giovedì 10 settembre 2020

INTERVISTA A NINO FINOCCHIARO

 




Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autore Nino Finocchiaro. Benvenuto nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo.

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio. Allora Nino raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.

Gino ti ringrazio per lo spazio che mi concedi, il piacere è mio. Sono nato a Catania quarant’anni fa ma dopo aver conseguito la laurea sono quindici anni che vivo altrove.  Il corso della vita mi ha portato a soggiornare in varie città per lunghi periodi come Roma, Palermo, Reggio Calabria e Messina dove vivo attualmente. Negli anni ho intrapreso una serie di esperienze professionali, sia nell’ambito della ricerca che nell’attività privata, e da sei anni lavoro con grande soddisfazione per un’azienda farmaceutica come area business manager. Un lavoro che mi permette di unire la passione per la scienza e per le persone con cui amo entrare in contatto. La passione per la scrittura è sempre stata presente in me ed è conseguenza del mio amore per la lettura, il cinema e il teatro.

 

Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?

Amo la lettura! In ogni momento della mia vita ha giocato un ruolo determinante per conoscere me stesso e immergermi nella vita e nella mente altrui. Leggo di tutto, sono molto curioso, e non riesco a individuare un genere preferito. Confesso però che quando vedo un libro di Benni, Pennac, Baricco e King la tentazione è sempre alta… è un acquisto certo da parte mia. Tra un ebook e il cartaceo di base preferisco il secondo, penso sia un fatto generazionale, ma la collezione di ebook sta aumentando a dismisura.

 

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?

Le storie nascono da una situazione, da uno sguardo o da un volto. È una scintilla che accende la passione per un tema, una problematica o un personaggio. Nascono poi dei personaggi che prendono vita e, facendoli interagire autonomamente, la storia prosegue da diversi punti di vista. In Impact Factor è presente la delusione per la deriva del sistema universitario, ma c’è anche altro.

 

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?

La scaletta mi è necessaria per non perdere mai la direzione però il percorso non è rigido se vedo che determinati frangenti risultano essere poco fluidi o meno interessanti. La storia e i personaggi alle volte mi portano altrove deviando da quanto previsto.  Quando accade, nel mio caso, è un bene non opporre resistenza al cambio.

 

Preferisci libri stand alone o leggi volentieri romanzi con personaggi “seriali”? Qual è il tuo orientamento rispetto ai tuoi romanzi futuri?

Alle volte dei libri possono essere auto-conclusivi, altre volte è necessario osservare l’evoluzione dei personaggi durante un percorso (es. la saga di Harry Potter). In entrambi i casi li apprezzo perché sono risposte a diverse esigenze. In Impact Factor non è auto-conclusivo del tutto perché sono presenti trame narrative e vicende che meritano un approfondimento. I vari Gioele, Roberto, Rosaria e Stefania, nella mia testa, stanno proseguendo la loro vita con risvolti interessanti e in questo caso sarà presente almeno un seguito. Ho in mente anche storie auto-conclusive e non vedo l’ora di riuscire a fissarle nel mio fedele personal computer.

 

Hai auto pubblicato il tuo romanzo. La tua è una scelta voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.

Mentre ultimavo la prima stesura del libro ho pensato, per la prima volta, di volerlo condividere con l’esigente comunità di lettori e di mettermi alla prova. Questo accadeva nel periodo del Lockdown in cui era presente la necessità di tenere la mia mente occupata per reagire a quanto di triste stava accadendo in Italia e nel mondo. L’esigenza di esprimermi si è fatta molto più pressante del solito, dovevo pubblicare con rapidità, e per questo non ho considerato l’invio del manoscritto alle case editrici. Inoltre non credevo che il romanzo di un esordiente self fosse in grado di ricevere recensioni e commenti così gratificanti come è accaduto.

Il self Publishing è un percorso duro e incerto, confesso, ma ho voluto toccare con mano tutti gli aspetti che esistono dietro la pubblicazione di un libro ingaggiando un grafico (ma non nella copertina italiana in cui ho tenuto il concept fatto da me), un correttore di bozze e “disturbato” amici e soprattutto mia moglie, preziosa come sempre, per un primo confronto. Solo dopo tutto questo lavoro ho fatto un click. Io però sono nato con il mito della casa editrice che penso possa contribuire al successo, oltre che con una distribuzione più capillare, anche con il perfezionamento del romanzo. Un confronto con una casa editrice tornerebbe utile senza dubbio.

 

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri, eventualmente, al grande salto?

Non penso esistano piccole o grandi case editrici ma solo professionisti seri, così come in tutti i campi. Sarei onorato qualora venissi contattato da una casa editrice. Questo vorrebbe dire che delle qualità si sono intraviste e sarei felice di intavolare una discussione con loro. Confrontarsi con un editore su aspetti necessari allo sviluppo del romanzo produrrebbe senza ombra di dubbio un impatto positivo sull’opera oltre a rendere il processo di scrittura più rapido e meno frammentato.

 

Toglimi una curiosità, il tuo romanzo Impact factor lo hai fatto uscire anche in lingua inglese. Come mai questa scelta? Hai dovuto anche curarne la traduzione? Come funziona in questo caso?

