martedì 12 gennaio 2021

INTERVISTA A EMILIANO MISICI

 





Oggi nello spazio interviste ho il piacere di ospitare l’autore Emiliano Misici. Benvenuto nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. 

Prima di parlare diffusamente del tuo ultimo libro ti chiedo di presentarti. Dove nasci e vivi, che lavoro fai e cosa ti ha fatto decidere di scrivere un romanzo. Ma soprattutto, è più forte la passione per la scrittura o quella per la musica?

Sono nato a Roma, e sono cresciuto all'ombra del gazometro. Ora vivo altrove, in una zona profondamente diversa di questa città. Scrivere e suonare, leggere e ascoltare musica sono necessità espressive comparse contemporaneamente, quando avevo quattordici o quindici anni. Non saprei davvero dirti quale tra queste necessità sia la più...necessaria. Sarebbe come dover decidere cosa è più vitale tra l'acqua e l'aria.

 

Inutile nasconderti che i due romanzi che hai scritto io li abbia apprezzati parecchio. Non posso quindi perdermi l’occasione di chiederti alcune curiosità sulle tue abitudini di scrittore. La prima cosa che vorrei chiederti è: 

Quando scrivi segui una scaletta che ti sei scritto prima o procedi lasciandoti guidare dalla storia che si sviluppa via via?

Di solito parto dai personaggi. Mi piace piazzarli in una situazione di stasi iniziale per poi lasciarmi/lasciarli guidare dall'istinto. A volte mi ritrovo completamente spaesato, altre volte le dita digitano pagine e pagine in modo apparentemente autonomo e quando succede non vorresti mai smettere. È una delle sensazioni più belle che esistano e ogni volta resto a bocca aperta nel rileggere quello che le mani hanno scritto senza l'intervento conscio del cervello.

 

 Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?

Non ho un genere preferito, leggo di tutto, ma ho ovviamente i miei autori feticcio ai quali faccio spesso ritorno. Ho finalmente imparato a mollare i libri che non mi piacciono, è stato difficile ma ho capito che è inutile ostinarsi a leggere qualcosa che non mi piace, sottraendo tempo a libri migliori. Sono passato al Kindle da un anno, ma alla fine quando un libro mi conquista lo devo possedere fisicamente. Di recente, poi, ho scoperto anche l'audiolibro e...mi piace poter "leggere" anche in quei momenti in cui non sarebbe possibile farlo, come al volante o al supermercato.

 

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia? Achille e Vincenzo così come Amedeo o Lando sono nati dalla tua creatività o sono ispirati a qualcuno che conosci?

Le storie nascono...beato chi lo sa. Nelle storie di Vincenzo e Achille c'è molto di vissuto, ci sono storie e leggende di quartiere. Alcuni personaggi sono modellati su una persona in particolare, altri sono un miscuglio di caratteristiche di diverse persone. Vincenzo ha finito per assomigliarmi più di quanto fosse mia intenzione all'inizio.

 

Essendo tu un grande appassionato di musica ed un valente musicista non posso esimermi dal farti una domanda, magari un po’ strana ma, in questo caso, assolutamente pertinente: quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale?

Confesso di aver stilato una playlist studiata appositamente per accompagnare le mie sedute di scrittura. Considera che io scrivo "in giro", quindi ho bisogno di isolarmi dalla realtà circostante che, spesso e volentieri, è il vagone del treno con il quale mi reco al lavoro. Dopo i ripetuti ascolti durante la scrittura dell'ultimo libro, la playlist ha ormai su di me l'effetto pavloviano di affilare i neuroni e oliare gli ingranaggi, mettendomi subito nella giusta configurazione mentale. Anche qui, non c’è un genere che funziona meglio di un altro, l’unica caratteristica che hanno in comune è il fatto di essere brani strumentali. La voce umana tende a distrarmi.

 

In questo spazio ho il piacere di chiacchierare con bravissimi autori. Quelli che passano di qua sono gli scrittori che io amo di più. Sono quelli che mi hanno veramente emozionato con le loro opere. Sono però, quasi esclusivamente, autori self publishing, perché io credo molto a questa soluzione per pubblicare un libro. E cerco nel mio piccolo di dargli più visibilità possibile. Come sei giunto alla decisione di autopubblicare i tuoi romanzi? La tua è una scelta definitiva oppure ambisci ad entrare un giorno nel “giro” delle case editrici? Non deve essere facile doversi occupare di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.

Come ogni aspirante scrittore, ho inviato i miei manoscritti a molte case editrici, senza mai ricevere risposta. Qualche anno fa, con il mio primo romanzo, ho avuto un'esperienza negativa con un editore "a contributo" così, quando ho scoperto la possibilità del fai da te, mi è sembrata una cosa interessante. Ha i suoi limiti, i suoi pro e i suoi contro. Limitandomi a citare i pro, la libertà assoluta sui contenuti (che può rivelarsi un’arma a doppio taglio), il controllo artistico sulla grafica e l'impaginazione (e questo è pane per i miei denti, visto che di lavoro faccio il grafico), lo stimolante aspetto dell'autopromozione sui social. Lasciami citare poi l'autore delle foto di copertina, un mio amico fraterno dal talento visivo smisurato di nome Stefano Federici.

