La villa sulla collina - Elisabeth Hand -
recensione a cura di Elisa Caccavale
Con La villa sulla collina (casa
editrice Astoria, 400 pagine), l’autrice Elisabeth Hand, ci conduce
in un universo narrativo che si rifà esplicitamente — e con autorizzazione — al
celebre L’incubo di Hill House di Shirley Jackson. Non si
tratta di un semplice omaggio: l’autrice ha ottenuto il permesso di utilizzare
temi, suggestioni e ambientazioni del capolavoro della Jackson, cimentandosi
così in un’opera che si muove nell’ombra ingombrante di un grande classico del
gotico moderno.
La trama ruota attorno a un piccolo gruppo di
individui guidati da Holly, un’aspirante (e attualmente fallita) regista
teatrale che decide di portare il cast dell’opera che ha scritto e sta mettendo
in scena a svolgere le prove in una villa isolata e circondata da un’aura di
mistero. Pensa che sia il luogo adatto per trovare ispirazione e coinvolgimento
dal momento che la sua rappresentazione teatrale parla di una strega e così
tutti i protagonisti si riuniscono nella villa che dà il titolo al romanzo. Queste
prove, che sembrano più un esperimento psicologico, ben presto si trasformano
in qualcosa di più oscuro e ambiguo. Come in Hill House,
la casa stessa sembra essere un personaggio a sé: viva, inquietante, mutevole.
Tutto si svolge quasi esclusivamente al suo interno, in uno scenario quasi
teatrale che crea un senso di claustrofobia crescente.
L’autrice riesce con discreta abilità a evocare
atmosfere rarefatte e inquietanti, restituendo quella sensazione di
straniamento e instabilità emotiva tanto cara alla Jackson. Tuttavia, proprio
come accade talvolta anche nei romanzi della stessa Jackson, il ritmo narrativo
risulta piuttosto lento e monotono. Le scene tendono a ripetersi, le dinamiche
tra i personaggi si avvitano su sé stesse e l’azione — se così si può chiamare
— procede più per accumulo che per sviluppo.
I personaggi sono, indubbiamente, il punto forte
del romanzo: ben caratterizzati nelle loro manie, nei loro egoismi, nelle loro
sottili rivalità. Ognuno cerca, più o meno consapevolmente, di imporsi come
protagonista in un contesto che invece li annulla e li sovrasta. Eppure,
nonostante la cura nella costruzione psicologica, alcune delle decisioni che
prendono risultano poco credibili, forzate più dalla necessità della trama che
dalla coerenza interna dei loro comportamenti.
In conclusione, La villa sulla collina
è un esercizio di stile interessante, che riesce a trasmettere efficacemente le
atmosfere disturbanti del suo illustre modello, ma che fatica a mantenere alta
la tensione narrativa. Un romanzo consigliato agli appassionati del gotico
psicologico, consapevoli però di trovarsi di fronte a una lettura più
d’atmosfera che d’azione, dove il terrore è sottile, ma anche la noia,
talvolta, fin troppo tangibile.
genere: narrativa
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