giovedì 24 settembre 2020

INTERVISTA A SARA FERRI

 




Oggi nello spazio interviste ho il piacere di ospitare l’autrice Sara Ferri. Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. 

Anche a te prima faccio un po’ di domande di carattere generale, magari un po’ banali, ma che ci aiutano a conoscere meglio le tue abitudini di scrittrice e di lettrice. Allora Sara raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.

Innanzitutto grazie Gino per questa occasione di “raccontarmi”. 

Sono nata a Pesaro, una bella cittadina affacciata al mare Adriatico. Sin da bambina mi sono lasciata affascinare da tutto ciò che fosse scientifico e che avesse a che fare con la natura, così, alle superiori, ho frequentato la scuola Agraria che, qui a Pesaro, è ubicata all’interno di Villa Caprile. Andare ogni giorno a scuola in questo luogo meraviglioso è stata un’esperienza indimenticabile. Lo rimpiango ancora! Finite le scuole superiori mi sono iscritta a Scienze Biologiche e poi a Biotecnologie Industriali. Tuttavia, nonostante il mio percorso di studi prevedesse un lavoro tipicamente laboratoriale, mi sono trovata, per esigenze economiche, a fare tutt’altro lavoro. Infatti, durante l’università triennale ho iniziato a lavorare nel negozio di mobili familiare. Ho portato comunque a termine la laurea specialistica ma ho continuato a lavorare come arredatrice per quasi dodici anni. Dal lavoro di laboratorio il salto è stato enorme, ma molto entusiasmante. Avere a che fare con persone ogni volta diverse, con esigenze e gusti differenti, mi ha dato grande soddisfazione. Arredare le case delle persone è un lavoro difficile ma capace di regalare grande soddisfazione.  Abituata a ghigliottinare cavie di laboratorio (sì, proprio ghigliottinare purtroppo), lavorare in un ambiente così eclettico e ricco di stimoli come l'arredamento d’interni mi ha dato grande gioia.

Poi, però, nel 2009, la crisi ha leso fortemente il mercato del mobile e il mio lavoro è diventato sempre più difficile, fino ad annullarsi del tutto. Sono stata licenziata nel 2015, dopo una riduzione drastica dell’orario. Questo mi ha portato ad avere molto tempo libero. Tempo che ho dedicato alla mia prima passione: la lettura. Poi, decimando libri, mi lambiccavo alla ricerca di un giallo che rispettasse certi canoni e così mi sono detta: ma perchè non lo scrivo io un libro così? Da cosa nasce cosa e quella che era solo un’idea si è concretizzata in un primo romanzo, che poi è sfociato in un secondo e in un terzo (che deve ancora vedere la luce). Ora, dopo aver provato quasi ogni tipo di lavoro, sono tornata un pò alle origini e ho deciso di far fruttare la mia laurea. Così sono diventata docente. Dal 2016 insegno in un Istituto privato e, dallo scorso anno, anche nelle scuole pubbliche.

 

Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? 

Leggo libri che sono agli antipodi. In me convive questa dicotomia: il nero più profondo e il rosa confetto. Quindi leggo, in primis, gialli, thriller e noir… ma anche, soprattutto quando mi sento abbattuta, romanzi rosa, prettamente storici ma anche contemporanei.  Mi piace la sensazione della carta che scivola tra le mani. Sfogliare un libro è una sensazione che appaga i sensi, il tatto, la vista e anche l’olfatto, ma, visto che vivo in 80 mq di casa e ho due figli, mio marito, per non finire sotterrato dai libri, si è visto costretto a regalarmi un lettore digitale.  Dopo un primo, brevissimo, momento di repulsione ho imparato ad apprezzare la versatilità di questo strumento e ora non riesco più a rinunciarvi.

 

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?

