Anima - Wajdi
Mouawad -
Recensione
di Miriam Donati
Stomaci
deboli e amanti di letture edulcorate astenersi.
Chiuse
le 502 pagine si resta fermi in attesa, senza fiato, perché improvvisamente
mancano le descrizioni sia liriche, sia spietate. Si cerca di rassicurarsi di
aver ben compreso tutto il testo, il sotto testo, il detto e il non detto e
soprattutto ci si chiede se la categoria di appartenenza dell’homo sapiens
sapiens sia propria del lettore o non sarebbe meglio un’appartenenza animale,
come animali sono i narratori che l’autore utilizza per raccontare la vicenda.
Tutti
i capitoli delle prime quattro parti infatti sono raccontati dal punto di vista
di animali diversi che colgono, secondo le proprie percezioni, quello che
succede loro intorno e portano il lettore ad affinare i propri sensi per partecipare
o sarebbe meglio dire lasciarsi precipitare in un viaggio che il protagonista
compie dentro un inferno che si capisce subito aver poche possibilità di
sbocchi verso le stelle.
Quando
la scrittura, che in certi passaggi raggiunge vette poetiche, sembra dare
tregua e l’intreccio assume un andamento lento, all’improvviso arriva la
sferzata cruda, violenta, di una violenza viscerale che blocca sulla pagina e
ci si chiede se abbandonare la lettura, ma l’ipnotismo del racconto è tale che
è impossibile lasciare e si procede in un coinvolgimento totale sperando di
farcela insieme al protagonista.
La
prosa dell’autore rimanda lo sguardo dei vari animali facendo sì che il loro
modo di pensare trasmetta una visione d’insieme esterna, ma anche una loro visuale
interiore che coglie l’essenza, la natura e le tensioni degli umani provando
per loro paura, repulsione o simpatia.
“Il mondo è vasto, ma gli umani si ostinano
ad andare laddove la loro anima si strazia”.
Dovendolo
per forza classificare e leggendo l’abstract, “Anima” sembra un noir sui generis; nell’incipit troviamo una
moglie incinta assassinata e straziata brutalmente, un marito, Wahhch Debch,
che la trova e ne rimane stravolto, si conosce da subito il nome del colpevole,
un nativo indiano del Quebec che però non può essere arrestato perché si è
rifugiato nella sua riserva.
Da
qui in poi inizia il viaggio di Wahhch alla ricerca dell’assassino, non per
giustizia o vendetta, ma per vedere in faccia il suo volto e assicurarsi di non
contemplare il proprio riflesso in uno specchio. Attraversa le riserve indiane
e i confini tra Canada e Stati Uniti in un viaggio non solo fisico, è piuttosto
una ricerca nei suoi ricordi alla scoperta della propria storia personale, finisce
per trovare una verità impensabile e, purtroppo, la malvagità che abita con lui.
Alla
prima morte ne seguono altre in una ambientazione americana che è però un non
luogo, dalla rappresentazione della battaglia di Gettysburg fino al New Mexico
per finire oltreoceano all’orrore indicibile di Sabra e Chatila.
I
narratori di questa storia fosca, gli insetti, gli uccelli, gli animali tutti che
uccidono per fame e predano per istinto, partecipando alla vita del
protagonista definiscono il messaggio del libro: la bestia è l’uomo. Un
messaggio urlato fra righe elegantissime di una prosa che oltre alle numerose
citazioni e ai riferimenti poetici ha pagine che toccano per la loro bellezza.
“Siamo le polveri antiche di innocenze
dimenticate. Esistiamo ancora. Ci saranno sempre delle tenebre dove poter
tracciare le nostre linee evanescenti, e questo durerà finché dureranno le
notti oscure.” Stanno parlando le lucciole, potrebbero essere le luci delle
nostre città.
“Anima” è un libro che
calca la mano sulla violenza per non far girare la testa al lettore, è senza
speranza, non c’è catarsi e non c’è nulla di consolatorio, è un monito su
quello che può essere l’uomo. Solo l’uomo può decidere se far germogliare o
meno quel seme violento che si porta dentro.
Le
crudeltà raccontate sono perfettamente plausibili, del resto, come ricorda
l’autore in un’intervista, Sofocle diceva che nessuno è sicuro che non
commetterà l’inimmaginabile.
Un
libro che non si dimentica. Alla mente continuano a ritornare passaggi
struggenti accanto a descrizioni brutali in una simbiosi innaturale e allo
stesso tempo soggiogante.
Genere
Narrativa
Anno
di pubblicazione 2012
In
Italia 2015
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