Ragazzi cattivi - Don Cludio Burgio, Domenico Zingaro -
recensione a cura di Patrizia Zara
Antonino, David, Daniele, Jaysi, Anas, Chilenito, Massimiano: sette ragazzi,
sette storie vere e reali che, malgrado addolcite dalla penna di un esperto,
trasudano disperazione, dolore, paura e violenza. Li chiamano ragazzi a
rischio, bulli, delinquenti, ragazzi di strada, giovani deviati. Una testata
giornalistica li ha persino definiti "mostri di mamma".
Sono storie di "ragazzi cattivi" insomma.
È vero, sono adolescenti trasgressivi che, abbandonati a se stessi, sconfinano
in comportamenti antisociali e perdono il controllo, fino a diventare
pericolosamente violenti.
Sì, sono ragazzi cattivi: una cattiveria spesso non scelta, ma agita quasi per
necessità, come un vero e proprio dispositivo di difesa. Sono ragazzi che
urlano in modo violento il dolore che non riescono più a contenere, cercano
adulti interessati a raccogliere il grido d'aiuto, adulti capaci di governare
il caos evolutivo che li stordisce.
Sette racconti autobiografici, frutto di un lavoro di scavo interiore iniziato
dentro una cella e proseguito attraverso il percorso pedagogico in comunità.
Sette giovani vite che hanno attraversato il male come unico rimedio alla
"paura" e al bisogno disperato di essere riconosciuti da un
"noi" sociale molto esigente.
Obbligati a conformarsi in tutto, in un mondo dove la norma è il consumo,
inibiti in ogni forma di originalità e circondati più da oggetti che da
persone, i giovani sono immersi in una cultura materialista assordante.
Abbagliati dall'"io" assoluto, non sanno che la vera libertà non è
mai solo "mia".
Dopo aver letto le loro storie, viene spontaneo domandarsi cos'è la cattiveria
e dove si annida, il perché e il come queste giovani vite diventano
"cattive" nel senso originario della parola "captivus"
(prigioniero) in un mondo che li usa e poi li getta, in una società sorda al
loro grido di aiuto, che non dà risposta alla loro domanda simbolica di
riconoscimento, alla loro richiesta di protezione nei confronti di una libertà
che improvvisamente appare fuori controllo.
Ogni storia letta in questo libro è un atto di consegna di sé. Non per essere
assolto o giustificato: un reato rimane tale e va sempre condannato. Ogni
racconto, piuttosto, vuole essere un appello al mondo adulto perché il dito
puntato e la sciatta rassegnazione lascino finalmente posto al coraggio di
inquietarsi. E, infine, capire.
"Ho solo diciassette anni. Avrò ancora il diritto di sognare, riprendere
la mia vita e il mio futuro, o no?"
genere: biografia
anno di pubblicazione: 2014
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