giovedì 25 giugno 2020

INTERVISTA A ANNA PIA FANTONI







Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autrice Anna Pia Fantoni.  Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. 

 

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio. Allora, Pia, raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.

Sono nata a Parma, ho vissuto in centro città fino al 2005 poi mi sono trasferita nell’Appenino. Ho lavorato per anni come commerciale nel settore estero, poi, per varie ragioni, nel 1995 sono diventata interprete di inglese e tedesco. Nel 1999 ho iniziato a correggere bozze in italiano e inglese per un service editoriale, ho tradotto libri da titolare (e non) dall’inglese e dal castigliano e infine ho studiato scrittura creativa, fatto un corso di aggiornamento per la correzione di bozze e un master per diventare editor. L’idea di scrivere è nata da un amico, che ora non c’è più, che un giorno mi chiese: “Ma perché invece di leggere migliaia di libri e di correggerne centinaia non ne scrivi uno tuo?”. Ho provato. Mi è piaciuto. Quel libro, però, non lo pubblicherò mai.

 

Ancora qualche domanda di carattere generale e poi entriamo più nello specifico dei tuoi libri. Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? 

Lettrice da quando ho 5 anni, compulsiva. Prima avevo un genere preferito, i thriller, ora sono quasi onnivora, ma mi annoiano un po’ i fantasy e i libri di fantascienza. Da qualche anno ho ceduto agli ebook, ma il godimento nell’annusare e sfogliare un cartaceo è impagabile.

 

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?

Mi occupo da 15 anni di pedofilia e violenza sulle donne. Lavoro quindi di fantasia, ma non troppo. Se dovessi mettere su carta certe esperienze che ho sentito, ti assicuro che, paradossalmente, risulterei poco credibile, perché non c’è limite agli orrori commessi da certi esseri ‘umani’.

 

La tua scrittura si colloca in un genere preciso?

No. “Io sono la preda” è un ibrido tra noir, thriller e storia d’amore. “Parentele di cuore” è un romanzo di formazione psicologico che parla di ipocrisia, voglia di crescere e bigottismo, e il romanzo che ho in uscita presumibilmente per agosto parlerà di pedofilia e vendetta. 

*rido* 

Ho scritto un romance storico a quattro mani con un’amica (con alias) che ha avuto molto successo e ne stiamo scrivendo il seguito. 

 

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?

Di solito mi arriva una scena e da lì si dipana tutto il resto. Per l’ultimo libro, quello in divenire, il mio editor, Diego Di Dio, mi ha messo in riga progettando insieme a me una scaletta che, naturalmente, io sono riuscita a modificare. I limiti mi stanno strettissimi e mi piace infrangere le regole (che conosco). 

 

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?

Scrivo quando riesco, ma quando sono dentro un libro ne divento i protagonisti e mi è molto difficile passare ad altro. Allo stesso tempo, quando tratto determinati temi, questa cosa mi strazia e mi divora, quindi ho bisogno di staccare ogni tanto la spina.
Ultimamente, quando scrivo ho bisogno di silenzio; quando revisiono prima della consegna all’editor, invece, ascolto musica.

 

Di norma preferisci scrivere libri stand alone che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi?

I miei libri sono autoconclusivi. I romance storici no.

 

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?

Ho fatto tantissime presentazioni e conferenze, le ultime davanti a varie decine di persone. I miei presentatori provano sempre a farmi le domande giuste o a seguire scalette prefissate, io riesco a incasinare sempre tutto. Bisogna però dire che alle mie presentazioni, spesso, si ride anche, nonostante i temi roventi.

 

Sei un’autrice che autopubblica i suoi libri. La tua è una scelta voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa… Parlaci della tua esperienza.

Ho pubblicato anni fa con alcune CE, di cui una medio-grande, e ora sono ben felice di essere indipendente per molteplici ragioni. A seconda del genere di libro che scrivo ho un editor specializzato, il correttore di bozze che voglio io, e lo stesso discorso vale per grafica di copertina e impaginazione. Non è facile, per niente, occuparmi dell’aspetto del ‘marketing’; a dirla tutta sono pigra e, lo ammetto, timida, ma non è che le CE sostengano tanto, eh.

 

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri eventualmente al grande salto?

Sono già stata contattata, e ho rifiutato. Non miro a nessun salto, sto benissimo accoccolata nella mia microscopica nicchia.

