Oggi nello spazio interviste ho il piacere di ospitare
l’autore Emiliano Misici. Benvenuto nel mio blog e grazie per avermi dedicato
un po’ del tuo tempo.
Prima di parlare diffusamente del tuo ultimo libro ti
chiedo di presentarti. Dove nasci e vivi, che lavoro fai e cosa ti ha fatto
decidere di scrivere un romanzo. Ma soprattutto, è più forte la passione per la
scrittura o quella per la musica?
Sono nato a Roma, e sono cresciuto all'ombra del gazometro.
Ora vivo altrove, in una zona profondamente diversa di questa città. Scrivere e
suonare, leggere e ascoltare musica sono necessità espressive comparse
contemporaneamente, quando avevo quattordici o quindici anni. Non saprei
davvero dirti quale tra queste necessità sia la più...necessaria. Sarebbe come
dover decidere cosa è più vitale tra l'acqua e l'aria.
Inutile nasconderti che i due romanzi che hai scritto io
li abbia apprezzati parecchio. Non posso quindi perdermi l’occasione di
chiederti alcune curiosità sulle tue abitudini di scrittore. La prima cosa che
vorrei chiederti è:
Quando scrivi segui una scaletta che ti sei scritto prima
o procedi lasciandoti guidare dalla storia che si sviluppa via via?
Di solito parto dai personaggi. Mi piace piazzarli in una
situazione di stasi iniziale per poi lasciarmi/lasciarli guidare dall'istinto.
A volte mi ritrovo completamente spaesato, altre volte le dita digitano pagine
e pagine in modo apparentemente autonomo e quando succede non vorresti mai
smettere. È una delle sensazioni più belle che esistano e ogni volta resto a
bocca aperta nel rileggere quello che le mani hanno scritto senza l'intervento
conscio del cervello.
Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un
genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?
Non ho un genere preferito, leggo di tutto, ma ho ovviamente
i miei autori feticcio ai quali faccio spesso ritorno. Ho finalmente imparato a
mollare i libri che non mi piacciono, è stato difficile ma ho capito che è
inutile ostinarsi a leggere qualcosa che non mi piace, sottraendo tempo a libri
migliori. Sono passato al Kindle da un anno, ma alla fine quando un libro mi
conquista lo devo possedere fisicamente. Di recente, poi, ho scoperto
anche l'audiolibro e...mi piace poter "leggere" anche in quei momenti
in cui non sarebbe possibile farlo, come al volante o al supermercato.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia? Achille e Vincenzo così come Amedeo o Lando
sono nati dalla tua creatività o sono ispirati a qualcuno che conosci?
Le storie nascono...beato chi lo sa. Nelle storie di
Vincenzo e Achille c'è molto di vissuto, ci sono storie e leggende di
quartiere. Alcuni personaggi sono modellati su una persona in particolare,
altri sono un miscuglio di caratteristiche di diverse persone. Vincenzo ha
finito per assomigliarmi più di quanto fosse mia intenzione all'inizio.
Essendo tu un grande appassionato di musica ed un valente
musicista non posso esimermi dal farti una domanda, magari un po’ strana ma, in
questo caso, assolutamente pertinente: quando scrivi deve esserci assoluto
silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale?
Confesso di aver stilato una playlist studiata appositamente
per accompagnare le mie sedute di scrittura. Considera che io scrivo "in
giro", quindi ho bisogno di isolarmi dalla realtà circostante che, spesso
e volentieri, è il vagone del treno con il quale mi reco al lavoro. Dopo i
ripetuti ascolti durante la scrittura dell'ultimo libro, la playlist ha
ormai su di me l'effetto pavloviano di affilare i neuroni e oliare gli
ingranaggi, mettendomi subito nella giusta configurazione mentale. Anche qui,
non c’è un genere che funziona meglio di un altro, l’unica caratteristica che
hanno in comune è il fatto di essere brani strumentali. La voce umana tende a
distrarmi.
In questo spazio ho il piacere di chiacchierare con
bravissimi autori. Quelli che passano di qua sono gli scrittori che io amo di
più. Sono quelli che mi hanno veramente emozionato con le loro opere. Sono
però, quasi esclusivamente, autori self publishing, perché io credo molto a
questa soluzione per pubblicare un libro. E cerco nel mio piccolo di dargli più
visibilità possibile. Come sei giunto alla decisione di autopubblicare i tuoi
romanzi? La tua è una scelta definitiva oppure ambisci ad entrare un giorno nel
“giro” delle case editrici? Non deve essere facile doversi occupare di tutti
gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci
della tua esperienza.
Come ogni aspirante scrittore, ho inviato i miei manoscritti
a molte case editrici, senza mai ricevere risposta. Qualche anno fa, con il mio
primo romanzo, ho avuto un'esperienza negativa con un editore "a
contributo" così, quando ho scoperto la possibilità del fai da te, mi è
sembrata una cosa interessante. Ha i suoi limiti, i suoi pro e i suoi contro.
Limitandomi a citare i pro, la libertà assoluta sui contenuti (che può
rivelarsi un’arma a doppio taglio), il controllo artistico sulla grafica e
l'impaginazione (e questo è pane per i miei denti, visto che di lavoro faccio
il grafico), lo stimolante aspetto dell'autopromozione sui social. Lasciami
citare poi l'autore delle foto di copertina, un mio amico fraterno dal talento
visivo smisurato di nome Stefano Federici.