Non amo i telegiornali. Gli argomenti che vengono sciorinati ogni giorno mi tolgono la gioia di vivere. L’odio, il dolore e tutto il brutto che accade ogni giorno non mi è di stimolo, anzi, ha su di me l’effetto di un tappeto ignifugo su un fuoco ben alimentato. Prendo spunto dal quotidiano. La vita, con i suoi alti e bassi, è un calderone pieno di idee. Chi ha letto i miei libri lo avrà capito: amo parlare di ingiustizia. Quello che accade nella realtà quotidiana, il male che scorre in ciò che accade ogni giorno, nei miei libri viene analizzato fin nei minimi dettagli e alla fine c’è sempre una sorta di giustizia che nella realtà difficilmente si ottiene. I cattivi a volte non lo sono quanto pensiamo.

 

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?

Purtroppo per la mia editor io vivo e scrivo nel caos. Sono ordinata nella vita di tutti i giorni, quanto sono invece incasinata nella mia testa. Mi lascio trasportare da quello che devo dire. Scrivo senza uno schema in testa, ma con un solo e unico obiettivo ben chiaro in mente: esprimere il mio punto di vista, portare il lettore verso ciò che reputo importante e vero.

 

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?

Adoro scrivere con le cuffie nelle orecchie e una playlist che, periodicamente, aggiorno. In realtà, ho diverse playlist tra cui scegliere in base al mio stato d’animo del momento e, soprattutto alla scena che mi accingo a scrivere. Questo però accadeva prima della nascita del secondo figlio. Ora mi sono abituata a scrivere veramente in ogni attimo libero con un sottofondo musicale che spazia dal: “mammaaaaa ho fame!” all’isteria di un pianto infantile, passando per momenti che forse, in questa sede, è meglio non menzionare!

 

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?

Non mi piacciono le presentazioni. So che questa risposta potrebbe lasciare basiti, ma è la verità. Non è il confronto davanti ad un pubblico che temo, anzi. Adoro trovarmi davanti una platea interessata e loquace, ma, nella realtà dei fatti, questa è una cosa che capita assai di rado. Perchè diciamoci la verità: alle presentazioni ci sono sempre poche persone. A volte anche a quelle dei “big”, figuriamoci alle mie.  In ogni caso, se dovessi pensare ad una presentazione “idilliaca” questa sarebbe composta da una folla di 15/20 persone, non ci sarebbe alcun moderatore, ma sarebbe il pubblico stesso a portare avanti la serata (perchè io amo le presentazioni del tardo pomeriggio: autunno, bicchiere di vino, qualche stuzzichino e libri… what else?).

 

Sono molto affezionato al personaggio di Noelia. So anche, ma ne parleremo più approfonditamente dopo, che per il tuo terzo romanzo era pronta una nuova protagonista femminile, ma per ora vorrei solo sapere se preferisci scrivere libri stand alone che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi? Forse la domanda più corretta in questo caso sarebbe: Noelia era nata per esistere in un solo romanzo oppure era già nelle tue intenzioni farla diventare un personaggio seriale?

Noelia esisterà sempre (sempre che non decida di farla morire! ahahah) ma non vedo un orizzonte sterminato per lei. La vedo scomparire, magari solo momentaneamente dopo, due/tre storie, per poi comparire di nuovo più avanti. Chissà, magari in un’altra città, magari in una storia completamente diversa, magari tra molti molti anni. Per ora, anche nel terzo, sarà lei la protagonista, affiancata da un’altra figura femminile che io adoro… poi, Noelia si prenderà un periodo di riposo.

 

In questo spazio ho il piacere di chiacchierare con bravissimi autori. Quelli che passano di qua sono gli scrittori che io amo di più. Sono quelli che mi hanno veramente emozionato con i loro romanzi. Tu sei una di loro e non lo dico per compiacerti, lo sai bene. Sono però, quasi esclusivamente, autori self pubblishing, perché io credo molto a questa soluzione per pubblicare un libro. Tu, invece, hai fatto un percorso diverso. Hai pubblicato subito il tuo romanzo d’esordio per una casa editrice anche ben strutturata. Per te deve essere stata una bella iniezione di autostima. Sono curioso, ci spieghi come è andata? 

