Il Nix - Nathan Hill -
recensione a cura di Lilli Luini
Uscito nel 2016, opera d’esordio di
un autore allora 40enne, venne acclamato come caso editoriale dalla critica
Usa. Un tomo di circa 800 pagine, strettamente connesso con la storia americana
degli ultimi cinquant’anni.
Un accenno di trama: la scena si
apre nel 2011 a Chicago, dove Samuel è un quarantenne irrisolto e in grandi
difficoltà. Docente di letteratura americana in una piccola università, nelle
ore notturne si dedica compulsivamente a un gioco online dove, con altri
giocatori, cattura draghi in una sorta di realtà parallela abitata da elfi e
quant’altro. Dieci anni prima un editore gli ha versato un congruo anticipo per
un libro che Samuel non ha mai scritto, anticipo che ora gli viene chiesto di
restituire. Solo che non ce l’ha più, si è comprato una casa. Come se non
bastasse, una studentessa svogliata lo accusa di averla ferita
psicologicamente, con conseguente rischio di licenziamento.
Il fatto che dà l’avvio alla
storia è l’aggressione, con tiro di sassi, al candidato repubblicano alle
elezioni. La scena viene ripresa e postata online con il risultato che diventa
virale. La donna viene identificata e denunciata: è Faye, la madre di Samuel.
Solo che lui non la vede e non la sente da vent’anni, da quando una mattina lo
ha svegliato e gli ha detto “vado via per un po’, non aver paura”. Non avrebbe
nessuna intenzione di contattarla ma il suo editore lo mette di fronte a una
scelta: se mi scrivi un instant book su di lei, non dovrai pagarmi penali.
Ed è così che Samuel si mette
sulle tracce della storia di Faye e impatta sulla Storia.
I vari filoni si intersecano.
Dalla giovinezza di Faye in un piccolo borgo dell’Iowa, dove suo padre è
approdato in fuga dalla Norvegia, fino alle rivolte di Chicago del 1968. Dalle
notti di Samuel a caccia di draghi, fino al mondo del terzo millennio, con le
informazioni travisate e le verità manipolate che entrano nella vita delle
persone con prepotenza. La crisi della società borghese di periferia dopo il
2008, con i valori andati a farsi benedire insieme al quieto benessere che
credeva di aver raggiunto.
Samuel ricostruisce la figura
della madre e Faye quella di suo padre e della sua famiglia d’origine, in
Norvegia.
E cos’è il Nix del titolo? È uno
spirito mutaforma della tradizione norvegese, che a volte assume la forma di un
cavallo bianco e rapisce i bambini. Altre volte assume forma umana, spesso
delle persone che amiamo di più, e come tale appare e scompare dalle nostre
vite. “Di chiunque ti innamori prima di essere adulto, probabilmente è un Nix”,
leggiamo sullo strillo di copertina. Insomma, è ciò che ci esalta e ci
distrugge.
Non è un romanzo facile, all’inizio
ho fatto fatica, ci sono capitoli interi dedicati al gioco online, ma lo
spaesamento dura un centinaio di pagine, forse meno. E le leggi comunque perché
hai la sensazione di essere incappata in qualcosa di estremamente interessante,
in un autore fantasmagorico, capace di una scrittura bellissima, con momenti
emozionanti e altri esilaranti. Una volta entrati, però, si legge scivolando
via tanto che, a conti fatti, l’ho finito in pochi giorni. Non dico che sia
esente da difetti, oltre all’inizio ostico ci sono lungaggini qua e là, ma il
compito era immane e l’autore lo ha portato a termine con mano ferma, dandoci
un grande affresco collettivo e individuale, sui rapporti familiari, sulle
scelte obbligate e sul riflesso del mondo esterno sulle vite della gente
comune.
Una voce nuova da seguire, quella
di Nathan Hill
genere: narrativa
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