Oggi nello spazio interviste ho il piacere di ospitare l’autrice Sara Ferri. Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo.
Anche a te prima faccio un po’ di domande di carattere
generale, magari un po’ banali, ma che ci aiutano a conoscere meglio le tue
abitudini di scrittrice e di lettrice. Allora Sara raccontaci un po’ di te dove
nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce
l’idea di scrivere romanzi.
Innanzitutto grazie Gino per questa occasione di
“raccontarmi”.
Sono nata a Pesaro, una bella cittadina affacciata al mare
Adriatico. Sin da bambina mi sono lasciata affascinare da tutto ciò che fosse
scientifico e che avesse a che fare con la natura, così, alle superiori, ho
frequentato la scuola Agraria che, qui a Pesaro, è ubicata all’interno di Villa
Caprile. Andare ogni giorno a scuola in questo luogo meraviglioso è stata
un’esperienza indimenticabile. Lo rimpiango ancora! Finite le scuole superiori
mi sono iscritta a Scienze Biologiche e poi a Biotecnologie Industriali.
Tuttavia, nonostante il mio percorso di studi prevedesse un lavoro tipicamente
laboratoriale, mi sono trovata, per esigenze economiche, a fare tutt’altro
lavoro. Infatti, durante l’università triennale ho iniziato a lavorare nel
negozio di mobili familiare. Ho portato comunque a termine la laurea
specialistica ma ho continuato a lavorare come arredatrice per quasi dodici
anni. Dal lavoro di laboratorio il salto è stato enorme, ma molto entusiasmante.
Avere a che fare con persone ogni volta diverse, con esigenze e gusti
differenti, mi ha dato grande soddisfazione. Arredare le case delle persone è
un lavoro difficile ma capace di regalare grande soddisfazione. Abituata
a ghigliottinare cavie di laboratorio (sì, proprio ghigliottinare purtroppo),
lavorare in un ambiente così eclettico e ricco di stimoli come l'arredamento
d’interni mi ha dato grande gioia.
Poi, però, nel 2009, la crisi ha leso fortemente il mercato
del mobile e il mio lavoro è diventato sempre più difficile, fino ad annullarsi
del tutto. Sono stata licenziata nel 2015, dopo una riduzione drastica
dell’orario. Questo mi ha portato ad avere molto tempo libero. Tempo che ho
dedicato alla mia prima passione: la lettura. Poi, decimando libri, mi
lambiccavo alla ricerca di un giallo che rispettasse certi canoni e così mi
sono detta: ma perchè non lo scrivo io un libro così? Da cosa nasce cosa e
quella che era solo un’idea si è concretizzata in un primo romanzo, che poi è
sfociato in un secondo e in un terzo (che deve ancora vedere la luce). Ora,
dopo aver provato quasi ogni tipo di lavoro, sono tornata un pò alle origini e
ho deciso di far fruttare la mia laurea. Così sono diventata docente. Dal 2016
insegno in un Istituto privato e, dallo scorso anno, anche nelle scuole
pubbliche.
Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere
preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?
Leggo libri che sono agli antipodi. In me convive questa
dicotomia: il nero più profondo e il rosa confetto. Quindi leggo, in primis,
gialli, thriller e noir… ma anche, soprattutto quando mi sento abbattuta,
romanzi rosa, prettamente storici ma anche contemporanei. Mi piace la
sensazione della carta che scivola tra le mani. Sfogliare un libro è una
sensazione che appaga i sensi, il tatto, la vista e anche l’olfatto, ma, visto
che vivo in 80 mq di casa e ho due figli, mio marito, per non finire sotterrato
dai libri, si è visto costretto a regalarmi un lettore digitale. Dopo un
primo, brevissimo, momento di repulsione ho imparato ad apprezzare la
versatilità di questo strumento e ora non riesco più a rinunciarvi.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia?
