Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare
l’autrice Anna Pia Fantoni. Benvenuta nel mio blog e grazie per avermi
dedicato un po’ del tuo tempo.
Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di
carattere generale per conoscerti un po’ meglio. Allora, Pia, raccontaci un po’
di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci
come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Sono nata a Parma, ho vissuto in centro città fino al 2005
poi mi sono trasferita nell’Appenino. Ho lavorato per anni come commerciale nel
settore estero, poi, per varie ragioni, nel 1995 sono diventata interprete di
inglese e tedesco. Nel 1999 ho iniziato a correggere bozze in italiano e
inglese per un service editoriale, ho tradotto libri da titolare (e non)
dall’inglese e dal castigliano e infine ho studiato scrittura creativa, fatto
un corso di aggiornamento per la correzione di bozze e un master per diventare
editor. L’idea di scrivere è nata da un amico, che ora non c’è più, che un giorno
mi chiese: “Ma perché invece di leggere migliaia di libri e di correggerne
centinaia non ne scrivi uno tuo?”. Ho provato. Mi è piaciuto. Quel libro, però,
non lo pubblicherò mai.
Ancora qualche domanda di carattere generale e poi
entriamo più nello specifico dei tuoi libri. Oltre a scrivere sei anche una
lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro
cartaceo?
Lettrice da quando ho 5 anni, compulsiva. Prima avevo un
genere preferito, i thriller, ora sono quasi onnivora, ma mi annoiano un po’ i
fantasy e i libri di fantascienza. Da qualche anno ho ceduto agli ebook, ma il
godimento nell’annusare e sfogliare un cartaceo è impagabile.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia?
Mi occupo da 15 anni di pedofilia e violenza sulle donne.
Lavoro quindi di fantasia, ma non troppo. Se dovessi mettere su carta certe
esperienze che ho sentito, ti assicuro che, paradossalmente, risulterei poco
credibile, perché non c’è limite agli orrori commessi da certi esseri ‘umani’.
La tua scrittura si colloca in un genere preciso?
No. “Io sono la preda” è un ibrido tra noir, thriller e
storia d’amore. “Parentele di cuore” è un romanzo di formazione psicologico che
parla di ipocrisia, voglia di crescere e bigottismo, e il romanzo che ho in
uscita presumibilmente per agosto parlerà di pedofilia e vendetta.
*rido*
Ho scritto un romance storico a quattro mani con un’amica
(con alias) che ha avuto molto successo e ne stiamo scrivendo il seguito.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre
dalla narrazione?
Di solito mi arriva una scena e da lì si dipana tutto il
resto. Per l’ultimo libro, quello in divenire, il mio editor, Diego Di Dio, mi
ha messo in riga progettando insieme a me una scaletta che, naturalmente, io
sono riuscita a modificare. I limiti mi stanno strettissimi e mi piace
infrangere le regole (che conosco).
Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti
concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci
un momento particolare della giornata?
Scrivo quando riesco, ma quando sono dentro un libro ne
divento i protagonisti e mi è molto difficile passare ad altro. Allo stesso
tempo, quando tratto determinati temi, questa cosa mi strazia e mi divora,
quindi ho bisogno di staccare ogni tanto la spina.
Ultimamente, quando scrivo ho bisogno di silenzio; quando revisiono prima della
consegna all’editor, invece, ascolto musica.
Di norma preferisci scrivere libri stand alone che non
danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo
ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
I miei libri sono autoconclusivi. I romance storici no.
Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico?
Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare
far fare le domande direttamente al pubblico?
Ho fatto tantissime presentazioni e conferenze, le ultime
davanti a varie decine di persone. I miei presentatori provano sempre a farmi
le domande giuste o a seguire scalette prefissate, io riesco a
incasinare sempre tutto. Bisogna però dire che alle mie presentazioni, spesso,
si ride anche, nonostante i temi roventi.
Sei un’autrice che autopubblica i suoi libri. La tua è
una scelta voluta e definitiva oppure ambisci prima o poi a scrivere per una
casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile
dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing,
impaginazione, stampa… Parlaci della tua esperienza.
Ho pubblicato anni fa con alcune CE, di cui una
medio-grande, e ora sono ben felice di essere indipendente per molteplici
ragioni. A seconda del genere di libro che scrivo ho un editor specializzato,
il correttore di bozze che voglio io, e lo stesso discorso vale per grafica di
copertina e impaginazione. Non è facile, per niente, occuparmi dell’aspetto del
‘marketing’; a dirla tutta sono pigra e, lo ammetto, timida, ma non è che le CE
sostengano tanto, eh.
Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice
la prenderesti in considerazione o miri eventualmente al grande salto?
Sono già stata contattata, e ho rifiutato. Non miro a nessun
salto, sto benissimo accoccolata nella mia microscopica nicchia.
