Il passeggero del Polarlys - Simenon Georges
Recensione di Miriam Donati
Siamo
agli inizi del “roman dur”, infatti il libro è uscito a puntate sul
quotidiano L’Œuvre a fine 1930 con il titolo Un delitto a bordo e
firmato con uno pseudonimo: Georges Sim.
Eppure
Simenon in nuce c’è già tutto. Lo si riconosce già dalla prime pagine, anzi
dalle prime righe. Una certezza per il lettore che lo ama al di là e nonostante
Maigret.
Qui
siamo su un mercantile a metà tra il trasporto merci e la nave passeggeri che
fa rotta da Amburgo per la Norvegia e il capitano Petersen non riesce a
sfuggire al suo istinto che gli ha fatto percepire da subito che il viaggio
sarà sfortunato, oggetto di un malocchio impalpabile quanto indubbio. I segnali sono certi: un terzo ufficiale
inesperto e timido, un passeggero fantasma, un carbonaio raccattato sul molo
senza referenze e una passeggera più femme fatale che creatura raffinata.
Mentre
il mercantile va verso il buio della notte polare in un ambiente claustrofobico,
eventi più o meno cruenti si susseguono e il capitano Petersen, pur dotato di
spirito di osservazione e speculazione introspettiva, farà fatica a
raccapezzarsi perché quasi tutti i passeggeri e i membri dell’equipaggio hanno
qualcosa da nascondere.
Petersen
non riesce a fare chiarezza né sull’uccisione di un ispettore salito a bordo
durante il viaggio, né dentro di sé a causa del disagio procuratagli dalla
presenza perturbante e sensuale della passeggera che Simenon veste di seta
frusciante e dipinge in modo unico.
Dopo
una tempesta di neve e avversità meteorologiche che aggravano la situazione
danneggiando la nave e ferendo un passeggero, finalmente si farà chiarezza. Il
ponte della nave, dopo lo scarico delle merci e lo sbarco dei passeggeri, verrà
lavato e le maschere indossate da tutti gettate via.
Simenon
ci ha abituato a personaggi e atmosfere descritte con pochi tratti abilissimi e
all’esplorazione della natura umana con fine perspicacia. In questo libro tali
caratteristiche sono appena tratteggiate, ma già inconfondibili; l’atmosfera
cupa, ghiacciata come le acque che attraversa il Polarlys la fa da padrona
immergendo il lettore in uno stato di sospensione immobile e inquietante. Nonostante
un finale in parte affrettato e non conclusivo, a chiusura del libro, il
ritratto e le azioni della protagonista femminile non abbandonano il lettore.
Genere giallo
Anno
di pubblicazione 1930
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