giovedì 14 maggio 2020

INTERVISTA A GIANLUIGI REPETTO









ritratto dell'autore by: Wonder Beam photo

Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autore Gianluigi Repetto. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo.
Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio…no, non ti preoccupare nulla di personale. Solo domande riguardanti il nostro amato mondo dei libri. Allora Gianluigi raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Innanzitutto grazie a te e al tuo lavoro di divulgazione della lettura, tu hai il grande merito di dare spazio a scrittori minori che difficilmente possono sperare in qualche tipo di visibilità. Rispondo alla domanda. Sono un cinquantenne alessandrino, vivo nell’ultimo lembo di Piemonte prima della Liguria, Parodi Ligure, con moglie e figlie tra orti e vigne. Ho seguito un’educazione piuttosto anarchica per vicissitudini famigliari e per inclinazione personale alla libertà. Ho raggiunto il diploma e la laurea in scienze infermieristiche; svolgo la mia professione, che ritengo la più bella, presso il servizio di cure palliative domiciliari della mia ASL. Ho cominciato a leggere fumetti da bambino iniziando dai più semplici e arrivando ai fumetti d’autore. Il mio primo libro l’ho letto intorno ai vent’anni e da lì in avanti non ho più smesso; fino ai quaranta ho letto maggiormente saggi e molta letteratura “alternativa”. Ora mi dedico alla scoperta di autori sconosciuti come me. Ho iniziato a scrivere per il teatro per una mia piccola compagnia dilettantesca, sono passato ai soggetti per cene con delitto e lì ho scoperto la mia vena di giallista. Sinceramente non avrei creduto di essere in grado di scrivere un romanzo e fino a quando non ho ricevuto la mia prima proposta da una casa editrice non lo avevo del tutto realizzato. Il mio primo romanzo è derivato da un progetto teatrale che non è andato in porto e ho utilizzato il materiale raccolto per scrivere una storia che potesse spiegare il lavoro dell’infermiere di cure palliative. Ho provato poi a scrivere un thriller e il risultato è stato apprezzato, quindi ho continuato.

Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? Consigliaci un libro di un tuo/a “collega”.
Leggo venti/trenta libri all’anno, il mio genere preferito è il thriller ma sono un lettore onnivoro (non è vero: non leggo libri d’amore e di fantascienza, che per me sono sinonimi, e i fantasy), diciamo che evito i libri molto pubblicizzati e incensati e i vincitori di premi letterari che più di una volta mi hanno deluso. Preferisco le case editrici minori e gli scrittori autopubblicati. Per questioni di spazio e economiche mi sono parzialmente convertito alla lettura in formato elettronico. A me piace molto lo stile di Luca Cozzi (che cito anche in un mio libro) e devo rendere onore a Viviana Albanese che è l’unica che mi ha fatto apprezzare dei libri che parlano di amore e relazioni umane.

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?
Fino a ora le idee per nuove storie non mi sono mai mancate e non so dire da dove nascano, sicuramente da fatti della mia vita quotidiana. Posso dire che non cerco spunti tra le notizie o fatti di cronaca, le idee nascono spontaneamente. Ad esempio: l’idea cardine di “Troppo bella per me” mi è venuta in mente passando vicino a un boschetto mentre facevo una corsa.

 La tua scrittura si colloca in un genere preciso o non si possono inquadrare in una unica corrente?
Non so rispondere a questa domanda, se esiste una corrente di thriller legato al realismo forse appartengo a quella. Mi farebbe piacere saperlo.