 

Pia, tu sei scrittrice, correttrice di bozze, traduttrice, editor, interprete. Non ti annoi di sicuro, in ambito letterario hai ricoperto tutti i ruoli ti manca solo l'editrice...(pensaci magari, la Fantoni edizioni fa anche rima 😊😊); qual è quello che tu preferisci? In più ti occupi anche di difesa dei diritti civili e della violenza contro le donne. Veramente un vulcano, tantissimi complimenti per il tuo impegno verso gli altri.  Come sono entrate nella tua vita tutte queste attività? Parlaci di ciò che ti sta più a cuore.

Mi stanno a cuore le categorie deboli, mi fanno infuriare i soprusi e la mancanza di certezza della pena per determinati crimini. A volte (spesso) mi convinco che nel nostro Paese non ci sia speranza di cambiare la mentalità della gente e mi chiedo chi o cosa me lo faccia fare. Giuro che smetto e non smetto mai.
E… no, non ho ricoperto tutti i ruoli: mi sono sempre rifiutata di impaginare o fare grafica: quando vedo i numerini delle gabbie, dei rientri ecc. mi viene l’ansia, anche su Word, giuro! Editrice? No, grazie.

 

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro pubblicato. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?

Preferirei, se non è un problema, parlare del prossimo, a cui tengo molto. È nato come racconto, e sta diventando romanzo breve. Mi ha ispirato il fatto che, spesso, le vittime di pedofilia, non hanno giustizia. E che i pedofili non cambiano. Mai.

 

Dicci il titolo e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….

Non essendo ancora pubblicato, sarò criptica: è ambientato a Parma e parla di pedofilia, ossessione, tradimento e gelida ricerca di vendetta a qualunque prezzo. La protagonista, Angelica, è una ragazza di 24 anni, che non ha avuto una vita semplice e che, nell’arco di un breve periodo, ha compiuto un cambiamento radicale. Essendo un thriller, non posso dire altro.

 

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?

In genere parlo di cose che conosco, ma mi affido anche a tecnici. Per quest’ultimo libro, sono stata aiutata da un’avvocatessa, un esperto informatico e da un meraviglioso medico legale. Per quanto riguardano i luoghi, tendo ad ambientare le mie storie in posti che conosco.

 

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O può essere apprezzato da tutti?

Te lo dico sulla base della mia esperienza come organizzatrice di eventi culturali (questo ti mancava, eh?): parlare di violenza sulle donne e soprattutto di pedofilia dà fastidio. La gente non vuole sapere, o, semplicemente pensa “A me non capiterà mai”. Sarà un libro disorientante e crudo, ma allo stesso tempo commovente. Un po’ come “Io sono la preda”.

 

Preferisci i finali accomodanti (col lieto fine), dove tutti i cerchi vengono chiusi o preferisci lasciare qualcosa di poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche protagonista importante incorre in qualche… “incidente”? O preferisci il vissero tutti felici e contenti?

Dipende dalla storia

 

Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli? Se hai pubblicato altri libri ti chiedo di farci un piccolo excursus nella tua bibliografia.  

“Io sono la preda”, che parla di manipolazione psicologica e violenza, “Parentele di cuore”, che parla di quanto, a volte, gli amici sono più ‘famiglia’ della famiglia stessa, “Vita da marciapiede”, un racconto breve, edito con Imprimatur, che ora è in liquidazione, e di cui non so quando riavrò i diritti. E poi il romance storico, che avrà un seguito e un prequel.

 

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi talenti. Qual è la tua opinione?

Abbiamo la stessa opinione.
Ho letto libri di CE con editing ridicoli e senza correzione di bozze. Ho letto libri in self che sembravano scritti da ragazzini di prima elementare, e altri, quelli in cui l’autore si mette in discussione e non scrive per hobby, editati bene, con una buona grafica e un risultato finale impeccabile.  I professionisti si affidano ad altri professionisti. E vale anche per le case editrici. Io, editor e correttrice di bozze, per dire, per i miei libri mi affido a colleghi. La guerra delle librerie ai self è profondamente sbagliata: la possibilità per i librai di acquistare con sconto direttamente alla fonte esiste, tanto come con le CE. Ecco, però, una cosa che nel 2020 mi fa imbestialire sono le pseudo-case editrici che fanno pagare editing, correzione di bozza, oppure obbligano gli autori ad acquistare copie. O non pagano le royalty. Io quelle le brucerei. Sì, sono diplomatica, si nota?

 

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….

Leggete, leggete, e leggete.
E voi, aspiranti scrittori, leggete ‘roba buona’ e studiate. Sempre.

 

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

 

Consenso trattamento dati personali

Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.

 


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