IL KAMIKAZE DI CELLOPHANE F. Salamino
“Quanto alla memoria, se dio ci avesse davvero amati come
dicono, ci avrebbe creati senza. Nessuno si è mai ucciso mai ferito per via di
quello che aveva dimenticato. Il sangue scorre nelle strade e le ossa si
spezzano a causa di ciò che ricordiamo” (Cit. Il kamikaze di cellophane).
Il Kamikaze di cellophane è un thriller atipico scritto da
Ferdinando Saladino e pubblicato da Prospero edizioni ad aprile del 2019 e poi
ripubblicato dalla Golem, dopo un leggerissimo intervento di maquillage, a
novembre dello stesso anno. Nulla di essenziale ma necessario per dare senso
pratico al cambio di editore. Atipico perché forse si avvicina più ad un noir
che ad un thriller vero e proprio dove non ci sono indagini di polizia od un
serial killer da smascherare ma che racconta una storia nera e di grande forza
emotiva. Il protagonista è Michele un giovanissimo ragazzo che vive in una
famiglia alquanto problematica con un padre violento e vizioso ed una madre
inerme e rassegnata. Nulla però farebbe presagire ciò che gli sarebbe accaduto
da li a poco ma si sa il confine tra normalità e follia e molto labile e forse
un po’ di pazzia risiede in ciascuno di noi, come un virus, che nella maggior
parte dei casi rimane latente per tutta la vita ma che qualche volta, a causa
di un episodio particolare, si scatena e produce effetti devastanti. Come è
accaduto a Michele, studente modello e grande amante della lettura. Da quel
momento, dal momento in cui in lui è prevalso il suo lato folle, sarà tutto un
susseguirsi di avvenimenti fuori controllo che lo porteranno al ricovero coatto
in un istituto psichiatrico. Li conosce Elena, una ragazza malata di anoressia,
e ne diviene inseparabile compagno. Non è mai facile riuscire ad esprimere a
parole ciò che un libro ha trasmesso soprattutto quando ci si rende conto di aver
letto un romanzo molto bello. L’intento della recensione è trasmettere tutte le
ottime impressioni che si sono avute e invogliare tutti a leggerlo a loro
volta. Spesso però si commette l’errore di enfatizzare troppo le proprie
emozioni finendo col risultare poco credibili e quindi meno incisivi nel
proprio messaggio. Io di aggettivi non ne userò troppi dico semplicemente che è
un libro imperdibile. Bellissimo; io personalmente non ho riscontrato punti
deboli, solo punti di forza. Emoziona, coinvolge, con una quantità di
sensazioni che si alternano durante la lettura: rabbia, dolore, speranza,
orrore. Un libro che termina velocemente per la smania di leggere ma che
vorresti non finisse mai. Mai come in questa occasione ho sperato in un sequel
che infatti ci sarà (ed uscirà a fine gennaio col titolo Il margine della
notte) perché sarebbe stato un peccato abbandonare Michele ed il suo mondo. Un
libro che va assolutamente letto, scritto da un autore che conosce bene
l’ambito in cui ha ambientato il romanzo essendo uno psicologo psicoterapeuta.
Forse è questo il segreto: scrivere di cose che si conoscono profondamente
senza voli pindarici o sensazionalismi. Dare sfogo alle sensazioni della
propria anima, esteriorizzando il nostro vissuto; se c’è passione in ciò che si
scrive non può non trasparire e di passione Salamino in questo romanzo ne ha
messa tanta ottenendo un risultato eccellente. Oltre a tutto questo ovviamente
ci vuole talento, competenza e padronanza nell’uso delle parole e l’autore di
talento ne ha tantissimo. Complimenti ancora per quello che è, per me, a tutti
gli effetti, uno dei più bei libri che abbia mai letto. Concludo come ho aperto
con una citazione perché credo sia il modo migliore per testimoniare la
bellezza de Il kamikaze di cellophane.
“Non importa quanto danneggiate fossero le nostre menti o
quanto straziati e fetidi i nostri corpi potessero diventare, ci saremmo amati
con la stessa disperata fame, fino alla fine.” Cit.
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