Non amo i telegiornali. Gli argomenti che vengono sciorinati
ogni giorno mi tolgono la gioia di vivere. L’odio, il dolore e tutto il brutto
che accade ogni giorno non mi è di stimolo, anzi, ha su di me l’effetto di un
tappeto ignifugo su un fuoco ben alimentato. Prendo spunto dal quotidiano. La
vita, con i suoi alti e bassi, è un calderone pieno di idee. Chi ha letto i
miei libri lo avrà capito: amo parlare di ingiustizia. Quello che accade nella
realtà quotidiana, il male che scorre in ciò che accade ogni giorno, nei miei
libri viene analizzato fin nei minimi dettagli e alla fine c’è sempre una sorta
di giustizia che nella realtà difficilmente si ottiene. I cattivi a volte non
lo sono quanto pensiamo.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre
dalla narrazione?
Purtroppo per la mia editor io vivo e scrivo nel caos. Sono
ordinata nella vita di tutti i giorni, quanto sono invece incasinata nella mia
testa. Mi lascio trasportare da quello che devo dire. Scrivo senza uno schema
in testa, ma con un solo e unico obiettivo ben chiaro in mente: esprimere il
mio punto di vista, portare il lettore verso ciò che reputo importante e vero.
Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti
concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci
un momento particolare della giornata?
Adoro scrivere con le cuffie nelle orecchie e una playlist
che, periodicamente, aggiorno. In realtà, ho diverse playlist tra cui scegliere
in base al mio stato d’animo del momento e, soprattutto alla scena che mi
accingo a scrivere. Questo però accadeva prima della nascita del secondo
figlio. Ora mi sono abituata a scrivere veramente in ogni attimo libero con un
sottofondo musicale che spazia dal: “mammaaaaa ho fame!” all’isteria di un
pianto infantile, passando per momenti che forse, in questa sede, è meglio non
menzionare!
Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico?
Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare
far fare le domande direttamente al pubblico?
Non mi piacciono le presentazioni. So che questa risposta potrebbe
lasciare basiti, ma è la verità. Non è il confronto davanti ad un pubblico che
temo, anzi. Adoro trovarmi davanti una platea interessata e loquace, ma, nella
realtà dei fatti, questa è una cosa che capita assai di rado. Perchè diciamoci
la verità: alle presentazioni ci sono sempre poche persone. A volte anche a
quelle dei “big”, figuriamoci alle mie. In ogni caso, se dovessi pensare
ad una presentazione “idilliaca” questa sarebbe composta da una folla di 15/20
persone, non ci sarebbe alcun moderatore, ma sarebbe il pubblico stesso a
portare avanti la serata (perchè io amo le presentazioni del tardo pomeriggio:
autunno, bicchiere di vino, qualche stuzzichino e libri… what else?).
Sono molto affezionato al personaggio di Noelia. So
anche, ma ne parleremo più approfonditamente dopo, che per il tuo terzo romanzo
era pronta una nuova protagonista femminile, ma per ora vorrei solo sapere se
preferisci scrivere libri stand alone che non danno origine a serie o il
personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi
romanzi? Forse la domanda più corretta in questo caso sarebbe: Noelia era nata
per esistere in un solo romanzo oppure era già nelle tue intenzioni farla
diventare un personaggio seriale?
Noelia esisterà sempre (sempre che non decida di farla
morire! ahahah) ma non vedo un orizzonte sterminato per lei. La vedo
scomparire, magari solo momentaneamente dopo, due/tre storie, per poi comparire
di nuovo più avanti. Chissà, magari in un’altra città, magari in una storia
completamente diversa, magari tra molti molti anni. Per ora, anche nel terzo,
sarà lei la protagonista, affiancata da un’altra figura femminile che io adoro…
poi, Noelia si prenderà un periodo di riposo.
In questo spazio ho il piacere di chiacchierare con
bravissimi autori. Quelli che passano di qua sono gli scrittori che io amo di
più. Sono quelli che mi hanno veramente emozionato con i loro romanzi. Tu sei
una di loro e non lo dico per compiacerti, lo sai bene. Sono però, quasi
esclusivamente, autori self pubblishing, perché io credo molto a questa
soluzione per pubblicare un libro. Tu, invece, hai fatto un percorso diverso.
