INTERVISTA AD ALICE BASSOLI (SPECIALE LA NINNANANNA DEGLI ALBERI)
Alice Bassoli...bentrovata e bentornata. Ci
eravamo visti qualche mese fa (marzo) ed avevamo parlato di tante cose (https://gialloecucina.wordpress.com/2022/03/16/oggi-parliamo-conalice-bassoli/).
Parlammo di te e dei libri che fino a quel momento avevi scritto. Ovviamente
parlammo soprattutto dei due romanzi più vicini al genere che io prediligo
ovvero Elefanti a colazione e Il bosco obliquo. Oggi invece ci confronteremo
sull'ultimo romanzo che hai scritto. E' uscito all'inizio di giugno e ha per
titolo La ninnananna degli alberi.
La prima domanda che ti faccio è forse la più ovvia.
L'ispirazione per scrivere questo tipo di storia è arrivata elaborando fatti e
persone reali o è di pura fantasia? L'ispirazione ti è giunta magari leggendo
un libro o vedendo un film?
Caro Gino, innanzi tutto mi trovo a ringraziarti per questa
bella opportunità. Per me è un vero privilegio! L’ispirazione solitamente
arriva di getto: un’illuminazione improvvisa che arriva dopo aver visto un
particolare, una scena, un oggetto. In questo caso specifico devo confessarti
che casa mia confina con una vecchia villa abbandonata. La mia immaginazione
deve aver prodotto improvvisamente una storia. Quella vecchia villa mi aveva
conquistata da tempo, poi ha ispirato questa storia.
A questo punto raccontaci un po' la trama, incuriosiscici.
Una notte di luglio del 1998 Valeria, una ragazza di
diciassette anni, non fa ritorno a casa. Come ogni estate, era ospite della
zia, insieme alla propria sorella gemella, Isabella, per trascorrere là in
collina le vacanze estive. Dopo vent’anni Isabella è costretta a fare ritorno
in quella casa, ereditata dalla zia dopo la sua morte, per sbrigare le pratiche
burocratiche. E proprio in occasione di quel viaggio Isabella ritrova i vecchi
amici di un tempo e si imbatte in strani fenomeni: oggetti personali di Valeria
abbandonati da qualcuno in luoghi improbabili, e un anagramma che zia Adele le
ha preparato prima di morire e che la dirà lunga su quello che è accaduto a
Valeria. Supportata dai vecchi amici, Isabella tenta di ricomporre i tasselli
di quello che pare essere quasi un rebus, al fine di trovare le risposte ai
dubbi e alle domande che si pone ormai da vent’anni.
Parliamo dei personaggi. Una mia curiosità, forse un po’
sciocca, ma c'è un motivo particolare per cui Isabella e Valeria sono gemelle?
O è stato solo per tuo gusto personale? A mio avviso loro sono le protagoniste principali.
Parlacene un po’, presentacele.
Il mondo dei gemelli è affascinante. Tra loro credo che
esista (generalizzando, ovviamente) un legame speciale, unico, quasi privo di
gelosie. Un legame che credo nasca già agli albori, quando si trovano a condividere
l’intimità della pancia della mamma. Valeria, prima di scomparire,
improvvisamente perde la propria spavalderia e si rifugia in sé stessa,
diventando schiva nei confronti di Isabella e degli amici. Un comportamento
insolito per una ragazza dalla natura spigliata come la sua. Isabella è una
ragazza più introversa e fragile, che rimane fortemente segnata dalla
sparizione della sorella e che colma la propria frustrazione con l’alcol.
Poi ci sono tutti gli altri. Sono parecchi. Anche loro
sono fondamentali per la riuscita del romanzo. Ci sono uomini violenti e laidi.
Altri pavidi e bugiardi. Anche le ragazze a ben vedere peccano in lealtà e
sincerità. Ho già avuto modo di dire che l'unica veramente a posto è Emma,
la figlia di Isabella. Non giudica la madre nei suoi comportamenti spesso poco
ortodossi, ma la aiuta come può. Riflettendoci anche Adele alla fin fine ha le
sue pecche. Ma parlaci un po’ tu di loro. Un excursus veloce chiaramente.