Sei un autore che auto pubblica i suoi libri. La tua è una scelta voluta oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.
La mia scelta è dovuta non certo per la mancanza di professionalità e di onestà di tante case editrici (non quelle a pagamento, che condanno a priori) ma alla loro mancanza di una giusta mentalità imprenditoriale e di marketing che di fatto relega a numeri irrisori le vendite e non fa una vera selezione degli autori. L’autoproduzione è più faticosa ma dà molta più soddisfazione, io devo ringraziare l’amico Luca Cozzi che mi ha fatto da mentore e mi ha insegnato moltissimo, se non tutto, ciò che so sui vari passaggi che hai elencato. La gestione di tutti gli aspetti della produzione di un libro aiuta moltissimo un autore a maturare e vivere con più consapevolezza la scrittura. Ho anche scoperto una passione per l’editing che non sapevo di avere.

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o miri proprio al grande salto?
Ho già pubblicato con una piccola casa editrice e non posso fare altro che parlarne bene. Spedisco comunque i miei manoscritti a una quarantina di case editrici di ogni grandezza e ricevo anche delle proposte (fino a ora solo dalla piccola editoria) ma quando si comincia a parlare di marketing e di vendita manca completamente qualsiasi tipo di approccio imprenditoriale e rinuncio. A quanto ne so, per esperienze dirette e non riportate, la grande editoria se prende in considerazione un autore sconosciuto, caso molto raro, lo costringe a accettare condizioni capestro che portano a volte a una notevole perdita di tempo e denaro facendo leva solamente sul nome importante. Diciamo che sono sempre disponibile e interessato a qualsiasi proposta che ritengo valida.

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?
La musica mi distrae molto, non riesco a scrivere neanche un cruciverba se c’è della musica. Io scrivo spesso all’aperto tra la melodia del mondo e l’armonia della vita, un moderato brusio non mi disturba. Da giovane scrivevo di notte, una volta ho scritto una commedia in una notte, da quando ho famiglia scrivo quando trovo il tempo, diciamo che sono più produttivo alla mattina.

Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare far fare le domande direttamente al pubblico?
Io amo le presentazioni, che siano le mie, che siano di altri o che io sia il moderatore non importa: quando posso vado alle presentazioni. Per quanto riguarda le mie se posso evito un momento di inizio ufficiale, mi piace iniziare a parlare con i presenti e che l’evento prenda vita da sé, mi piace interloquire con un moderatore a domande libere e dialogare liberamente con i lettori. Mi piace il contatto umano.

Di norma preferisci scrivere libri autoconclusivi che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
Quando ho accettato finalmente il mio ruolo di scrittore mi sono ripromesso di non dare il via a una serie, avevo, e continuo ad avere, un’idea di trilogia ma senza legami tra le storie. Dopo l’uscita di “Troppo bella per me” moltissimi lettori mi hanno chiesto una nuova indagine con il capitano dei carabinieri Vallone come protagonista e confesso che ho ceduto.

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro. Quando lo hai scritto e cosa ti ha ispirato?
L’ho iniziato alla metà del 2018 ed è uscito a ottobre del 2019. L’idea è nata dal ritrovamento di un cadavere nelle acque del Tanaro, uno dei due fiumi di Alessandria, da lì è cresciuta la storia. L’ispirazione arriva dal passato, io sono nato e cresciuto in Alessandria e amo moltissimo questa città; da piccolo mi è capitato spesso di andare sul fiume con un mio zio (che è il personaggio del pescatore nel libro) a pesca di cavedani e carpe, la vegetazione sulle rive, l’odore dell’acqua e il rumore della corrente quieta mi sono rimaste nel cuore.