Hai pubblicato subito il tuo romanzo d’esordio per una casa editrice anche ben
strutturata. Per te deve essere stata una bella iniezione di autostima. Sono
curioso, ci spieghi come è andata?
Devo ammettere che, all’epoca, quando portai a termine il
primo romanzo (Caldo amaro), non pensavo nemmeno lontanamente di poterlo vedere
pubblicato. All’epoca mi sono affidata ad una editor che è anche un’amica, per
l’editing. E’ stata lei a scegliere una “rosa” di case editrici a cui proporre
il romanzo, una volta finito. Ho ricevuto tre proposte, all’epoca, ma i ragazzi
della Alter Ego sono stati gli unici a chiamarmi personalmente. Parlare con
Danilo Bultrini per più di un’ora del mio romanzo che avevano ricevuto e letto
con entusiasmo, della loro proposta editoriale e anche di dettagli più pratici,
come il design della copertina, mi ha riempito d’orgoglio. Mi piace scrivere e
mi piace farlo bene. E con questo non voglio dire che ciò che scrivo debba
piacere a tutti, anzi. Vorrei arrivare al punto in cui ogni lettore, una volta
letto qualcosa di mio, arrivasse a dirmi: “Questa parte è molto bella, ma,
secondo me, dovresti modificare questo o quello…..”. Vorrei che ogni lettore
plasmasse i miei personaggi per renderli sempre più tangibili e veri. Vorrei
che le mie storie potessero entrare in ogni persona che le legge, lasciando un
pezzo di qualcosa. E vorrei che ogni lettore mi dicesse come migliorare per poter
rendere ciò che scrivo parte di ognuno di loro.
Hai pubblicato i primi due romanzi con Noelia
protagonista. Mi sembra siano andati anche piuttosto bene, soprattutto
Dimentica la notte. Poi hai deciso di mettere un attimo Noelia in panchina ed
hai creato un nuovo personaggio in un nuovo romanzo, il terzo. Che però non ha
mai visto la luce. Spero possa essere pubblicato presto anche se…Chiaramente
non è forse questo il luogo adatto per parlare di queste “disavventure” da
scrittore, ma io vorrei solo un po’ capire perché una scrittrice promettente
come te non riesce a veder pubblicato il frutto del suo impegno, quello che
porta via tanto tempo alla famiglia, al lavoro ed al riposo. Quali contrattempi
sono sopravvenuti che ne impediscono la pubblicazione. Soprattutto a me manca
tanto leggere un tuo libro, una tua storia. Già Fabio Girelli, uno degli autori
che apprezzo di più, mi ha detto, nella precedente intervista, che
probabilmente ha smesso per sempre con la scrittura. Tu, a questo punto, devi
darmi per forza buone notizie.
Non posso crederci!!! Quello che mi dici su Fabio è
terribile! Ho amato il suo “la pelle del lupo”. Ma questa notizia,
nonostante sia un duro colpo, non mi lascia del tutto basita. In questo periodo
sto pensando anche io di smettere definitivamente di scrivere. Non ho più le
forze per lottare. Mi sento un pò Don Chisciotte non contro i mulini, bensì
contro i grandi della scrittura moderna. Molti di coloro che vengono definiti
“big” del genere thriller (parlo di autori italiani) non meritano la fama che
li segue. Mi spiace dirlo, ma, dopo aver letto tanti libri di autori italiani
molto conosciuti, sono tornata agli esordienti. Tra i tanti nuovi nomi ce ne
sono alcuni davvero meritevoli. Uno su tutti è Francois Morlupi, bravissimo, ma
anche Marco Minicangeli e Roberto Leonardi. Tra i più conosciuti invece, i miei
preferiti rimangono Piernicola Silvis e Pulixi. Eppure, nelle pagine di
lettura che seguo continuo a vedere sempre gli stessi nomi. Sempre gli stessi
autori, sempre gli stessi titoli. Così, recentemente, sono tornata a leggere
gli autori stranieri. Ho riscoperto Beckett e Maxime Chattam. Adoro questi due
scrittori.