Passiamo a parlare finalmente del tuo ultimo lavoro
letterario ovvero In una delle molte feritoie della notte. La seconda storia
che ha per protagonisti i due amici Vincenzo ed Achille. Ti chiedo di
presentarcelo, parlandoci dei protagonisti del romanzo, del caso che devono
affrontare ecc. Facci venir voglia di leggerlo.
La vera protagonista del libro è Sant'Austera, una versione
gotica e malata di Santa Severa la cittadina di mare dove trascorro le mie
estati. In realtà ho dovuto modificare poco e niente, ha già di suo un aspetto
sinistro che sfugge a prima vista ma è disseminata di “feritoie della notte”.
Non vorrei svelare troppo della trama, ma assicuro la giusta quantità di colpi
di scena e di sorprese. E poi, lasciamelo dire, in questo libro si ride anche.
Di sicuro ho riso molto io, scrivendolo e lo stesso è successo a molti dei
lettori che mi hanno scritto, sorpresi di questo.
Il titolo è molto curioso riprende le parole di una
vecchia canzone di De Andre’. Perché questa scelta?
Il titolo di un'opera deve funzionare come gancio, deve
impostare il clima del racconto e rifletterlo. Ero in macchina con mio figlio,
ascoltavamo Amico Fragile e, quando De Andrè ha pronunciato quella frase ho
"visto" la copertina del libro. Mi piace come suona e mi piace come
descrive sinteticamente quelle sacche di oscurità in cui possono succedere ogni
genere di nefandezze. Anche se lui, alla fine, parlava di tutt'altro.
Questo romanzo è la seconda avventura del duo Achille e
Vincenzo. Il Primo romanzo si intitolava Killers gente che uccide. Da dove hai
tratto ispirazione per la loro creazione?
L'intenzione iniziale era di omaggiare tutti gli amici che,
in un modo o nell'altro, sono entrati e usciti dalla mia vita nel corso degli
anni. Volevo comprimere tutta quella galleria di persone nei 5 o 6 protagonisti
della storia. Come ho detto, poi, complice l'uso della prima persona, Vincenzo
è stato invaso dalla mia personalità diventando a tutti gli effetti un mio
alter ego.
Solo un paio di considerazioni personali. Io amo molto
questo genere di romanzi. Non super eroi ma personaggi molto vicini a quelli
che possiamo incontrare tutti i giorni. Una scrittura che conquista
immediatamente. Buon ritmo, sorprese ed emozioni. Poi Vincenzo lo trovo un
personaggio riuscitissimo. Usa il sarcasmo e l’ironia per sdrammatizzare anche
i momenti più difficili. Con Achille forma una coppia perfetta e
affiatatissima. Per non parlare degli altri: Amedeo, Laura, Lando ecc.
Veramente complimenti. Poi sono conquistato dalla tua capacità di parlare di
argomenti molto ostici e drammatici riuscendo ad infilarli in un racconto per
la maggior parte leggero, pervaso di ironia. In un contesto generalmente sereno
arrivano improvvise queste stilettate che lasciano senza fiato. Fanno
riflettere e non poco. Poi i finali, cinici come adoro io. Perché va bene la
soluzione del caso ma anche il lieto fine no grazie, qualcosa deve andare
storto e tu questo aspetto non lo fai mai mancare, anzi a ben pensarci sei
proprio spietato. Questo è quello che penso io dei tuoi libri. Ma tu ci credi?
Ti senti di essere bravo ed apprezzato? Secondo me ti sottovaluti. Scegli il
basso profilo, perché? Ambisci a farti conoscere come meriti o preferisci
accontentarti? Scusa se te lo dico ma secondo me hai talento da vendere ma non
lo “pubblicizzi” a dovere. Qual è il tuo pensiero?
Ci credo, lo confesso. A costo di apparire immodesto,
ammetto di sentirmi bravo. Ho ricevuto molti apprezzamenti, alcuni fin troppo
lusinghieri. Il basso profilo a cui ti riferisci non è affatto una mia scelta.
È chiaro che preferirei finire nelle vetrine delle librerie, magari pubblicato
da Einaudi o Minimum Fax. Credo che l'aspirazione di ogni scrittore sia
arrivare a più persone possibili e io non mi discosto da questo (anche se con
il self publishing questo non è così semplice). Una cosa è sicura, piuttosto
che finire nelle grinfie di un editore “un tanto al chilo” (come li chiamo io),
continuo a scegliere l’autopubblicazione, sperando nella recensione giusta,
quella che dà la visibilità che sento di meritare.
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già
ai dettagli?
Sto scrivendo qualcosa che, al momento, non so ancora dove
mi porterà. E poi sto prendendo in considerazione l’idea di scrivere il terzo
capitolo della serie di Vincenzo e Achille, viste le numerose richieste in
questo senso da parte di tanti affettuosi lettori e visto quanto mi diverto in
compagnia di quei due.
Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta
fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché
sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni
importante far sapere ai lettori….
Ti ringrazio infinitamente e ti assicuro che la voglia non
si affievolirà mai. Un saluto ai tuoi lettori e una raccomandazione: quando
leggete un libro che vi è piaciuto, promuovetelo, passate parola, recensitelo.
Soprattutto se è un libro autoprodotto, che ne ha ancora più bisogno.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
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