Pia, tu sei scrittrice, correttrice di bozze,
traduttrice, editor, interprete. Non ti annoi di sicuro, in ambito letterario
hai ricoperto tutti i ruoli ti manca solo l'editrice...(pensaci magari, la
Fantoni edizioni fa anche rima 😊😊); qual è
quello che tu preferisci? In più ti occupi anche di difesa dei diritti civili e
della violenza contro le donne. Veramente un vulcano, tantissimi complimenti
per il tuo impegno verso gli altri. Come sono entrate nella tua vita
tutte queste attività? Parlaci di ciò che ti sta più a cuore.
Mi stanno a cuore le categorie deboli, mi fanno infuriare i
soprusi e la mancanza di certezza della pena per determinati crimini. A volte
(spesso) mi convinco che nel nostro Paese non ci sia speranza di cambiare la
mentalità della gente e mi chiedo chi o cosa me lo faccia fare. Giuro che
smetto e non smetto mai.
E… no, non ho ricoperto tutti i ruoli: mi sono sempre rifiutata di impaginare o
fare grafica: quando vedo i numerini delle gabbie, dei rientri ecc. mi viene
l’ansia, anche su Word, giuro! Editrice? No, grazie.
Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro pubblicato.
Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
Preferirei, se non è un problema, parlare del prossimo, a
cui tengo molto. È nato come racconto, e sta diventando romanzo breve. Mi ha
ispirato il fatto che, spesso, le vittime di pedofilia, non hanno giustizia. E
che i pedofili non cambiano. Mai.
Dicci il titolo e raccontaci un po’ la trama, dove è
ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….
Non essendo ancora pubblicato, sarò criptica: è ambientato a
Parma e parla di pedofilia, ossessione, tradimento e gelida ricerca di vendetta
a qualunque prezzo. La protagonista, Angelica, è una ragazza di 24 anni,
che non ha avuto una vita semplice e che, nell’arco di un breve periodo, ha
compiuto un cambiamento radicale. Essendo un thriller, non posso dire altro.
Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti
trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
In genere parlo di cose che conosco, ma mi affido anche a
tecnici. Per quest’ultimo libro, sono stata aiutata da un’avvocatessa, un
esperto informatico e da un meraviglioso medico legale. Per quanto riguardano i
luoghi, tendo ad ambientare le mie storie in posti che conosco.
Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro? O
può essere apprezzato da tutti?
Te lo dico sulla base della mia esperienza come
organizzatrice di eventi culturali (questo ti mancava, eh?): parlare di
violenza sulle donne e soprattutto di pedofilia dà fastidio. La gente non vuole
sapere, o, semplicemente pensa “A me non capiterà mai”. Sarà un libro
disorientante e crudo, ma allo stesso tempo commovente. Un po’ come “Io sono la
preda”.
Preferisci i finali accomodanti (col lieto fine), dove
tutti i cerchi vengono chiusi o preferisci lasciare qualcosa di poco definito?
Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche
protagonista importante incorre in qualche… “incidente”? O preferisci il
vissero tutti felici e contenti?
Dipende dalla storia ☺
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già
hai dettagli? Se hai pubblicato altri libri ti chiedo di farci un piccolo
excursus nella tua bibliografia.
“Io sono la preda”, che parla di manipolazione psicologica e
violenza, “Parentele di cuore”, che parla di quanto, a volte, gli amici sono
più ‘famiglia’ della famiglia stessa, “Vita da marciapiede”, un racconto breve,
edito con Imprimatur, che ora è in liquidazione, e di cui non so quando riavrò
i diritti. E poi il romance storico, che avrà un seguito e un prequel.
Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te
un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Secondo me gli scrittori self sono
considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case
editrici. Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu
cosi? C’è una ragione plausibile per cui un libro autoprodotto non possa essere
presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non
dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire
tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi
talenti. Qual è la tua opinione?
Abbiamo la stessa opinione.
Ho letto libri di CE con editing ridicoli e senza correzione di bozze. Ho letto
libri in self che sembravano scritti da ragazzini di prima elementare, e altri,
quelli in cui l’autore si mette in discussione e non scrive per hobby, editati
bene, con una buona grafica e un risultato finale impeccabile. I
professionisti si affidano ad altri professionisti. E vale anche per le case
editrici. Io, editor e correttrice di bozze, per dire, per i miei libri mi
affido a colleghi. La guerra delle librerie ai self è profondamente
sbagliata: la possibilità per i librai di acquistare con sconto direttamente
alla fonte esiste, tanto come con le CE. Ecco, però, una cosa che nel 2020
mi fa imbestialire sono le pseudo-case editrici che fanno pagare editing,
correzione di bozza, oppure obbligano gli autori ad acquistare copie. O non
pagano le royalty. Io quelle le brucerei. Sì, sono diplomatica, si nota?
Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta
fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché
sei veramente brava. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni
importante far sapere ai lettori….
Leggete, leggete, e leggete.
E voi, aspiranti scrittori, leggete ‘roba buona’ e studiate. Sempre.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
Grazie, Gino :-)
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