camera azzurra - Georges Simenon -
recensione a cura di Alice Bassoli
Tutto comincia in una stanza. Una stanza anonima, con le
tende tirate e l’odore di sesso nell’aria. Lui, lei, un pomeriggio d’estate.
Niente di straordinario, se non fosse che da quel letto disfatto inizia il
lento scivolare verso la catastrofe. Georges
Simenon spoglia l’amore di ogni romanticismo per mostrarne la parte più
torbida, più animale.
Tony Falcone è un uomo comune. Ha una moglie, un lavoro, una vita che scorre
monotona in un paesino qualsiasi della provincia francese. Ma in una stanza
d’albergo, “la camera azzurra” appunto, incontra Andrée, la donna che lo
trascina in una passione divorante. Da lì inizia la discesa. Una storia di
adulterio che lentamente diventa ossessione, e poi tragedia.
Simenon ci accompagna dentro la mente di Tony con la precisione di un chirurgo:
le sue esitazioni, il suo senso di colpa, la paura, la vigliaccheria.
Non ci sono eroi, solo esseri umani che si dibattono tra desiderio e paura, tra
la voglia di vivere e quella di fuggire. Tony Falcone dunque non è un mostro,
per lo meno sembra molto lontano dall’immagine del mostro a cui ci hanno
abituati. Ed è proprio questo a spiazzarci: Tony è un uomo normale. Ma la
normalità, nei romanzi di Simenon, è un edificio fragile: basta una crepa, una
tentazione, un attimo di leggerezza, e tutto crolla. Andrée, la donna che lo
trascina nella camera azzurra, è quella crepa. Una fessura nella realtà
da cui entra il disordine, la febbre, la follia. Il libro non è un giallo in
senso stretto. Sappiamo già chi ha fatto cosa, eppure continuiamo a leggere
come ipnotizzati. Perché Simenon non racconta il delitto, racconta il perché
del delitto. La sua lente è puntata sulla psicologia dei colpevoli, su quel
confine invisibile tra passione e distruzione. “La camera azzurra” è un romanzo
pieno di umanità. Simenon non giudica, ma osserva. Non descrive l’assassino
come un animale da laboratorio, ma come un essere umano che ha smarrito il
controllo. E nel farlo, ci costringe a riconoscere un frammento di noi in
quell’uomo che si è perso dietro un desiderio troppo grande.
genere: classico

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