Il mantello di Rut - Paolo Rodari -
recensione a cura di Rossella Lombardi
“ Ci sono ferite
che lacerano l’anima e non guariscono. Si possono lenire solo con il
perdono e con le parole “
Ero preparata ad affrontare ,con questa lettura, una storia
dolorosa , legata alla Shoah. Infatti i personaggi descritti affrontano scelte
difficili : abbandoni, paure, sensi di colpa …ma tutto viene raccontato con
grande delicatezza, profondità e partecipazione. La storia mi ha molto
coinvolta e commossa. Mi ha permesso
anche di riflettere su temi molto intimi
quali per esempio il significato della fede e il cercare qual è la propria missione nella vita,
per darle un senso.
Questo è un romanzo
con una struttura semplice e lineare ma
che affronta temi profondi con un’accurata ed efficace scelta delle parole. La lettura risulta
scorrevole ed avvincente. Il ritmo è piacevole
ed adeguato ai contenuti : la
narrazione dei fatti si alterna misuratamente
a pagine di riflessioni ed
approfondimenti, senza appesantire lo sviluppo della storia.
Nel 1926, a dodici anni, Remo viene accompagnato dalla madre ,rimasta vedova
con quattro figli maschi, al Seminario Pontificio ; lo costringe a questa
scelta per i gravi problemi economici della famiglia ma forse anche per garantirgli un’istruzione , avendo
intravisto in lui grandi potenzialità
. Il protagonista ci descrive, con molta delicatezza, il suo difficile
rapporto con la madre, anaffettiva e
troppo spesso dura. “In casa, a
differenza dei miei fratelli, non avanzavo pretese , era il mio modo di amarla.
Solo così, pensavo, sarei riuscito a conquistare il suo amore . Il nostro era
un rapporto fatto di silenzi”.
In Seminario Remo è
vittima di un’educazione repressiva,
svilente e sessuofobica che lo porta a
chiedersi costantemente il senso della
sua vita. Fortunatamente , dopo qualche
anno, incontra un prete ,Sean, che
diventerà il suo riferimento educativo:
gli insegnerà a praticare il dubbio e a
porsi sempre domande, invece di dare ordini.
Remo poi diventa parroco , nel
quartiere Monti, accanto al Collegio dei Catecumeni che ospitava anche bambini
orfani. Nel 1943 incontra un’altra donna
che cambierà la sua vita, la vedova
Rachele, ebrea e giovane madre di Aida.
Remo e Rachele si innamorano ma coltivano
un amore casto e pieno di sensi di
colpa. Il giovane prete vivrà giorni di
confusione e dubbi sulla sua fede
e sulla sua missione. Rodari qui ci regala profonde ed interessanti
riflessioni sulla fede, sulla libertà e
sull’amore. Ci descrive anche il contesto sociale di quegli anni: le crudeltà dei nazisti, il
comportamento di molti cristiani che per 5000 lire tradivano i
vicini di casa ebrei. Ci presenta anche il personaggio di Celeste , una giovane
donna ebrea che, convinta di salvarsi così la vita, denunciava i suoi amici
ebrei. Rachele decide allora di scappare,
per salvarsi, dopo aver dolorosamente
affidato Aida a Remo . Gli chiede di stendere simbolicamente” il mantello” su
di loro ( nella Bibbia il personaggio di Rut stende il mantello sui suoi cari , gesto che rappresentava fedeltà e protezione ). Remo accetta di
occuparsi della piccola Aida e con lei salverà altri venti piccoli ebrei,
durante i rastrellamenti, nascondendoli ai nazisti , con l’aiuto di alcune
suore.
Remo, ormai molto anziano, attraverso una lunga lettera racconta ad Aida, diventata una donna, la
loro storia comune. Le allega anche un messaggio che Rachele avevo
scritto , destinato alla figlia , contenente parole che forse tutti noi vorremmo rivolgere ai nostri figli: “ Ti prego, se
cadi rialzati e ritorna sempre a ciò che i tuo cuore desidera. Fai attenzione:
ci sarà sempre qualcuno che pretenderà di sapere ciò che è giusto per te , ma quella è la sua
strada, non la tua. Nessuno può decidere al posto tuo quale percorso devi intraprendere , chi e cosa devi
essere…..”
Remo è un personaggio forte che, prima di essere un rappresentante della Chiesa, è un
uomo , un uomo giusto capace di mettere in pericolo la propria vita per
salvare delle persone ingiustamente colpevoli solo perché appartengono a una fede diversa dal Cristianesimo. Rodari non dimentica le responsabilità della Chiesa e del Papa di
quel tempo verso l’antisemitismo ma ricorda anche che centinaia di preti e suore hanno salvato
dalla follia nazista 4300 persone.
Mi sembra molto evocativa la scelta da parte
dell’editore di questa copertina .
Sfumate si intravedono tra le nuvole le
figure di Rachele ed Aida che, incamminandosi verso un orizzonte azzurro , vengono quasi ricoperte, avvolte
dal mantello della Chiesa che, secondo
me, ha rappresentato certamente la
concreta salvezza per molte persone , ma che può simboleggiare anche la Fede ( qualunque Fede) che offre
a tutti coraggio, accoglienza,
protezione e speranza .
Voto = 8/10
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2025
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