lunedì 9 giugno 2025

UN MATRIMONIO IDEALE E ALTRE NOVELLE

 




Un matrimonio ideale e altre novelle - Luigi Pirandello -

recensione a cura di Patrizia Zara



Luigi Pirandello è impossibile da non amare. Non mi stanco mai di leggerlo. È un interprete straordinario di un linguaggio che si rinnova a ogni lettura: diretto e capace di trasmettere l’angoscia—più o meno esplicita—dei suoi personaggi senza filtri ipocriti o fuorvianti. Il tutto avvolto in un turbinio di flussi di coscienza, tra allegoria, umorismo e bizzarria.

Nessuno, proprio nessuno, ha saputo descrivere il teatrino delle esistenze come lui. Pedine scomposte su una scacchiera, frantumate nella loro fragile e apparente unicità. Impossibile eguagliarlo, imitarlo, figuriamoci superarlo. E, nonostante il tempo e il progresso, la sua opera resta di una modernità sconvolgente.

Le sette novelle raccolte in *Un matrimonio ideale* sono ciascuna straordinaria a modo suo. Il filo conduttore? Il rapporto coniugale e gli elementi amaramente unificanti di ogni storia: l’assenza d’amore, la mancanza di felicità, l’incomprensione, l’incapacità di coniugare ciò che è con ciò che si porta dentro.

La vita è un impasto di farsa e commedia degli equivoci, un miscuglio sorretto dal "sentimento del contrario", da cui deriva un incredibile gioco di umorismo scenico. Tra il grottesco e il bizzarro si insinua il dramma.

Mi ricorda quando, alle medie, a fine anno si metteva in scena una delle favole più famose in lingua francese o inglese ("Cenerentola", "Biancaneve"...) e si assegnavano i ruoli. Avrei voluto essere la principessa indifesa, con lo sguardo dolce e puro di un cerbiatto ferito. Mi sentivo così.

E invece, ahimè, la mia statura fuori dall’ordinario, i lineamenti forti e mediterranei, gli occhi neri, le sopracciglia arcuate, le labbra sottili, mi condannavano sempre a interpretare la strega cattiva o la regina dispotica. Ma come far capire che detestavo quei ruoli? Gli altri mi vedevano così, e c’era poco da fare.

A un certo punto mi sono arresa, adattandomi. Ho creduto fosse il mio destino, la mia maschera, la mia etichetta sociale. Eppure dentro di me continuavo a domandarmi: perché l’esteriorità non combaciava con l’interiorità? Perché ognuno vede ciò che vuole, secondo i canoni imposti dalla società, incasellando tutto in etichette? Non lo comprendevo allora, e non lo comprendo neppure ora.

Del resto, nulla è cambiato: quanti attori portano il loro personaggio più famoso sino alla tomba, perdendo ciò che erano stati realmente? Mi viene in mente, così estemporaneamente, "Rock Hudson", per chi se lo ricorda.

> "Era una spina, questa, per la signora Rossana: il concetto, cioè, che tutti, non il marito soltanto, s’erano formato di lei, ch'ella fosse esagerata. 
> Questo concetto dipendeva, a suo credere, dalla disgrazia comune a tutta la famiglia, la soverchia altezza. 
> Della sua, la signora Rossana aveva un dispetto acerbo e smanioso, perché le impediva di essere, come avrebbe voluto e come dentro di sé si sentiva, una gattina sentimentale. Così lunga soffriva, soffriva tanto; ma nessuno voleva credere ai suoi languori, alle sue sofferenze; e tutti, sorridendo, le rispondevano: - Via via, signora Rosanna, esagerazioni!" ("Un matrimonio ideale")

Grandioso, immenso Pirandello. Genio assoluto nel ridicolizzare il cerimoniale delle convenzioni e del conformismo, nel disintegrare certezze, verità assolute e realtà visiva.

Nessuno, proprio nessuno, è davvero qualcuno. Ognuno di noi può essere centomila volti in uno—e nessuno. Riflessi di un’identità che si specchia in un mare infinito di solitudine.

Le sette novelle:
1. Un matrimonio ideale
2. Tutto per bene
3. Prima notte
4. Pensaci, Giacomino!
5. Quando s’è capito il gioco
6. Stefano Giogli, uno e due
7. L’uscita del vedovo


genere: narrativa

 


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