Parlando del mio terzo romanzo devo fare ammenda. Ho peccato
di ingordigia, pensando che, avendo già un contratto con una casa editrice,
fosse automatico che pubblicassero un mio nuovo libro. E ho peccato anche di
fretta. Come dice il detto? “la gatta frettolosa ha partorito i gattini
ciechi”. Il mio terzo libro, in realtà era un estratto di quello che volevo
dire. Ho avuto fretta di dare qualcosa in mano alla casa editrice, senza
dedicare abbastanza tempo al lavoro di sistemazione che questo progetto
prevedeva. Ma non mi sono lasciata abbattere, almeno non del tutto, da questo
“NO” che ho ricevuto. Fa bene alla propria personalità ricevere dei NO. E’
molto più stimolante, la sfida nascosta dietro ad un rifiuto di quella che si
cela dietro ad un lavoro grossolano e poco attento per la pubblicazione di un
romanzo che non sarebbe degno di questo nome. Inoltre va detto anche che la mia
casa editrice, come tutte penso, in questo periodo, avrà affrontato un periodo
difficile in cui la pubblicazione di un nuovo romanzo non è cosa da prendere
alla leggera. In ogni caso il terzo libro è ormai scritto. Sta prendendo forma dopo
svariate e sempre nuovi rimaneggiamenti e revisioni….ma prima o poi vedrà la
luce.
Tu hai mai preso in esame l’idea di autopubblicarti? O la
trovi una strada non percorribile? Ritieni imprescindibile la presenza al tuo
fianco di una casa editrice?
Assolutamente sì, ed è un’idea che non ancora del tutto
abbandonato. Non mi dispiace affatto pensare di fare tutto da sola. Non credo
che sia strettamente obbligatorio avere alle spalle una casa editrice. Ho letto
libri di Rizzoli, Longanesi e Mondadori noiosi, scritti male e con refusi. Ho
organizzato presentazioni, firmacopie e eventi di tutti i tipi per i miei libri
in totale autonomia, coadiuvata in questo lavoro dalla mia agenzia letteraria.
Infatti se non reputo necessaria la collaborazione con una casa editrice, è
invece, a mio avviso importante avvalersi di persone che ti seguano in un
percorso difficile e tortuoso come può esserlo quello della scrittura. Per
questo sono contenta delle ragazze della mia agenzia letteraria, che mi
supportano e mi stimolano continuamente.
Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro, Dimentica la
notte. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
Dimentica la notte era già nella mia testa prima che Caldo
Amaro venisse pubblicato. Durante l’editing di Caldo Amaro, mi prendevo del
“tempo” extra per scrivere il secondo libro, perché sentivo proprio l’esigenza
di farlo. L’ho scritto in pochissimo tempo (circa sei mesi). Lo stimolo
principale per questo libro è stato il senso di impotenza di fronte ad alcuni
fatti di cronaca che vedevo scorrere in televisione. Provo un senso di
frustrazione soffocante nel leggere alcune notizie. Non esiste giustizia per
alcuni crimini, non in Italia per lo meno. I cattivi finiscono in carcere
(quando va bene) ma il male che è stato fatto non trova soddisfazione. Le vite
degli altri vengono calpestate, ignorate, malmenate e il dolore è l’unico
sentimento che rimane a fare compagnia a chi resta qui, su questa terra, a
piangere i propri cari.
Parliamo un po’ del romanzo che uscirà, spero, a breve. Dicci
il titolo (se puoi) e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi
personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….
