M. Figlio del secolo - Antonio
Scurati -
recensione a cura di Lilli Luini
Primo volume dell’opera che
Scurati ha dedicato alla ricostruzione della parabola di Mussolini e del
partito fascista. Confesso di essermi avvicinata con grande titubanza, non per
l’argomento, bensì per arroganza. Credevo di sapere tutto di questo periodo
storico, grazie alla scuola, all’università, a innumerevoli romanzi e film
ambientati nel periodo. Poi lo iniziai e lo abbandonai dopo poche pagine,
insomma vinse il pregiudizio.
Non so perché l’ho ripreso, di
certo non è complice la serie televisiva, che ho visto dopo la lettura. Ma l’ho
ripreso e stavolta sono arrivata in fondo alle 832 pagine, scoprendo ahimè che
non sapevo nulla. Scurati affronta la narrazione forte di una documentazione
storica molto, molto approfondita e ci narra la storia dal di dentro. Si parte
dal primo dopoguerra, si vive il biennio rosso e il suo fallimento, si parte
con D’Annunzio per Fiume, si assiste alla fondazione del partito fascista e
alle sue iniziali sconfitte. Si vede come sarebbe bastato pochissimo perché la
Storia prendesse un’altra direzione. Ma è nel racconto dell’ascesa che Scurati
dà il meglio di sé. Perché un conto è leggere sui libri di Storia “si
verificarono molti episodi di violenza da parte dello squadrismo fascista”, un
conto è assistervi in diretta, a uno a uno, vedere la paura dei contadini
all’arrivo delle camionette, alla sofferenza bastonate, tutto narrato sempre al
presente. Non è solo la violenza a sconvolgere, è il rendersi conto di come una
nazione venga piegata attraverso questa violenza, è l’assistere di come la
paura finisca per generare il consenso, un consenso che, una volta acquisito,
viene poi blandito con il paternalismo e mantenuto con la paura. É la modalità
su cui vivono tutti i poteri tirannici, ma anche la mafia, la ‘ndrangheta e la
camorra.
Quando si arriva alla marcia su
Roma, si scopre una realtà diversa da quella che abbiamo immaginato vedendo le
copertine della Domenica del Corriere. È stata un’odissea di pochi, sotto una
pioggia battente, e sarebbe bastato un niente, da parte del Re, per mandarla in
fallimento. Certo, manca la controprova, non possiamo dire cosa sarebbe
accaduto, ma nulla è stato fatto per fermare Mussolini. Anche in questa parte
della narrazione, la scrittura è talmente alta da farci sentire imbevuti di
pioggia, nella campagna romana, pochi sciagurati fradici, molti dei quali
finiranno presto in disgrazia.
L’ultima parte del libro ci narra
i primissimi anni del fascismo, la lotta quasi solitaria di Giacomo Matteotti,
le circostanze e gli uomini che hanno deciso la sua morte, di come avrebbe
potuto rappresentare la fine di Mussolini se avesse avuto di fronte qualcuno
capace di non abbassare la testa. Non è stato così, è venuto il discorso alle
Camere e l’instaurazione ufficiale della dittatura.
Data l’elevata scorrevolezza del
testo, nonostante la lunghezza, è un libro affrontabile da tutti, anche dai
giovanissimi. Ovviamente lo consiglierei a chi ama la Storia.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2022
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