 

Passiamo a parlare finalmente del tuo ultimo lavoro letterario ovvero In una delle molte feritoie della notte. La seconda storia che ha per protagonisti i due amici Vincenzo ed Achille. Ti chiedo di presentarcelo, parlandoci dei protagonisti del romanzo, del caso che devono affrontare ecc. Facci venir voglia di leggerlo.

La vera protagonista del libro è Sant'Austera, una versione gotica e malata di Santa Severa la cittadina di mare dove trascorro le mie estati. In realtà ho dovuto modificare poco e niente, ha già di suo un aspetto sinistro che sfugge a prima vista ma è disseminata di “feritoie della notte”. Non vorrei svelare troppo della trama, ma assicuro la giusta quantità di colpi di scena e di sorprese. E poi, lasciamelo dire, in questo libro si ride anche. Di sicuro ho riso molto io, scrivendolo e lo stesso è successo a molti dei lettori che mi hanno scritto, sorpresi di questo.

 

Il titolo è molto curioso riprende le parole di una vecchia canzone di De Andre’. Perché questa scelta? 

Il titolo di un'opera deve funzionare come gancio, deve impostare il clima del racconto e rifletterlo. Ero in macchina con mio figlio, ascoltavamo Amico Fragile e, quando De Andrè ha pronunciato quella frase ho "visto" la copertina del libro. Mi piace come suona e mi piace come descrive sinteticamente quelle sacche di oscurità in cui possono succedere ogni genere di nefandezze. Anche se lui, alla fine, parlava di tutt'altro.

 

Questo romanzo è la seconda avventura del duo Achille e Vincenzo. Il Primo romanzo si intitolava Killers gente che uccide. Da dove hai tratto ispirazione per la loro creazione?

L'intenzione iniziale era di omaggiare tutti gli amici che, in un modo o nell'altro, sono entrati e usciti dalla mia vita nel corso degli anni. Volevo comprimere tutta quella galleria di persone nei 5 o 6 protagonisti della storia. Come ho detto, poi, complice l'uso della prima persona, Vincenzo è stato invaso dalla mia personalità diventando a tutti gli effetti un mio alter ego.

 

Solo un paio di considerazioni personali. Io amo molto questo genere di romanzi. Non super eroi ma personaggi molto vicini a quelli che possiamo incontrare tutti i giorni. Una scrittura che conquista immediatamente. Buon ritmo, sorprese ed emozioni. Poi Vincenzo lo trovo un personaggio riuscitissimo. Usa il sarcasmo e l’ironia per sdrammatizzare anche i momenti più difficili. Con Achille forma una coppia perfetta e affiatatissima. Per non parlare degli altri: Amedeo, Laura, Lando ecc. Veramente complimenti. Poi sono conquistato dalla tua capacità di parlare di argomenti molto ostici e drammatici riuscendo ad infilarli in un racconto per la maggior parte leggero, pervaso di ironia. In un contesto generalmente sereno arrivano improvvise queste stilettate che lasciano senza fiato. Fanno riflettere e non poco. Poi i finali, cinici come adoro io. Perché va bene la soluzione del caso ma anche il lieto fine no grazie, qualcosa deve andare storto e tu questo aspetto non lo fai mai mancare, anzi a ben pensarci sei proprio spietato. Questo è quello che penso io dei tuoi libri. Ma tu ci credi? Ti senti di essere bravo ed apprezzato? Secondo me ti sottovaluti. Scegli il basso profilo, perché? Ambisci a farti conoscere come meriti o preferisci accontentarti? Scusa se te lo dico ma secondo me hai talento da vendere ma non lo “pubblicizzi” a dovere. Qual è il tuo pensiero?

Ci credo, lo confesso. A costo di apparire immodesto, ammetto di sentirmi bravo. Ho ricevuto molti apprezzamenti, alcuni fin troppo lusinghieri. Il basso profilo a cui ti riferisci non è affatto una mia scelta. È chiaro che preferirei finire nelle vetrine delle librerie, magari pubblicato da Einaudi o Minimum Fax. Credo che l'aspirazione di ogni scrittore sia arrivare a più persone possibili e io non mi discosto da questo (anche se con il self publishing questo non è così semplice). Una cosa è sicura, piuttosto che finire nelle grinfie di un editore “un tanto al chilo” (come li chiamo io), continuo a scegliere l’autopubblicazione, sperando nella recensione giusta, quella che dà la visibilità che sento di meritare.

 

Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già ai dettagli? 

Sto scrivendo qualcosa che, al momento, non so ancora dove mi porterà. E poi sto prendendo in considerazione l’idea di scrivere il terzo capitolo della serie di Vincenzo e Achille, viste le numerose richieste in questo senso da parte di tanti affettuosi lettori e visto quanto mi diverto in compagnia di quei due.

 

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

Ti ringrazio infinitamente e ti assicuro che la voglia non si affievolirà mai. Un saluto ai tuoi lettori e una raccomandazione: quando leggete un libro che vi è piaciuto, promuovetelo, passate parola, recensitelo. Soprattutto se è un libro autoprodotto, che ne ha ancora più bisogno. 

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

 

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.

 


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