Devo ammettere che, all’epoca, quando portai a termine il primo romanzo (Caldo amaro), non pensavo nemmeno lontanamente di poterlo vedere pubblicato. All’epoca mi sono affidata ad una editor che è anche un’amica, per l’editing. E’ stata lei a scegliere una “rosa” di case editrici a cui proporre il romanzo, una volta finito. Ho ricevuto tre proposte, all’epoca, ma i ragazzi della Alter Ego sono stati gli unici a chiamarmi personalmente. Parlare con Danilo Bultrini per più di un’ora del mio romanzo che avevano ricevuto e letto con entusiasmo, della loro proposta editoriale e anche di dettagli più pratici, come il design della copertina, mi ha riempito d’orgoglio. Mi piace scrivere e mi piace farlo bene. E con questo non voglio dire che ciò che scrivo debba piacere a tutti, anzi. Vorrei arrivare al punto in cui ogni lettore, una volta letto qualcosa di mio, arrivasse a dirmi: “Questa parte è molto bella, ma, secondo me, dovresti modificare questo o quello…..”. Vorrei che ogni lettore plasmasse i miei personaggi per renderli sempre più tangibili e veri. Vorrei che le mie storie potessero entrare in ogni persona che le legge, lasciando un pezzo di qualcosa. E vorrei che ogni lettore mi dicesse come migliorare per poter rendere ciò che scrivo parte di ognuno di loro.

 

Hai pubblicato i primi due romanzi con Noelia protagonista. Mi sembra siano andati anche piuttosto bene, soprattutto Dimentica la notte. Poi hai deciso di mettere un attimo Noelia in panchina ed hai creato un nuovo personaggio in un nuovo romanzo, il terzo. Che però non ha mai visto la luce. Spero possa essere pubblicato presto anche se…Chiaramente non è forse questo il luogo adatto per parlare di queste “disavventure” da scrittore, ma io vorrei solo un po’ capire perché una scrittrice promettente come te non riesce a veder pubblicato il frutto del suo impegno, quello che porta via tanto tempo alla famiglia, al lavoro ed al riposo. Quali contrattempi sono sopravvenuti che ne impediscono la pubblicazione. Soprattutto a me manca tanto leggere un tuo libro, una tua storia. Già Fabio Girelli, uno degli autori che apprezzo di più, mi ha detto, nella precedente intervista, che probabilmente ha smesso per sempre con la scrittura. Tu, a questo punto, devi darmi per forza buone notizie.

Non posso crederci!!! Quello che mi dici su Fabio è terribile! Ho amato il suo “la pelle del lupo”. Ma questa notizia, nonostante sia un duro colpo, non mi lascia del tutto basita. In questo periodo sto pensando anche io di smettere definitivamente di scrivere. Non ho più le forze per lottare. Mi sento un pò Don Chisciotte non contro i mulini, bensì contro i grandi della scrittura moderna. Molti di coloro che vengono definiti “big” del genere thriller (parlo di autori italiani) non meritano la fama che li segue. Mi spiace dirlo, ma, dopo aver letto tanti libri di autori italiani molto conosciuti, sono tornata agli esordienti. Tra i tanti nuovi nomi ce ne sono alcuni davvero meritevoli. Uno su tutti è Francois Morlupi, bravissimo, ma anche Marco Minicangeli e Roberto Leonardi. Tra i più conosciuti invece, i miei preferiti rimangono Piernicola Silvis e Pulixi.  Eppure, nelle pagine di lettura che seguo continuo a vedere sempre gli stessi nomi. Sempre gli stessi autori, sempre gli stessi titoli. Così, recentemente, sono tornata a leggere gli autori stranieri. Ho riscoperto Beckett e Maxime Chattam. Adoro questi due scrittori.

