Ragionevoli dubbi - Gianrico Carofiglio -
recensione a cura di Edoardo todaro
Andando a ritroso con Guido Guerrieri l’avvocato descritto,
anzi costruito, da Carofiglio, ci imbattiamo con “Ragionevoli dubbi “. Quanto
ci descrive Carofiglio, ci porta nella Bari degli anni ’70, anni ’70 che fa di
Bari una delle tante città in quel periodo. Guido Guerrieri, anche se
marginalmente, ha fatto parte dei gruppi della sinistra extraparlamentare
esistenti a Bari negli anni ’70. In contrapposizione a Guido, c’era Fabio
Paolicelli, detto Rayban, picchiatore fascista, dedito a rapine a mano armata, frequentatore
di campi paramilitari ed attirato dalla mitologia ariana, soprattutto un
possibile autore dell’agguato mortale subìto da Benedetto Petrone; una Bari,
non solo lei, con le zone della città divise politicamente, oggi “ Rayban “ è
dedito al traffico internazionale di stupefacenti e per questo si trova a scontare 16 anni in
carcere. Il carcere, e le accuse rivolte a Paolicelli, mette Guerrieri,
l’avvocato Guerrieri, a tu per tu con la propria coscienza: difendere o no, un
individuo con cui mai avrebbe pensato di entrare in confidenza, anzi un
qualcuno di cui avrebbe desiderato, sicuramente, la morte, con il quale ci sono
dei conti in sospeso. Ma siccome come si dice, niente vien da sé, ecco che
Guerrieri, il Perry Mason delle Murgie, si deve confrontare, anzi scontrare, lui
ed il ricorso alle sigarette per schiarirsi le idee, con un collega, il collega
che ha difeso, in precedenza, Paolicelli, un collega che deve fare i conti con
accuse piuttosto pesanti. Mai, nel non scritto, è previsto che un avvocato si
metta contro ad un altro avvocato. Infatti, cosa avviene? Guerrieri va in
contro tendenza ed entra in conflitto con il suo, odiato, collega, un
trafficante che si fa scudo dell’essere avvocato. Guerrieri che vaga nelle
strade, solo, senza meta, con l’insonnia, la depressione e gli attacchi di
panico, che cerca la libreria di riferimento da usare come ansiolitico ed
antidepressivo, che odia la domenica in quanto emblema della solitudine, che
deve gestire il rapporto, portatore di contraddizioni, con la convivente di un
cliente detenuto, con le sue domande senza risposta, ed il pugilato, anzi gli incontri di boxe, che
assumono il modo di porsi rispetto a quanto accade nella vita, perché la sua
quotidianità è: pugni al sacco; doccia; panino + birra; il pugilato, metafora
della vita, insegnamento per gestire le difficoltà del vivere. In queste pagine, come nei precedenti
romanzi, incontriamo l’ispettore di
polizia, Carmelo Tancredi, capace di leggere nella faccia delle persone; e Carofiglio ci spinge nell’entrare a
conoscere la realtà, la realtà dell’oggi, attraverso la moglie di Paolicelli,
Kawabata, l’immigrata, e Bari nella quale non può mancare, fortunatamente, l’associazione
di cittadini contro l’installazione dell’impianto per lo smaltimento di rifiuti;
ed ” il menare la birra “, un gioco tra
pochi, i pochi raccomandabili; Carofiglio/ Guerrieri ci accompagna nei
sotterranei del Palazzo di Giustizia, nel quale le celle di sicurezza sono
somiglianti, in tutto e per tutto, alle gabbie per animali da batteria, con la
muffa, nafta, umido, i muri scrostati e sudici. Quindi al di là del risultato
giudiziario, Carofiglio/Guerrieri ci mette di fronte ai dubbi, il dubbio che
ognuno di noi si deve porre per andare avanti, in modo equilibrato con se
stesso.
genere: giallo
anno di pubblicazione: 2006
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