Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di
carattere generale per conoscerti un po’ meglio. Allora Nino raccontaci un po’
di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci
come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Gino ti ringrazio per lo spazio che mi concedi, il piacere è
mio. Sono nato a Catania quarant’anni fa ma dopo aver conseguito la laurea sono
quindici anni che vivo altrove. Il corso
della vita mi ha portato a soggiornare in varie città per lunghi periodi come
Roma, Palermo, Reggio Calabria e Messina dove vivo attualmente. Negli anni ho
intrapreso una serie di esperienze professionali, sia nell’ambito della ricerca
che nell’attività privata, e da sei anni lavoro con grande soddisfazione per
un’azienda farmaceutica come area business manager. Un lavoro che mi permette
di unire la passione per la scienza e per le persone con cui amo entrare in
contatto. La passione per la scrittura è sempre stata presente in me ed è
conseguenza del mio amore per la lettura, il cinema e il teatro.
Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere
preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?
Amo la lettura! In ogni momento della mia vita ha giocato un
ruolo determinante per conoscere me stesso e immergermi nella vita e nella
mente altrui. Leggo di tutto, sono molto curioso, e non riesco a individuare un
genere preferito. Confesso però che quando vedo un libro di Benni, Pennac,
Baricco e King la tentazione è sempre alta… è un acquisto certo da parte mia. Tra
un ebook e il cartaceo di base preferisco il secondo, penso sia un fatto
generazionale, ma la collezione di ebook sta aumentando a dismisura.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia?
Le storie nascono da una situazione, da uno sguardo o da un
volto. È una scintilla che accende la passione per un tema, una problematica o
un personaggio. Nascono poi dei personaggi che prendono vita e, facendoli
interagire autonomamente, la storia prosegue da diversi punti di vista. In
Impact Factor è presente la delusione per la deriva del sistema universitario,
ma c’è anche altro.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre
dalla narrazione?
La scaletta mi è necessaria per non perdere mai la direzione
però il percorso non è rigido se vedo che determinati frangenti risultano
essere poco fluidi o meno interessanti. La storia e i personaggi alle volte mi
portano altrove deviando da quanto previsto. Quando accade, nel mio caso, è un bene non
opporre resistenza al cambio.
Preferisci libri stand alone o leggi volentieri romanzi
con personaggi “seriali”? Qual è il tuo orientamento rispetto ai tuoi romanzi
futuri?
Alle volte dei libri possono essere auto-conclusivi, altre
volte è necessario osservare l’evoluzione dei personaggi durante un percorso
(es. la saga di Harry Potter). In entrambi i casi li apprezzo perché sono risposte
a diverse esigenze. In Impact Factor non è auto-conclusivo del tutto perché
sono presenti trame narrative e vicende che meritano un approfondimento. I vari
Gioele, Roberto, Rosaria e Stefania, nella mia testa, stanno proseguendo la
loro vita con risvolti interessanti e in questo caso sarà presente almeno un
seguito. Ho in mente anche storie auto-conclusive e non vedo l’ora di riuscire
a fissarle nel mio fedele personal computer.
Hai auto pubblicato il tuo romanzo. La tua è una scelta
voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice
ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover
occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing,
impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.
Mentre ultimavo la prima stesura del libro ho pensato, per
la prima volta, di volerlo condividere con l’esigente comunità di lettori e di
mettermi alla prova. Questo accadeva nel periodo del Lockdown in cui era
presente la necessità di tenere la mia mente occupata per reagire a quanto di
triste stava accadendo in Italia e nel mondo. L’esigenza di esprimermi si è
fatta molto più pressante del solito, dovevo pubblicare con rapidità, e per
questo non ho considerato l’invio del manoscritto alle case editrici. Inoltre
non credevo che il romanzo di un esordiente self fosse in grado di ricevere
recensioni e commenti così gratificanti come è accaduto.
Il self Publishing è un percorso duro e incerto, confesso,
ma ho voluto toccare con mano tutti gli aspetti che esistono dietro la
pubblicazione di un libro ingaggiando un grafico (ma non nella copertina
italiana in cui ho tenuto il concept fatto da me), un correttore di bozze e
“disturbato” amici e soprattutto mia moglie, preziosa come sempre, per un primo
confronto. Solo dopo tutto questo lavoro ho fatto un click. Io però sono nato
con il mito della casa editrice che penso possa contribuire al successo, oltre
che con una distribuzione più capillare, anche con il perfezionamento del
romanzo. Un confronto con una casa editrice tornerebbe utile senza dubbio.
Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice
la prenderesti in considerazione o miri, eventualmente, al grande salto?
Non penso esistano piccole o grandi case editrici ma solo
professionisti seri, così come in tutti i campi. Sarei onorato qualora venissi
contattato da una casa editrice. Questo vorrebbe dire che delle qualità si sono
intraviste e sarei felice di intavolare una discussione con loro. Confrontarsi
con un editore su aspetti necessari allo sviluppo del romanzo produrrebbe senza
ombra di dubbio un impatto positivo sull’opera oltre a rendere il processo di
scrittura più rapido e meno frammentato.
Toglimi una curiosità, il tuo romanzo Impact factor lo
hai fatto uscire anche in lingua inglese. Come mai questa scelta? Hai dovuto
anche curarne la traduzione? Come funziona in questo caso?
La traduzione in inglese era una mia esigenza per
valutare anche la complessità della traduzione di un testo. Mi sono affidato ad
una giovane ma brillante traduttrice con cui ci siamo confrontati su ogni
singola parola, lei ha un’estrazione non scientifica, ed è stato un lavoro duro
ma gratificante.