Dicci il titolo e raccontaci un po’ la trama, dove è ambientato, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerlo….incuriosiscici.
Per incuriosirvi spero in te perché io sono un pessimo promotore. Il titolo è “Omicidio in rete” (in effetti davanti c’è “https://” ma non è riportato nei titoli ufficiali), la storia è contemporanea e ambientata in Alessandria con una piccola vicenda in Costa Azzurra. La trama: viene ritrovato un cadavere reso irriconoscibile sulle sponde del Tanaro, è incaricata dell’indagine la giovane commissario Sara Sassi. Un’indagine che a prima vista può sembrare banale diventa ben presto complicata e molto pericolosa, Sara è costretta a lavorare duramente anche contro chi non si fida di lei e delle sue capacità. Per giungere alla verità dovrà anche sondare le turpi e immorali bassezze del dark web e confrontarsi con personaggi ambigui e inquietanti. Le vicende lavorative a volte si intrecciano anche con la sua complicata e vivace vita privata. Il finale… una sorpresa. I personaggi: oltre a Sara c’è il commissario capo Paolo Ghio, la squadra formata da Milo Dezoe, Lea Cantamessa e Simone Davico, il dottor Cammarata, l’infermiere Mimmo, il PM Barbara Bonissone e il questore Bego-Voeva, menzione speciale per Guido Rota e Andrea “Mad Minoz” Minozzi. Ci tengo a dire che moltissimi nomi, solo i nomi e niente altro, sono ispirati o dedicati ad amici e parenti e che i locali, bar e ristoranti sono reali e tuttora aperti ad Alessandria.

Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Per semplificarmi le cose l’ho ambientato in Alessandria che conosco molto bene, per tutto il resto ho dovuto fare un lungo lavoro di ricerca durato complessivamente un anno circa. Molto difficile è stato trovare notizie sul deep e dark web, essendo io pignolo e precisino ho faticato molto per trovare notizie attendibili e ho scritto solo ciò di cui ero sicuro.

Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro o anche chi non è appassionato al genere a cui appartiene può trovarlo interessante?
Spero che ogni essere vivente trovi il mio libro bellissimo… logicamente scherzo. Questo è un classico thriller e quindi sicuramente dedicato agli appassionati del genere, immodestamente riporto l’apprezzamento di molti lettori “thriller free” che lo hanno trovato bello. Gli argomenti trattati sono molteplici, evito di indulgere in descrizioni di scene di sesso o violenza se non servono allo svolgimento della vicenda, credo che sia l’unico giallo ambientato in Alessandria e, a quanto dicono, il mio stile è veloce e appassionante, per tutti questi motivi spero che piaccia a lettori non strettamente legati al genere

Preferisci i finali accomodanti dove tutti i cerchi vengono chiusi con somma gioia o spesso lasci qualcosa di non concluso o poco definito.
Non mi piacciono i finali sospesi, tutti i fili devono essere riannodati ed è una cosa su cui mi spacco la testa ogni volta che scrivo qualcosa ma non è detto che ci debba sempre essere il lieto fine o che nessuno si faccia male. Ripeto sempre che sono legato mani e piedi alla realtà e nella vita di tutti i giorni le cose seguono il loro corso che sia positivo o no.

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato altri romanzi precedentemente a questo. A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli?
Il mio primo risale al 2015 e s’intitola: “Una maratona lunga un chilometro”. Tratta dell’assistenza domiciliare a un paziente in cure palliative e alla sua famiglia, secondo me un piccolo romanzo di grande valore umano.
Nel 2016 il mio primo thriller: “Troppo bella per me”. Un giallo ambientato a Novi Ligure in cui il capitano dei carabinieri Vallone deve indagare su una falsa accusa di stupro di una bellissima ragazza nei confronti di un ricco e famoso scrittore.
Nel 2016 è uscito anche: “Tre racconti e una leggenda”. Una raccolta di racconti scritti con Luca Cozzi.
Nel 2017 un libro di teatro per le scuole elementari: “Bruno e le fate del Natale”. Le vicende del burbero e triste Bruno e la riscoperta dello spirito del Natale.
Nel 2018 è stato pubblicato un racconto: “Un viaggio… un incontro”. Una piccola storia di crescita spirituale.
Nel 2018 anche una raccolta di due racconti: “Buon Natale capitano Vallone.
In questo periodo sto scrivendo il secondo libro del capitano Vallone in cui ho ripreso alcuni dei vecchi personaggi e ne introdotti di nuovi ma sono appena a metà.

