giovedì 14 novembre 2024

TERRA ALTA

 




Terra alta – Javier Cercas – 

recensione a cura di Lilli Luini

 

Con questo romanzo, l’autore spagnolo dà una svolta alla propria narrazione cimentandosi nel genere poliziesco noir. Lo fa però in una maniera del tutto personale. Il protagonista, Melchor Marin, è un poliziotto con alle spalle una storia personale travagliata. Figlio di una prostituta, una giovinezza vissuta nel crimine che lo ha portato anche in carcere, dopo l’assassinio della madre di entrare in polizia. Grazie a un mentore – forse suo padre, forse no – ci riuscirà, ripulendo la propria fedina penale. Il suo percorso, che è il vero fulcro del romanzo, è segnato dalla sua ossessiva lettura de I Miserabili, il romanzo di Victor Hugo in cui si identifica sia con il protagonista Jean Valjean che con il suo antagonista Javert. E qui si ritorna a una delle tematiche dell’autore, la giustizia che a volte si tramuta in ingiustizia,

Nell’economia del romanzo, l’indagine poliziesca – una coppia di ricchi anziani massacrata in casa insieme alla governante - finisce per essere una sotto trama e la cosa potrebbe non piacere agli appassionati di giallo.

Se devo trovare una manchevolezza al romanzo,  l’ambientazione – per quando spesso nominata – mi è parsa un po’ superficiale. Si tratta infatti di una zona della Catalogna, regione attraversata da spinte nazionalistiche che hanno portato a un referendum molto contestato. Se ne parla in queste pagine, ma senza che entri nello sentire dei personaggi, quasi che la cosa non li avesse toccati.

Detto questo, la scrittura di Cercas mi è piaciuta molto e altrettanto i personaggi. Il protagonista è al tempo stesso eroe e anti eroe, un uomo alla ricerca del proprio posto nel mondo e di una giustizia che finisce per mettere in pericolo tutto ciò che ha. Melchor non  è un vincente ma un resistente e l’autore non fa sconti, né a lui né a noi lettori


genere: thriller

anno di pubblicazione: 2020


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