Nessun titolo… non ancora. Ne ho alcuni in mente ma sento
che non sono ancora quelli giusti. Il respiro del buio, Ciò che resta di me,
L’ombra del passato potrebbero essere titoli papabili, ma ancora non mi
convincono. E’ ambientato a Rimini, come Dimentica la notte. Ci sarà
ancora Noelia, più agguerrita che mai, con la sua squadra, De Sanctis,
Gianfranchi, Spina….Questa volta però ci sarà un richiamo molto forte a
qualcosa che è accaduto in Dimentica la notte ma che, semplicemente, è stato
lasciato a decantare come evento “di contorno” della storia. Ho voluto
analizzare un sentimento antico quanto il dolore, e altrettanto forte: la
rabbia! Mi sono inoltre voluta cimentare nell’analizzare uno stato emotivo
che non ho mai voluto testare nei precedenti libri, la follia. Quel senso di
smarrimento che nasce da ciò che ci accade e che ci lascia senza parole,
distrutti nell’animo e pieni di rancore, che sfocia in un atteggiamento
autodistruttivo e colpevolizzante. Un loop che ci rende refrattari alla gioia
di vivere, che ci porta ad isolarci, a vedere il brutto in tutto ciò che ci
circonda. Ecco, è un pò il mio stato d’animo, e quello di molte altre persone
immagino. Quello che ci circonda ci regala poche gioie, tanti dolori e molte
incertezze. Insomma, anche questa volta, ci sarà un pò di me in questa storia …
e, come negli altri libri, alla fine, giustizia verrà fatta!
Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti
trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Non mi piace studiare i luoghi e le ambientazioni. Mi trovo
a mio agio solo nei paesaggi e nei contesti che conosco, mentre invece, come
per gli altri due libri, ho dovuto rispolverare i miei libri universitari per
sviscerare argomenti che avevo dimenticato o che richiedevano uno studio
approfondito prima di poter essere trattati.
Preferisci di più i finali accomodanti (col lieto fine),
o preferisci lasciare qualcosa di non concluso o poco definito? Ti piacciono i
finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche protagonista importante
incorre in qualche…“incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e
contenti?
Il lieto fine lo lascio ai romanzi rosa, che io adoro. Amo
questo genere proprio perchè ci sono momenti in cui, dopo tutto quello che vedo
e che sento accadere, ho bisogno del “Lieto fine”. E’ quello che desidero nella
mia vita, o che mi piacerebbe che accadesse. Ma nella realtà non sempre tutto
va come vogliamo, quindi ben venga per il finale “inconcluso”. Una storia che
entra dentro l’altra, lasciando qualcosa di sé e portando qualcosa in quella
successiva.
Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai
pubblicato altri romanzi precedentemente a questo? Stai scrivendo qualcosa in
questo periodo?
Eh si, ho qualche colpo in canna, ma non posso dire il
calibro! Prima di Caldo Amaro non avevo pubblicato nulla, ma scritto
tanto! E adesso forse è arrivato il momento di fare “il cambio dell’armadio”
rispolverando qualcosa che è rimasto nel fantomatico cassetto per molto tempo. E’
qualcosa di nuovo, diverso e non so nemmeno se lo pubblicherò con il mio nome.
Insomma, potrebbe esserci, in futuro, un risvolto di me che nessuno conosce ma
che mi piace molto. Chissà!?
Come ho già avuto modo di dire io apprezzo molto gli
autori self, quelli che hanno “l’ardire” di auto pubblicarsi. Questo per una
lunga serie di motivi, non ultima la possibilità di non dover sottostare alle
prassi, spesso poco nitide, delle case editrici. Prima dei saluti finali mi
piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Inutile
nascondere che il comportamento a te riservato ti ha un po’…”spiazzato”, non
era probabilmente quello che ti aspettavi. Che conclusioni ne hai tratto? Cosa
ti potrebbe far tornare l’entusiasmo per scrivere nuove storie?
Forse Gino è meglio che a questa domanda non risponda!
D’accordo non c’è problema. Io da bravo ficcanaso devo
sempre cercare di andare sempre più in profondità nei pensieri di chi
intervisto. Ovviamente sta poi a lei (o lui) decidere se rispondere o meno.
Scegli di passare. Perfetto. Siamo comunque giunti al termine della chiacchierata.
Ti ringrazio ti auguro tanta fortuna e spero di rivedere presto un tuo nuovo
libro sugli scaffali di una libreria perché sei veramente brava. Se ritieni
puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….
Gino io ringrazio te per la passione che trasmetti. Sapere
di essere letta da te è un onore, un privilegio e una gioia. Grazie ancora.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
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