La traduzione in inglese era una mia esigenza per valutare anche la complessità della traduzione di un testo. Mi sono affidato ad una giovane ma brillante traduttrice con cui ci siamo confrontati su ogni singola parola, lei ha un’estrazione non scientifica, ed è stato un lavoro duro ma gratificante.

 

Passiamo ad analizzare il tuo romanzo. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?

Lo avevo in testa dall’inverno precedente e avevo una serie di appunti sui personaggi e sulla trama che gradualmente ho sviluppato fino a febbraio nei momenti liberi…  durante il lockdown ho accelerato e definito meglio tutto. Mi sono ispirato a delle sensazioni che accomunano tutti i ragazzi che mettono piede in un’università: impegno, sacrifici, il perenne status da squattrinato (nel mio caso), amori ciechi, sogni e paura del futuro, caratteri forti e concreti contrapposti ad altri eternamente indecisi. Puoi rimandare o meno il momento, ma arriverai a dover fare i conti con la realtà caricandoti sulle spalle tutto quello che ne consegue.

 

Dicci il titolo (anche se in qualche modo l’ho già anticipato) e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….

Il titolo del mio primo romanzo è Impact Factor - Indagine 0, ambientato nell’immaginaria seconda università di Catania presso il dipartimento di farmacologia. Il ritrovamento del cadavere di Angelo Li Volti, un giovane e brillante ricercatore, viene scoperto da un anziano professore che, colto da infarto, muore dopo aver dato l’allarme. Il caso viene chiuso: suicidio. Ma l’agente scelto Roberto Di Stefano, il primo ad accorrere sul luogo del ritrovamento, non la pensa così. È un ragazzo tutto d’un pezzo, con una storia chiacchierata, che paga e non poco il suo desiderio di verità. Troverà in Gioele Croci, un poco concreto collega di Angelo, un alleato per un’indagine non autorizzata sul caso Li Volti insieme all’informatica Stefania Intelisano, fredda e decisa, e alla collega della scientifica Rosaria Paternò, scaltra e competente. Impact Factor è la storia di domande pesanti, di risposte difficili da accettare e di personali percorsi impattati da volontà esterne.

 

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?

Per indole non amo l’approssimazione. Sulla trama e sulle competenze dei singoli sto molto attento onde evitare scivoloni o fratture nel flusso del racconto. Nel caso di Impact Factor i luoghi li conosco e li adoro così come gli argomenti. Andando avanti con la scrittura, se riesco a scrivere con costanza e seguendo la mia potenziale scaletta di libri da scrivere, dovrò approfondire molte tematiche sia dal punto di vista teorico che logistico. Ed è un altro aspetto che amo della scrittura.

 

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O può essere apprezzato da tutti?

Penso sia aperto a tutti. Sto ricevendo pareri positivi da chi ha vissuto l’università, che gioco forza sente molto vicini gli argomenti, da chi ama la Sicilia e Catania e da lettori appassionati di gialli/thriller. Non ho pensato ad un target, ho solo pensato a creare una storia che potesse risultare interessante, veritiera e, perché no, atta a produrre anche una riflessione.

 

Preferisci i finali accomodanti (col lieto fine), dove tutti i cerchi vengono chiusi o preferisci lasciare qualcosa di non concluso o poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche protagonista importante incorre in qualche… “incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e contenti?

Non sono un amante del “sistemiamo tutto” con l’ultima pagina se non è plausibile.  Mi piace la verità, la realtà, che non sempre è a lieto fine. In fin dei conti, parere personale, ho vivi in me con maggior forza i ricordi di libri duri ma realistici. (ad esempio Buio per i bastardi di Pizzofalcone di De Giovanni)

 

Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli?

Impact Factor è stato il primo romanzo da me pubblicato e sto già scrivendo il secondo. Sono ancora agli inizi, sarà un’altra avventura del Circulus, dove si cambierà scenario e contesto.  Sarà un po’ più difficile questa volta, ma loro sapranno sorprenderci. Il genere è sicuramente Giallo-Thriller ma sono presenti altre componenti che non rendono così netta la definizione.

 

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi talenti. Qual è la tua opinione?

Lo spazio che tu concedi a scrittori self è notevole, grazie, mi capita spesso di leggere quanto recensisci e devo dire che sono piacevolmente sorpreso. Parte degli scrittori self, quando investono un pò su editing, correzione di bozze e quant’altro, riescono a produrre romanzi veramente interessanti. La presenza di errori di battitura o di una struttura poco fluida, con lacune, porta spesso a screditare la categoria dei self.  Il lettore per natura è esigente ed giusto che pretenda il massimo. Ne farei una questione di talento ma anche di qualità che ognuno di noi deve ricercare investendo su stesso. Inoltre le storie che giungono da noi su autori self d’oltremanica sono molto interessanti e, in qualche caso, di successo (basta pensare alla serie di 50 sfumature, L’uomo di Marte e non solo).

Se uno scrittore è valido per capacità e tematiche affrontate prima o poi qualcuno lo noterà. Le case editrici, credo, sarebbero felici di trovare qualche autore dall’alto potenziale con una o più opere già presenti sul mercato ma che il grande pubblico ancora non ha conosciuto. In un modo o nell’altro il libro probabilmente arriverà sullo scaffale delle mie amate librerie, ma prima bisogna dare il massimo.

 

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

Io ti ringrazio Gino, è stato un piacere e alla prossima.

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

 

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.

 


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