E’ così che si muore - Giuliano Pasini –
recensione a cura di Maria Rosaria Vitalone
Giuliano Pasini con questo
romanzo torna a raccontare le vicende del commissario Roberto Serra, dopo
qualche anno dalla precedente pubblicazione (Il fiume ti porta via - 2015).
Il commissario Roberto Serra,
torna a Case Rosse, un paese di mille anime appena, arroccato sull’Appennino
Emiliano. La sua intenzione è quella di trascorrere del tempo tranquillo in
quella sede seppur la sua precedente esperienza in quel paesino lo aveva
travolto con una indagine difficile e davvero particolare. Assegnata a Case
Rosse c’è anche l’agente Rubinia Tonelli, per lei quella è una punizione e non
una scelta. I due poliziotti dovrebbero essere sufficienti per quel
commissariato dove le funzioni da svolgere sono, per lo più, ordinarie.
Una telefonata però avverte di un
incendio in una abitazione nella frazione di Cà di sotto. Le fiamme hanno
travolto l’intero casolare. I due agenti si precipitano sul posto, dove ci sono
all’opera i vigili del fuoco che cercano di spegnere quell’inferno. Il forte e cattivo
odore fa immaginare che in quel luogo vi fossero animali che purtroppo sono
finiti vittime del rogo. Un urlo di uno dei vigili avvisa però che dentro le
mura ormai bruciate della casa vi è il cadavere di un uomo: è quello del
proprietario Eros Bagnaroli, detto Burdigòn (lo Scarafaggio). Quel che poteva
sembrare un brutto incidente si rivela invece un omicidio; basta uno sguardo al
cadavere e il commissario Serra si accorge di un taglio netto al collo che non
lascia alcun dubbio. Burdigòn è come se fosse stato sgozzato.
Inizia così questo romanzo che è
valso a Giuliano Pasini l’assegnazione del Premio Giallo e Nero di Puglia
avvenuta a Brindisi il 30 novembre scorso. Ha superato di pochi voti Il taglio
freddo della luna di Piera Carlomagno, e poi ancora La Star di Francesca
Bertuzzi, L’ombra della solitudine di Roberto Roversi e Abbaiare alla luna di
Valeria Corciolani.
Roberto Serra è un personaggio
che fin dalla sua prima apparizione nel 2011 - ne Venti corpi nella neve,
sempre ambientato a Case Rosse - ha molto colpito gli amanti del genere. E’
uomo pieno di fragilità, che deve fare i conti con i traumi del suo passato,
farsi forza nell’affrontare il suo presente e ricoprire il suo ruolo da
commissario di polizia nel migliore dei modi. Non un eroe insomma. In questa
storia Pasini gli affianca Rubinia, una poliziotta che forse, in quanto a
traumi e trascorsi personali non è da meno del suo commissario e cerca di
trascorrere i due anni di “punizione” in modo asettico, seduta davanti ad un
computer in cui la massima occupazione è giocare a campo minato. L’autore deve
aver pensato, a ragione, che due personaggi di questo tipo avrebbero potuto
reggere una indagine complessa, resa ancora più difficile dall’ambiente chiuso
e anche un po’ omertoso del piccolo paese in cui si trovano, soprattutto con
chi è “di fuori” (come lo sono Serra e Tonelli). E così, seppure le premesse
sono queste, il romanzo prende da subito un ritmo più sostenuto, dato anche da
dialoghi mai banali con l’inserimento di quell’intercalare tipico emiliano che
rende il tutto molto più vero. Le scene, così come la costruzione delle
vicende, si presentano davanti agli occhi di chi legge come fossero azioni di un
film.
Pasini è preciso anche
nell’inserire tecniche di indagine che possono essere state già viste e lette,
ma che aiutano ancora di più a comprendere la dinamica di quanto accade e
soprattutto ha staccato quel che accade in questo romanzo dai romanzi precedenti.
Infatti anche se il commissario Roberto Serra è un personaggio seriale, “E’
così che si muore” può esser letto tranquillamente anche da chi non conosce le
indagini precedenti, come la sottoscritta. Laddove ci sono accenni a qualcosa
avvenuto nel passato non incidono in maniera “fastidiosa” nel prosieguo della
lettura. Nota questa che trovo altamente importante per chi legge un romanzo e
non ha intenzione di leggere una serie intera.
Aggiungo due note, in conclusione,
nel proporre la lettura di “E’ così che si muore”: Giuliano Pasini conosce bene
il territorio in cui ha ambientato questo suo romanzo essendo nato e cresciuto
proprio in Emilia (è di Zocca) e poi trasferito a Treviso e quindi le vicende
sono ben inserite nel contesto. I personaggi sono tanti e di ognuno di loro la
caratterizzazione è perfetta, i particolari vengono descritti in modo tale che
le figure sono ben delineate. Quella che ho preferito è Nives, una signora più
adulta, che vive nella parte alta del paesino e che riesce ad addolcire e ad
accudire il nostro commissario in modo materno, così da mostrare quel lato più
umano in una storia che racconta invece vicende brutali.
genere: giallo
anno di pubblicazione: 2023
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