Passiamo ad analizzare il tuo romanzo. Quando lo hai
scritto e cosa ti ha ispirato?
Lo avevo in testa dall’inverno precedente e avevo una serie
di appunti sui personaggi e sulla trama che gradualmente ho sviluppato fino a
febbraio nei momenti liberi… durante il
lockdown ho accelerato e definito meglio tutto. Mi sono ispirato a delle
sensazioni che accomunano tutti i ragazzi che mettono piede in un’università:
impegno, sacrifici, il perenne status da squattrinato (nel mio caso), amori
ciechi, sogni e paura del futuro, caratteri forti e concreti contrapposti ad
altri eternamente indecisi. Puoi rimandare o meno il momento, ma arriverai a
dover fare i conti con la realtà caricandoti sulle spalle tutto quello che ne consegue.
Dicci il titolo (anche se in qualche modo l’ho già
anticipato) e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi
principali. Facci venir voglia di leggerlo….
Il titolo del mio primo romanzo è Impact Factor - Indagine
0, ambientato nell’immaginaria seconda università di Catania presso il
dipartimento di farmacologia. Il ritrovamento del cadavere di Angelo Li Volti,
un giovane e brillante ricercatore, viene scoperto da un anziano professore
che, colto da infarto, muore dopo aver dato l’allarme. Il caso viene chiuso:
suicidio. Ma l’agente scelto Roberto Di Stefano, il primo ad accorrere sul
luogo del ritrovamento, non la pensa così. È un ragazzo tutto d’un pezzo, con
una storia chiacchierata, che paga e non poco il suo desiderio di verità. Troverà
in Gioele Croci, un poco concreto collega di Angelo, un alleato per un’indagine
non autorizzata sul caso Li Volti insieme all’informatica Stefania Intelisano,
fredda e decisa, e alla collega della scientifica Rosaria Paternò, scaltra e
competente. Impact Factor è la storia di domande pesanti, di risposte difficili
da accettare e di personali percorsi impattati da volontà esterne.
Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti
trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Per indole non amo l’approssimazione. Sulla trama e sulle
competenze dei singoli sto molto attento onde evitare scivoloni o fratture nel
flusso del racconto. Nel caso di Impact Factor i luoghi li conosco e li adoro
così come gli argomenti. Andando avanti con la scrittura, se riesco a scrivere
con costanza e seguendo la mia potenziale scaletta di libri da scrivere, dovrò
approfondire molte tematiche sia dal punto di vista teorico che logistico. Ed è
un altro aspetto che amo della scrittura.
Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O
può essere apprezzato da tutti?
Penso sia aperto a tutti. Sto ricevendo pareri positivi da
chi ha vissuto l’università, che gioco forza sente molto vicini gli argomenti,
da chi ama la Sicilia e Catania e da lettori appassionati di gialli/thriller. Non
ho pensato ad un target, ho solo pensato a creare una storia che potesse
risultare interessante, veritiera e, perché no, atta a produrre anche una
riflessione.
Preferisci i finali accomodanti (col lieto fine), dove
tutti i cerchi vengono chiusi o preferisci lasciare qualcosa di non concluso o
poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche
qualche protagonista importante incorre in qualche… “incidente”? O preferisci
il vissero tutti felici e contenti?
Non sono un amante del “sistemiamo tutto” con l’ultima
pagina se non è plausibile. Mi piace la
verità, la realtà, che non sempre è a lieto fine. In fin dei conti, parere
personale, ho vivi in me con maggior forza i ricordi di libri duri ma
realistici. (ad esempio Buio per i bastardi di Pizzofalcone di De Giovanni)
Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A
quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure
sei già hai dettagli?
Impact Factor è stato il primo romanzo da me pubblicato e
sto già scrivendo il secondo. Sono ancora agli inizi, sarà un’altra avventura
del Circulus, dove si cambierà scenario e contesto. Sarà un po’ più difficile questa volta, ma
loro sapranno sorprenderci. Il genere è sicuramente Giallo-Thriller ma sono
presenti altre componenti che non rendono così netta la definizione.
Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te
un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono
considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case
editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu
cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere
presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non
dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire
tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi
talenti. Qual è la tua opinione?
Lo spazio che tu concedi a scrittori self è notevole,
grazie, mi capita spesso di leggere quanto recensisci e devo dire che sono
piacevolmente sorpreso. Parte degli scrittori self, quando investono un pò su
editing, correzione di bozze e quant’altro, riescono a produrre romanzi veramente
interessanti. La presenza di errori di battitura o di una struttura poco
fluida, con lacune, porta spesso a screditare la categoria dei self. Il lettore per natura è esigente ed giusto
che pretenda il massimo. Ne farei una questione di talento ma anche di qualità
che ognuno di noi deve ricercare investendo su stesso. Inoltre le storie che
giungono da noi su autori self d’oltremanica sono molto interessanti e, in
qualche caso, di successo (basta pensare alla serie di 50 sfumature, L’uomo di
Marte e non solo).
Se uno scrittore è valido per capacità e tematiche
affrontate prima o poi qualcuno lo noterà. Le case editrici, credo, sarebbero
felici di trovare qualche autore dall’alto potenziale con una o più opere già
presenti sul mercato ma che il grande pubblico ancora non ha conosciuto. In un
modo o nell’altro il libro probabilmente arriverà sullo scaffale delle mie
amate librerie, ma prima bisogna dare il massimo.
Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta
fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché
sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni
importante far sapere ai lettori….
Io ti ringrazio Gino, è stato un piacere e alla prossima.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
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