martedì 1 luglio 2025

LEGAMI

 




Legami – Eshkol Nevo -

recensione a cura di Lilli Luini

 

Non leggo molto spesso libri di racconti. L’ho comprato perché compro tutto di Eshkol Nebvo, ma credendolo un romanzo. Quando l’ho aperto e ho capito, sono rimasta delusa, ma alle prime tre righe la delusione si era già trasformata in innamoramento.

Il titolo originale di questa raccolta di racconti è Lev Raev, cuore affamato, e rimanda alla canzone Hungry Heart di Bruce Springsteen. Ed è proprio un concerto della rock star l’ambientazione del primo, struggente racconto. Un padre malato terminale ha un rimpianto: non aveva mai visto Springsteen dal vivo. Il figlio cerca dove sarà il prossimo concerto, ed è Parigi. Prendono un aereo e partono. Sono pagine straordinarie, tra presente e passato, che culminano proprio con la canzone del titolo, quando… “Trecentomila persone gridano il loro cuore affamato. Grida anche lui. Insieme a suo padre. Che durante la seconda strofa gli posa la mano sulla spalla, metà abbracciandolo, metà cercando sostegno.”.

Il titolo italiano, è comunque azzeccato, sia che lo leggi con l’accento sulla a che con l’accento sulla e, nel senso di stringimi, stammi vicino, perché tutti i racconti parlano proprio di relazioni, o della ricerca di stabilirne. La madre che incontra il figlio dopo quindici anni di lontananza, la sposa che appare per qualche secondo su un campo da tennis, i due coniugi che si siedono su file diverse al cinema per presunta incompatibilità di abitudini, la moglie violenta, i due amici che si sono persi di vista… Sono vento racconti straordinari, scritti tra il 2010 e il 2023, terminati prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Ma il perenne stato di guerra in cui vive il suo paese è presente in sottofondo. Tutti i rapporti interpersonali di cui narra celano un conflitto e la scenografia è il conflitto tra Israele e la Palestina. C’è un passaggio, nel racconto Ogni cosa è fragile, ambientato in un ospedale psichiatrico sorto dove nel 1948 c’era un villaggio arabo. Venne completamente distrutto dai combattenti sionisti, più di cento morti. Eshkol Nevo fa narrare l’episodio a uno dei suoi personaggi, ma è chiara la sua volontà di autore di non dimenticare ciò che è accaduto e che è fondamentale per capire la situazione di oggi e schierarsi. Per dovere di cronaca, aggiungo che lo scrittore è nettamente schierato contro l’attuale governo e favorevole da sempre ai due Stati (dal 7 ottobre 2023 tiene uno straordinario diario sul Corriere della Sera).

Proseguendo nella lettura, sono molti i temi toccati: la crisi economica, la convivenza con la disabilità, la pandemia, il terrorismo., le manifestazioni di piazza. Ci sono racconti sospesi, il cui finale è tutto da scrivere, proprio come la vita stessa, e chi legge non lo sente come un difetto ma come un valore aggiunto. C’è molta fisicità nei personaggi di Nevo, il corpo riveste un’importanza fondamentale sia nell’amore che nella malattia, nella presenza come nell’assenza. E su tutto scorre il tempo, a volte declinato lungo una vita intera, a volte contenuto, che sempre porta al cambiamento. Quello che sorprende, e che si declina al meglio nell’ultimo racconto (tra l’altro ambientato a Torino) è la capacità di Nevo di elevare il dolore e aprire una strada alla speranza. Come ho detto, il libro è stato pubblicato in Israele prima del 7 ottobre ed era stato definito pieno di dolore. Dopo quello che è accaduto, i racconti sono stati visti come salvifici, come sempre è l’amore rispetto alla violenza, alla guerra, alla morte.

Scrittura straordinaria, che avvince per la sua raffinatezza così naturale, priva di forzatura.
Imperdibile.


genere: narativa

anno di pubblicazione. 2024


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