Nelle mie storie mi piace raccontare gli animi umani in modo
trasversale. Perlustrare le zone più buie che si nascondono dietro una
normalità apparente. Credo che ognuno di noi abbia e nasconda, più o meno in
profondità, i propri mostri. Li sopprima, li trattenga quanto più gli è
possibile farlo. E a questi mostri di tanto tanto viene data l’occasione di
uscire e manifestarsi. E quando succede…Nei miei romanzi trovano sfogo diversi
personaggi aggressivi: l’aggressività, la violenza può esprimersi attraverso
svariati canali, anche nel quotidiano, in modo subdolo, quasi sfiorandoti
appena. Ne La ninnananna degli alberi non ti nascondo che la mia
preferita è Monica, apparentemente una bulla che però deve sopportare una
realtà famigliare difficile.
Io immagino non sia semplice scrivere un libro, a parte
l'attenzione che si deve dare alla scrittura in se ma, soprattutto nei gialli,
l'autore deve riuscire a ricreare l'atmosfera giusta per ciò che vuole
raccontare. Più misteriosa o più tetra più tenebrosa o più opprimente. Tutto
questo per dire che in questo libro si rimane spesso col fiato sospeso: la
suspense è presente in grande quantità, si respira l'inquietudine, si aspetta
la sorpresa da un momento all'altro. Sei bravissima a creare l'attesa, il
pericolo. Creare questa atmosfera ti è naturale o c'è un lavoro sfiancante da
fare?
E’ la parte più divertente in realtà. Adoro stimolare il
lettore, giocare con lui come il gatto col topo. Fargli cambiare idea a mano a
mano che va avanti con la lettura. La mia più grande paura è che si annoi, che
abbandoni il romanzo di punto in bianco. Questa è la ragione per cui mi impegno
nel tentativo di tenere alta la sua attenzione. Anche se temo che non sempre
sia possibile…
Arriviamo al finale. L'ho definito un finale giusto,
coerente. A me sarebbe piaciuto anche se fosse stato più spregiudicato ma posso
capire che un autore tenda a non voler esagerare troppo col cinismo. Tu
comunque quando si tratta di finali amari, senza redenzione, non ti tiri
indietro vero?
Come dicevi tu, cerco di essere coerente e abbastanza
realista. C’è chi mi rimprovera che potrei essere meno spietata, ma anche chi
mi accusa del contrario…Per quanto mi riguarda il finale deve dare al lettore
“il colpo di grazia”. Se riesci in questo intento, stupendolo, svelandogli una
verità che lui non si sarebbe mai immaginato, hai vinto, perché di quello
stupore lui si ricorderà (o almeno spero).
Se ritieni aggiungi pure qualcosa che pensi possa essere
interessante per "gustare" al meglio il tuo romanzo.
Scrivendo La ninnananna degli alberi avevo bisogno di
rifugiarmi nella mia zona confortevole, che per me è rappresentata da un
determinato periodo storico: gli anni ’90. Non ti nego che ad ispirarmi è stato
anche un libro, che ho amato moltissimo: La promessa del buio di
Riccardo Bruni (uno dei miei preferiti). Quella storia mi è rimasta incastrata
nel cuore e mi ha dato la spinta per scrivere un romanzo anch’esso ambientato
in quegli stessi anni, e che avesse come protagonisti un gruppo di ragazzi.
Sono due storie chiaramente diverse. E lungi da me volermi paragonare a lui,
che per me è unico, irraggiungibile. A volte certi libri ti cambiano la vita…e
per me quel libro è stato fondamentale. Sul serio.
L'ultima domanda esula dall’argomento principale dell’intervista ma ci tengo lo stesso a fartela, anche per conoscere un po’ quali sono le tue attuali letture. La domanda: consiglia un libro di un tuo collega, magari self come te, che vuoi che i lettori conoscano e apprezzino.
Molto volentieri: tutti i romanzi di Riccardo Bruni (anche
se ora lui scrive per La nave di Teseo e per Amazon Publishing, ma nasce come
self-publisher) e di Marco Lugli, autore notevole. La sua prosa “respira”, è
uno scrittore generoso e pieno di talento.
Ti saluto e ti ringrazio per la tua disponibilità a presto
Grazie infinite Gino, è stato come sempre appassionante fare
due chiacchiere con te. A presto!
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