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Perché voi scrittori self siete considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici? Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è un’imperscrutabile ragione per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria?
La risposta è molto complessa e articolata e mi ci vorrebbe molto tempo per poter essere esaustivo, parte dal rapporto che gli italiani hanno con la lettura, passando dalla scarsa preparazione imprenditoriale di editori e librai arrivando al bombardamento di cultura spazzatura a cui siamo sottoposti. È senz’altro un argomento su cui si ragiona molto tra scrittori in self ma parte del problema siamo proprio noi scrittori. Il self pubblishing è considerato di un livello inferiore perché ci sono veramente dei libri molto brutti, brutti come prodotto e brutti per il contenuto e comprendo il lettore rimasto deluso da più di un acquisto che a un certo punto rinuncia a cercare. Tu, io e, fortunatamente, molti altri continuiamo a provare nuovi autori ma chi non lo fa è, a mio avviso, giustificato. Noi autori che abbiamo scelto questa forma di pubblicazione dobbiamo essere i primi, e io davanti a tutti, a proporre un prodotto, almeno a livello formale, buono: che sia corretto, curato, con una bella copertina, ben impaginato, con un buon editing. Il contenuto poi sarà il lettore a giudicarlo buono o cattivo. Chi compra un libro di una casa editrice crede che sia almeno di un livello base accettabile, pensa che sia stato letto e approvato da qualcuno del “mestiere” che sappia distinguere un buon libro da una ciofeca, spera che sia stato prodotto professionalmente e, di conseguenza, valga il prezzo pagato. Sappiamo tutti che non è così. Lasciamo stare le case editrici a pagamento le quali si fanno pagare dagli scrittori tutti i servizi editoriali (editing, impaginazione, copertina e correzione) senza premurarsi di suggerire allo scrittore privo di talento di rinunciare ma anzi incensandolo e adulandolo per poterlo spennare (con le dovute e onestissime eccezioni). Le case editrice free purtroppo non fanno sempre un buon lavoro, ci sono quelle che propongono un prodotto scadente (carta di scarsa qualità, con molti refusi, con editing appena abbozzato) o magari confezionato anche bene ma di contenuto inattuale o troppo legato al gusto dell’editore o troppo intellettuale o ricercato. Per essere giusti le piccole case editrici fanno il loro lavoro come meglio possono e ce ne sono di bellissime ma basta leggere la loro presentazione nei siti: tutte cercano il libro di valore letterario, libere dai meccanismi di mercato. Ma se il libro lo devi immettere sul mercato mi dici tu come fai? Ne consegue che i lettori in Italia sono poch(issim)i, alcuni delusi dagli scrittori in self pubblishing, gli altri delusi dalle piccole case editrici e a chi si possono rivolgere? Alle grandi catene che appiattiscono tristemente il livello della letteratura. Un libro banale scritto apposta per piacere a tutti, a volte, è preferito a uno sconosciuto. Alcune librerie hanno rifiutato di ospitarmi per una presentazione o per un firma copie in quanto autopubblicato ma non mi sento di condannarle perché conosco molti miei colleghi la cui presunzione e il cui IO extralarge ha causato danni irreparabili a tutti gli altri (dove sono riuscito a fatica a farmi conoscere mi hanno raccontato di episodi imbarazzanti o veri e propri litigi con autori che si ritenevano autentici geni stranamente incompresi). Il resto sta al lettore, io personalmente valuto di più il contenuto al contenitore (un libro che mi piace rimane tale anche con qualche refuso o la copertina non proprio professionale), altri preferiscono la bella copertina o la pubblicità martellante o la fascetta che riporta il numero di milioni di lettori indipendentemente da ciò che c’è scritto dentro.

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….
Sono io che devo ringraziarti per avermi ospitato e ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a questo punto della lettura. Non ho nulla da dire in più se non esprimere la speranza di aver incuriosito qualcuno tanto da leggere un mio libro. “Un libro molto venduto non è detto che sia bello.” Cit.

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.


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