Parlando del mio terzo romanzo devo fare ammenda. Ho peccato di ingordigia, pensando che, avendo già un contratto con una casa editrice, fosse automatico che pubblicassero un mio nuovo libro. E ho peccato anche di fretta. Come dice il detto? “la gatta frettolosa ha partorito i gattini ciechi”. Il mio terzo libro, in realtà era un estratto di quello che volevo dire. Ho avuto fretta di dare qualcosa in mano alla casa editrice, senza dedicare abbastanza tempo al lavoro di sistemazione che questo progetto prevedeva. Ma non mi sono lasciata abbattere, almeno non del tutto, da questo “NO” che ho ricevuto. Fa bene alla propria personalità ricevere dei NO. E’ molto più stimolante, la sfida nascosta dietro ad un rifiuto di quella che si cela dietro ad un lavoro grossolano e poco attento per la pubblicazione di un romanzo che non sarebbe degno di questo nome. Inoltre va detto anche che la mia casa editrice, come tutte penso, in questo periodo, avrà affrontato un periodo difficile in cui la pubblicazione di un nuovo romanzo non è cosa da prendere alla leggera. In ogni caso il terzo libro è ormai scritto. Sta prendendo forma dopo svariate e sempre nuovi rimaneggiamenti e revisioni….ma prima o poi vedrà la luce.

 

Tu hai mai preso in esame l’idea di autopubblicarti? O la trovi una strada non percorribile? Ritieni imprescindibile la presenza al tuo fianco di una casa editrice?

Assolutamente sì, ed è un’idea che non ancora del tutto abbandonato. Non mi dispiace affatto pensare di fare tutto da sola. Non credo che sia strettamente obbligatorio avere alle spalle una casa editrice. Ho letto libri di Rizzoli, Longanesi e Mondadori noiosi, scritti male e con refusi. Ho organizzato presentazioni, firmacopie e eventi di tutti i tipi per i miei libri in totale autonomia, coadiuvata in questo lavoro dalla mia agenzia letteraria. Infatti se non reputo necessaria la collaborazione con una casa editrice, è invece, a mio avviso importante avvalersi di persone che ti seguano in un percorso difficile e tortuoso come può esserlo quello della scrittura. Per questo sono contenta delle ragazze della mia agenzia letteraria, che mi supportano e mi stimolano continuamente.

 

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro, Dimentica la notte. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?

Dimentica la notte era già nella mia testa prima che Caldo Amaro venisse pubblicato. Durante l’editing di Caldo Amaro, mi prendevo del “tempo” extra per scrivere il secondo libro, perché sentivo proprio l’esigenza di farlo. L’ho scritto in pochissimo tempo (circa sei mesi). Lo stimolo principale per questo libro è stato il senso di impotenza di fronte ad alcuni fatti di cronaca che vedevo scorrere in televisione. Provo un senso di frustrazione soffocante nel leggere alcune notizie. Non esiste giustizia per alcuni crimini, non in Italia per lo meno. I cattivi finiscono in carcere (quando va bene) ma il male che è stato fatto non trova soddisfazione. Le vite degli altri vengono calpestate, ignorate, malmenate e il dolore è l’unico sentimento che rimane a fare compagnia a chi resta qui, su questa terra, a piangere i propri cari.

 

Parliamo un po’ del romanzo che uscirà, spero, a breve. Dicci il titolo (se puoi) e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….

