LA BAMBINA DI CERA R. Castelli
Ci sono degli autori che hanno una capacità incredibile.
Quella che leggendo un loro libro, magari l'ultimo, appena uscito come in
questo caso, ci fanno risentire come a casa. Al sicuro. Tra gli affetti più
cari. I quali sai che non ti deluderanno mai. Magari dall'uscita del loro
ultimo romanzo è trascorso un anno, nel quale hai letto altre decine di libri,
viaggiando per il mondo, conoscendo personaggi incredibili, leggendo storie che
ti hanno fatto sognare, arrabbiare, rabbrividire, ma quando dopo tanto tempo
esce un loro nuovo libro, che desideravi fosse lì con te da subito dopo aver
finito il precedente, avverti nuovamente il sapore di casa, della solidità
degli affetti sinceri. Ti senti come se la tua esistenza sia, malgrado tutto,
felice, contornata dalle certezze della quotidianità. Tutte queste sensazioni
le ho avvertite dopo aver terminato il secondo romanzo giallo scritto da
Roberta Castelli, ed edito dalla Golem, con protagonista il commissario Vanedda.
Un romanzo che attendevo con trepidazione già da subito dopo aver letto le
gesta raccontate nella sua prima indagine. Le certezze di sicuro divertimento che
avevo iniziando questo romanzo e le comunque alte aspettative sono state tutte
rispettate. Ovviamente è una valutazione personale ma vi assicuro anche
oggettiva. Un libro nel quale il sorriso è assicurato. Un racconto ben scritto,
curato e solido nel quale la trama gialla forse non è così arzigogolata e
complessa come nei più alti esempi del genere ma che vede comunque una storia
ben sviluppata, dove l'ironia e la simpatia dei personaggi la fanno da padroni.
Angelo Vanedda è in grande spolvero, alle prese con un caso che metterà a dura
prova le sue doti investigative. Verrà come sempre ben supportato dalla sua
squadra, dall'ispettore Giuseppe Vaccaro in primis e da tutti gli altri
collaboratori del commissariato di Lachea. Al consueto gruppo di investigatori
si aggiungerà questa volta la figura del sovrintendente Pierluigi Falco. Il
quale metterà il cuore di Vanedda in subbuglio. Lui è felicemente accoppiato al
suo storico compagno Gerlando ma la vista di Falco lo metterà più di una volta
in difficoltà. Anche in questo romanzo una parte importante verrà recitata dal
vecchio professore di Vanedda, Gregorio Torrisi, e da suo padre. L'esito delle
indagini non sarà comunque così scontato come potrebbe sembrare in un primo
momento e l'ispettore dovrà dare fondo a tutta la sua perspicacia per
assicurare alla giustizia il vero colpevole. Come di consueto tanti sono gli
intercalare e le esclamazioni in siciliano che rendono ancora più esilaranti i
dialoghi tra i vari protagonisti. La vicenda che racconta l’autrice e di per sé
abbastanza drammatica, nella quale si descrivono anche situazioni emotivamente forti,
ma l’atmosfera dissacrante e la certezza che poi alla fine tutto si risolverà
per il meglio rendono la lettura rilassante. Vanedda il nuovo Montalbano?
Forse, chissà. Ci sono delle analogie: sono siciliani, sono ironici e
dissacranti, sono commissari di polizia, ed hanno collaboratori fedeli e
pasticcioni. Ma sono anche tanto diversi. Com'è giusto che sia. Ma non nascondo
che vedere Vanedda trasposto in TV al pari di Montalbano mi farebbe un piacere
immenso. In questo romanzo troveremo un Vanedda a volte più malinconico più
introspettivo e nel quale le vicende umane avranno un peso quasi uguale alla
trama gialla. Ancora un lavoro della Castelli da applausi che non delude e che
fa attendere con ansia la prossima nuova storia con Vanedda (e non solo)
protagonista. Complimenti.
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