TUA - Claudia Pineiro
Recensione a cura di Miriam Donati
Buenos Aires. Inés, moglie di Ernesto,
irreprensibile dirigente di successo, trova per caso nella ventiquattrore del
marito un biglietto d'amore scritto con il rossetto e firmato "Tua".
Una sera decide di seguirlo fino al parco Bosques de Palermo dove lui e la sua
amante si sono dati appuntamento. Iniziano a discutere, lui la spinge
violentemente, la donna cade, sbatte la testa contro un sasso e muore.
Questo è l’inizio della storia che è la felice miscela tra umorismo e noir
e crea una commedia nera carica di colpi di scena ed
emozioni, ferocemente ironica e sorprendente per il ritmo
incalzante e la suspense.
È un giallo psicologico
raccontato con una sequenza diretta, veloce, dissacrante e tagliente, con un
finale intrigante.
Si sviluppa
all’interno di un nucleo familiare, dove ognuno dei tre componenti capisce ben
presto che non esistono alleati, ma che per salvarsi bisognerà attingere solo
ed esclusivamente alle proprie forze.
Una
di quelle vicende in cui non si salva veramente nessuno, perché tutti a loro
modo hanno la coscienza sporca, fa pensare a un “Fargo” dei fratelli Coen in
salsa argentina.
È
proprio questa lucidità nel mettere in scena la fondamentale aridità dei
personaggi il tratto più interessante del libro, che sfrutta una ingegnosa
trama gialla in cui tutti spiano tutti e nessuno parla davvero con nessuno.
Il racconto evidenzia
apparentemente in leggerezza un dramma della meschinità: una moglie tradita che
scopre il tradimento e non solo.
Ines
è una casalinga
disperata e servizievole, ha la propensione a mettere tutto in ordine: nulla
deve essere fuori posto, figuriamoci un'altra donna, o due, addirittura; compila
quindi liste di ipotesi, una più fredda e agghiacciante dell’altra per
spiegarsi il comportamento di un marito che è, banalmente, un traditore seriale. Una donna che,
con ostinazione, vuole mostrare solo "la facciata", mentendo a
se stessa e al mondo intero, pur di non accettare il fallimento e cerca di
salvare il salvabile.
Ernesto, il marito fedifrago, un discreto
cialtrone, tradisce Ines ripetutamente e in vari modi nel corso della vicenda.
Sono entrambi ciechi nei confronti
della figlia, un’adolescente superficiale che odia i genitori e la loro vita
fatta di ipocrisie ma che, di suo, non si inventa nulla per sfuggirvi e che,
proprio sotto i loro occhi, sta vivendo un grande dramma, ritrovandosi sola e
spaesata, costretta a diventare adulta bruscamente. Una figlia vista più come
un elemento di disturbo che come persona da crescere e accudire, fintamente
ribelle e realmente disillusa, acidissima e scontrosa proprio a causa del comportamento
dei genitori. Rappresenta però l’unico sottile filo di speranza del
libro a causa di un errore che avrebbe potuto rivelarsi drammatico e che invece
la fa maturare.
Genere:
Narrativa
Anno di
pubblicazione: 2013
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