Mio fratello - Daniel Pennac -
recensione a cura di Patrizia Zara
Ho indossato il tuo vestito, calzato le tue scarpe quelle adatte per la
pioggia, una specie di galosce eleganti di cui eri gelosa: non me le hai mai
prestate, dicevi che le avrei deformate con il mio passo pesante.
È vero. Sebbene avessimo la stessa taglia e la stessa misura di piede, tu,
sorellina mia, indossavi ogni cosa con grazia mentre io, non so come, la
deformavo con una facilità da far paura.
Sai, sorella, non è più cosi. Ora ci sto attenta. Mi sono accorta che quando mi
spoglio non getto più gli abiti sul letto ma li ripongo con cura nelle apposite
grucce dentro l'armadio come se una mano mi guidasse.
E' la tua presenza eterea, invisibile, impalpabile che mi indirizza verso
l'eleganza della vita. Lo sento.
E' cosi, tesoro. Sei accanto a me. Sempre.
Maestra del silenzio e del decoro, Tu così ligia alle forme.
E ho deciso - proprio come Daniel Pennac ha allestito una lettura scenica
dell'opera "Bartleby" di Melville in ricordo del fratello - di
dedicare ogni mio gesto e, in particolare, ogni mia lettura seguita dalle mie
recensioni che amavi tanto.
La sento la tua voce flautata ogni volta che rileggo ad alta voce ciò che ho
scritto : "Sei bravissima, sorellona".
Non lo so se sono brava, ma se lo sono per te il resto non conta. Tesoro mio.
Ascolta. Ho finito di leggere "Mio fratello" di Daniel Pennac in un
pomeriggio di pioggia. Sai quanto mi piace lo stile di questo simpatico
scrittore francese. Ma questo piccolo libro in ricordo del fratello
prematuramente scomparso l'ho sentito in maniera più profonda.
Tu sei con Bernard lassù. Io sono rimasta qua giù con Daniel.
Ci diamo da fare sai. Daniel ha recitato in un monologo "Bartley lo
scrivano", dedicandola, come ho ti ho già detto, al fratello e io scrivo
recensioni pensando a te e indosso ciò che è stato tuo tanto da sentirti
in me.
Ognuno ha il suo modo di sdrammatizzare, di esorcizzare il dolore.
Certo mi manchi fisicamente mia piccola insostitubile compagna di vita, come
Bernard manca a Pennac. Nondimeno non c'è nulla da fare, è la vita che
gioca questi brutti scherzi, e non rimare altro che andare avanti con il dolce
sapore dei ricordi.
No. Tesoro. Non piango più. Tranquilla. Ti penso con saggia e serena
disposizione d'animo.
Le lacrime rimangono cristallizzate nel cuore, non ha senso sciupare fazzoletti
seppure di carta.
Lo sa bene anche Daniel Pennac. Bisogna dare forma alle idee affinché la
persona amata riviva nei gesti, nelle opere e non solo nei ricordi passivi.
Consiglio la lettura di "Mio fratello" e di "Bartleby lo
scrivano" di Merville, un'opera quest'ultima tanto assurda tanto reale
cosi come spesso incontestabilmente si presenta la vita.
" Non c'è nessuno al mondo che mi manchi come mi manca lui...Ho perso la
gratuità del suo affetto, il piacere della sua compagnia, la profondità del suo
silenzio, la delicatezza della sua attenzione, la sua intelligenza nelle
situazioni. Ho perso quel po' di dolcezza che restava nel mondo..."
genere: saggio
anno di pubblicazione: 2018
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