martedì 10 dicembre 2024

IF WE WERE VILLAINS

 



If we were villains - M. L. Rio -

recensione a cura di Elisa caccavale


M.L. Rio, con If We Were Villains, edito da Mondadori nel 2022 e da Pickwick nel 2024 (354 pagine) ci propone un’opera che si muove a cavallo tra la tragedia shakespeariana e il thriller psicologico. Ambientato in un’accademia teatrale d’élite, il romanzo segue un gruppo di giovani attori i quali vivono e respirano Shakespeare, finché un tragico evento – l’omicidio di uno di loro – non trasforma le dinamiche del gruppo in una lenta discesa verso il caos.

Nonostante l’indubbia originalità dell’ambientazione e del tema, il libro lascia un’impressione mista, oscillando tra momenti di brillantezza e scelte narrative che rischiano di alienare il lettore.

Il fascino e i limiti della teatralità

Uno degli elementi più distintivi del romanzo è la sua celebrazione del teatro shakespeariano, che permea dialoghi, caratterizzazioni e perfino la struttura narrativa. Rio dimostra una notevole padronanza del materiale shakespeariano, intrecciando citazioni e parallelismi con le opere del Bardo. Tuttavia, questa teatralità esasperata rischia di risultare artificiosa e autoreferenziale, dando l’impressione che il romanzo sia più un esercizio di stile che una storia profondamente ancorata alla realtà.

I personaggi stessi sembrano più figure archetipiche che individui realistici: tormentati, intensi e costantemente immersi in elucubrazioni mentali, spesso si comportano come se fossero in scena anche al di fuori del palcoscenico. Questo potrebbe affascinare chi ama i drammi carichi di tensione, ma può risultare poco credibile e faticoso per chi cerca personaggi autentici con motivazioni coerenti.

Un conflitto artificioso

Il cuore del romanzo – la morte del carismatico e aggressivo Richard – è il catalizzatore del dramma, ma il conflitto che ne deriva appare costruito più per servire il tono tragico della storia che per svilupparsi in modo organico. La conclusione è certamente suggestiva, ma manca di plausibilità; la scelta narrativa sembra piegata alle esigenze di emulare una tragedia shakespeariana, ma risulta più teatrale che emotivamente autentica.

Un finale insoddisfacente

Il finale del romanzo è emblematico delle sue ambiguità: sospeso, aperto a interpretazioni, e volutamente incompiuto. Sebbene molti lettori apprezzino i finali aperti come un invito alla riflessione, qui l’ambiguità rischia di sembrare un pretenzioso vezzo letterario.

L’incertezza sul destino di alcuni personaggi e la mancanza di una vera risoluzione per altri lascia un senso di insoddisfazione, aggravato dal fatto che tutto il conflitto centrale avrebbe potuto essere evitato con una scelta razionale. Se l’intento era di riflettere il caos e le incompiutezze della vita reale, il risultato rischia di infastidire chi cerca una conclusione più definita e coerente.

Conclusioni

If We Were Villains è un romanzo ambizioso, che si distingue per la sua atmosfera e la profondità dei temi trattati, ma che si perde nel tentativo di costruire una tragedia che ricalca Shakespeare senza riuscire a radicarsi emotivamente o narrativamente nella realtà. La teatralità e l’ossessione per l’autocelebrazione del sapere shakespeariano possono risultare affascinanti per alcuni, ma soffocanti per altri.

In definitiva, il romanzo offre un’esperienza che può conquistare chi ama le storie intense, tormentate e stilisticamente elaborate, ma che potrebbe deludere chi cerca personaggi credibili e una trama ben risolta. Per chi apprezza il dramma shakespeariano, questo libro potrebbe essere un intrigante esperimento; per altri, potrebbe sembrare poco più di un esercizio di stile.

Giudizio: ambizioso ma poco convincente.


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2017


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