Nessun titolo… non ancora. Ne ho alcuni in mente ma sento che non sono ancora quelli giusti. Il respiro del buio, Ciò che resta di me, L’ombra del passato potrebbero essere titoli papabili, ma ancora non mi convincono. E’ ambientato a Rimini, come Dimentica la notte. Ci sarà ancora Noelia, più agguerrita che mai, con la sua squadra, De Sanctis, Gianfranchi, Spina….Questa volta però ci sarà un richiamo molto forte a qualcosa che è accaduto in Dimentica la notte ma che, semplicemente, è stato lasciato a decantare come evento “di contorno” della storia. Ho voluto analizzare un sentimento antico quanto il dolore, e altrettanto forte: la rabbia! Mi sono inoltre voluta cimentare nell’analizzare uno stato emotivo che non ho mai voluto testare nei precedenti libri, la follia. Quel senso di smarrimento che nasce da ciò che ci accade e che ci lascia senza parole, distrutti nell’animo e pieni di rancore, che sfocia in un atteggiamento autodistruttivo e colpevolizzante. Un loop che ci rende refrattari alla gioia di vivere, che ci porta ad isolarci, a vedere il brutto in tutto ciò che ci circonda. Ecco, è un pò il mio stato d’animo, e quello di molte altre persone immagino. Quello che ci circonda ci regala poche gioie, tanti dolori e molte incertezze. Insomma, anche questa volta, ci sarà un pò di me in questa storia … e, come negli altri libri, alla fine, giustizia verrà fatta!

 

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?

Non mi piace studiare i luoghi e le ambientazioni. Mi trovo a mio agio solo nei paesaggi e nei contesti che conosco, mentre invece, come per gli altri due libri, ho dovuto rispolverare i miei libri universitari per sviscerare argomenti che avevo dimenticato o che richiedevano uno studio approfondito prima di poter essere trattati.

 

Preferisci di più i finali accomodanti (col lieto fine), o preferisci lasciare qualcosa di non concluso o poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche protagonista importante incorre in qualche…“incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e contenti?

Il lieto fine lo lascio ai romanzi rosa, che io adoro. Amo questo genere proprio perchè ci sono momenti in cui, dopo tutto quello che vedo e che sento accadere, ho bisogno del “Lieto fine”. E’ quello che desidero nella mia vita, o che mi piacerebbe che accadesse. Ma nella realtà non sempre tutto va come vogliamo, quindi ben venga per il finale “inconcluso”. Una storia che entra dentro l’altra, lasciando qualcosa di sé e portando qualcosa in quella successiva.

 

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo?  

Eh si, ho qualche colpo in canna, ma non posso dire il calibro! Prima di Caldo Amaro non avevo pubblicato nulla, ma scritto tanto! E adesso forse è arrivato il momento di fare “il cambio dell’armadio” rispolverando qualcosa che è rimasto nel fantomatico cassetto per molto tempo. E’ qualcosa di nuovo, diverso e non so nemmeno se lo pubblicherò con il mio nome. Insomma, potrebbe esserci, in futuro, un risvolto di me che nessuno conosce ma che mi piace molto. Chissà!?

 

Come ho già avuto modo di dire io apprezzo molto gli autori self, quelli che hanno “l’ardire” di auto pubblicarsi. Questo per una lunga serie di motivi, non ultima la possibilità di non dover sottostare alle prassi, spesso poco nitide, delle case editrici. Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Inutile nascondere che il comportamento a te riservato ti ha un po’…”spiazzato”, non era probabilmente quello che ti aspettavi. Che conclusioni ne hai tratto? Cosa ti potrebbe far tornare l’entusiasmo per scrivere nuove storie?

Forse Gino è meglio che a questa domanda non risponda!

 

D’accordo non c’è problema. Io da bravo ficcanaso devo sempre cercare di andare sempre più in profondità nei pensieri di chi intervisto. Ovviamente sta poi a lei (o lui) decidere se rispondere o meno. Scegli di passare. Perfetto. Siamo comunque giunti al termine della chiacchierata. Ti ringrazio ti auguro tanta fortuna e spero di rivedere presto un tuo nuovo libro sugli scaffali di una libreria perché sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

Gino io ringrazio te per la passione che trasmetti. Sapere di essere letta da te è un onore, un privilegio e una gioia. Grazie ancora.

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

 

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.


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