Tutti i particolari in cronaca - Antonio Manzini -
recensione a cura di Ornella Donna
Antonio Manzini
pubblica il suo primo libro dell’anno in corso, il 2024, in una prestigiosa
collana, Il Giallo Mondadori, intitolato Tutti
i particolari in cronaca. Un giallo che non vede più protagonista l’amato
vicequestore Rocco Schiavone, ma non meno importante per qualità di linguaggio
e trama concepita.
In
questo romanzo i personaggi ,di cui leggiamo le gesta, sono due: da una parte
l’archivista Carlo Cappai, che lavora in tribunale; eWalter Andretti che, dalla
cronaca sportiva è stato “buttato” direttamente alla Cronaca giudiziaria, cosa
che lui proprio non riesce a digerire. Cosa hanno in comune questi due personaggi?
Procediamo con ordine.
Carlo
Cappai è il prototipo del classico impiegato, o travet che dir si voglia. Un
uomo molto solo, invisibile, che tutti i giorni compie gli stessi gesti e
azioni. Si reca al lavoro, torna a casa e alle dieci di sera a letto. Una vita
ordinaria, buia, spenta. In realtà non è proprio così. Perché quei faldoni,
quella carta che lui tiene in grande ordine, gli parla, gli grida una verità
difficile e assai tragica, ovvero:
“Quello che avevano seminato ancora
gridava da molto dei faldoni che lui accudiva come orfani bisogni di affetto.”
E
lo scatolone che grida di più è quello:
“Effe. Sezione F, scaffale 7, ripiano 9,
busta 82. Che raccontava nero su bianco l’assoluzione di Luigi Sesti, il figlio
del grande avvocato; e di una vittima rimasta sola, spoglia e nuda.”
E
lui la vittima la conosceva molto bene. Era Giada,
“La sua unica e vera amica, col sangue
raggrumato sulla fronte e gli occhi chiusi per sempre. Nessuno le aveva reso
giustizia”.
Sarà
lui, novello giustiziere della notte, a farle giustizia per sempre? E come?
Dall’altra
parte c’è il personaggio di Walter Andretti, cronista di Nera, che all’inizio
si approccia ad una serie di omicidi alquanto strani ed insoluti, in maniera
goffa e ridicola, proprio perché lui è avverso a questo tipo di giornalismo. Ma
poi , piano piano, dopo un incontro risolutore con uno strano personaggio,
incomincia ad incuriosirsi e ad appassionarsi. Così che:
“L’omicidio di Zigan non è più un
bell’articolo sul giornale, mi si è incistato nella mente e non riesco più a
scacciarlo. Penso solo a quello.”
Due
personaggi, due vite diverse. Come convergeranno in un unico punto, in un’unica
indagine forzosa e alquanto avvincente? Alla lettura la risposta.
Antonio
Manzini torna con un grande giallo, il cui tema di sottofondo è assai delicato
, e , purtroppo, di grande attualità. La legge mette sempre in atto la
Giustizia? I giochi di avvocati, privi di scrupoli, quali conseguenze hanno per
chi subisce e soffre? Spesso,
“Che nei tribunali il più delle volte
si giocava con le procedure e i codici, che spesso si perdeva di vista il
motivo per cui quei tribunali esistevano.”
Dilemmi
profondi, risposte amletiche, scritti con un linguaggio preciso, privo di
inutili fronzoli , ma assai reali. Una trama avvincente e personaggi descritti
anche in modo assai intimo ed intimistico sono i pilastri fondanti di un
romanzo che cattura ed avvince. Sicuramente un romanzo differente da quelli che
raccontano le gesta del vicequestore prestato ad Aosta, ma molto profondo e
narrativamente completo. Ne consegue una lettura destinata ad un pubblico che
adora il giallo italiano; ma non solo. Anche a chi ama riflettere sui grandi
temi morali legati alla giustizia e alla legge. Un inizio di anno di buona
lettura, che si apre ad altre dello stesso livello. O almeno si spera. Ottimo
esordio in casa Giallo Mondadori.!
anno di pubblicazione: 2024
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