La magia di un buongiorno - Massimo Gramellini -
recensione a cura di Patrizia Zara
Il caffè annacquato della letteratura consolatoria
L'ho trovato lì, sullo scaffale del nostro book cross condominiale, tra i
manuali di mindfulness e i romanzi rosa di terza scelta. "La magia di un
buongiorno" sembrava promettere ispirazione e profondità. Peccato che, una
volta aperto, si riveli più simile a un calendario motivazionale che a un libro
vero e proprio.
Gramellini compone la sua raccolta con una formula ormai rodata: piccole
pillole di pensieri pseudofilosofici, impreziosite da un’ironia da salotto e
quel tono paternalistico che ti fa sentire come se stessi ricevendo consigli da
un parente che non hai mai chiesto. Ogni storia è così breve che, se sbatti gli
occhi, potresti perderti tutto il senso—ammesso che ce ne sia uno.
Certo, la prosa è elegante, il lessico curato. Ma tutta questa bella forma
fatica a mascherare il vuoto di sostanza. È come se l’autore dicesse molto...
senza dire davvero niente. Le storie puntano a essere universali, ma scivolano
spesso nella banalità rassicurante: tutto è sempre colpa della fretta, della
modernità, o del cinismo altrui. Una diagnosi che ormai conosciamo bene—il
problema è che Gramellini non offre mai una vera cura, solo pacche sulla
spalla.
E qui sta il punto: il libro non disturba, non provoca, non fa pensare davvero.
Ti accompagna come la voce della sveglia che ti dice "su, su, sarà una
bella giornata"—ma non ti prepara certo a ciò che troverai fuori dalla
porta.
Voto: 3/5 stelle (perché scrive bene, ma dice poco)
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2015
Nessun commento:
Posta un commento