Madame Bovary - di Gustave Flaubert -
recensione a cura di Patrizia Zara
"La sua vita era fredda come una soffitta che ha il
finestrino volto al nord, e la noia, come ragno silenzioso, filava la sua tela
nell'ombra, in ogni angolo del suo cuore"
La trama è nota, ma anche se non lo fosse non si potrebbe
facilmente sintetizzare senza mortificare Emma Bovary, il personaggio chiave
che ha sacrificato la sua vita per inseguire l’amore. Un sentimento estremo che
pone le basi su delle nuvole evanescenti; fantasticherie dove ruotano raffinate
dame e cavalieri ribelli frutto di un'immaginazione fanciullesca.
Emma, una donna che si nutre di una passione continuamente
soffocata dalla quotidianità e il cui cuore sbatte ripetutamente sulla dura
corazza di un'esistenza mediocre, grottesca e provinciale.
C'è tanto in Emma, c'è tanto da dire, così tanto che le
parole risultano vuote, prive di pathos, inadeguate.
Eroina, vittima, regina, serva, moglie e prostituta, madre e
madrigna, ingenua fanciulla e donna voluttuosa un tumulto di personaggi che si
elevano di volta in volta in quel mondo immaginario dove ruotano principi
distinti, cavalieri coraggiosi e passionali, dame innamorate, profumi,
merletti, cristalli e oro. Una "Maria Antonietta" provinciale.
Non voglio argomentare degli uomini con cui Emma tradita il
marito: questi sono soli oggetti nelle mani di una donna che vuole
l'impossibile, che cerca l'antidoto per contrastare il "male di
vivere".
Non ho alcuna voglia di descrivere Charles, il marito di
Emma. Charles è il classico uomo ordinario, mediocre, acquiescente, già
consumato dal solo respiro: è piccolo per Emma. (La passione di Charles non
aveva nulla di eccezionale... egli la baciava a ore fisse"). Non può
esserci fra i due alcuna conversazione, nessun punto di vista in comune se non
una profonda incomunicabilità in tutti i sensi. Lui vede solo il bianco mentre
lei vede tutte le sfumature che si irradiano dal quel rosso vermiglio che
esplode dal cuore.
Emma lo ha sposato nell'illusione di uscire da un fosso
senza sapere che sarà inghiottita dalle sabbie mobile che lei stessa attraversa
incautamente.
("...si tratta di una donna che non avendo compreso il
matrimonio, si sente contaminata dal contatto del marito, e, avendo cercato
fuori di casa il proprio ideale, aveva trovato le disillusioni
dell'adultero" tratto dall'arringa dell'avv. Sénard, difensore.)
Una celata principessa delle fiabe senza l'aiuto magico e
senza il "vissero felici e contenti" ma continuamente al centro di un
vorticoso mondo immaginario intravisto oltre lo specchio delle illusioni. Un
Tantalo al femminile. Uno schiantarsi continuo nell'amarezza e nel disinganno.
Che tristezza.
E non vi descriverò neppure dei personaggi che fanno da
contorno, poiché risultano anch'essi talmente grotteschi e privi di mordente da
risultare ridicoli, trincerati nel loro confine intellettuale e religioso
(vedasi l'ambizioso farmacista e il piccolo prete di campagna, due personaggi
costantemente in conflitto come i nostrani Don Camillo e Peppone)
Emma appartiene a chi riesce vedere oltre il colle infinito,
a oltrepassare la linea di demarcazione che separa il banale dallo
straordinario. Emma appartiene a chi riesce a sentire il pulsare del proprio
cuore oltre la gabbia toracica, a chi da valore ai propri sogni senza lasciarsi
intrappolare dalla meschinità e l'ipocrisia sociale.
Emma si è sacrificata per noi donne e il suo monito continua
ancora: non vi aggrappate o schiavizzate per seguire i vostri desideri, potete
morirne poiché riempireste di menzogne voi stesse. Guardare me!
Liberatevi dalle catene e vivete in prima persona la vostra
esistenza senza lasciavi ammaliate dall'illusoria quiete che non è altro che
un'egoistica pretesa sociale. E state attente ai falsi riflessi d'oro che vi
vengono continuamente sparati in faccia (miti, tv, vip, influencer, pubblicità,
galà etc.) Se volete trovare un senso in questa esistenza, che senso comunque
non ne ha, dovete guardarvi allo specchio e credere soltanto nelle vostre
aspirazioni, anche quelle apparentemente semplici e banali, ma vostre!
Circondavi di persone con cui non avete timore di parlare delle vostre
aspirazioni.
Non vi avvelenate l'anima. Non vale la pena commettere
errori per non essere se stesse.
"Madame Bovary" è un romanzo scritto nel 1856.
Flaubert venne citato davanti al tribunale correzionale di Parigi, con
l'imputazione di oltraggio alla morale pubblica e religiosa, e offesa ai buoni
costumi. Il processo venne messo a ruolo per il 24 gennaio, e la discussione si
svolse dal 31 gennaio al 7 febbraio, concludendosi infine con una sentenza di
assoluzione.
"Madame Bovary" ebbe, e continua ad avere, un
successo enorme.
Per le descrizioni minuziose e per l'essere sempre presente
alla realtà rappresentata Flaubert con tale romanzo inaugura il realismo.
Lo stile con cui Flaubert ci descrive la storia di Emma e la
vita provinciale francese è estremamente elegante nella sua complessa
elaborazione e signorile anche nelle sue forme più allusive: il sesso fra gli
amanti non è mai esplicito o lascivo ma, appunto perché è velato, risulta,
nell'immaginario del lettore/delle lettrici di un impatto realistico (di
classe) travolgente; la scrittura è fortemente descrittiva ma mai ampollosa. Il
linguaggio ha il pregio di risultare musicale quasi quanto una suadente sinfonia.
Sebbene nella prima parte lo stile descrittivo
dell'ambiente, dei vestiti, dei personaggi risulti alleggerito da una scrittura
lievemente civettuola, è in dubbio che dalla seconda parte in poi lo stesso
stile si pregia di una certa profondità interiore poiché il mondo viene
filtrato attraverso gli occhi dell’inquieta protagonista avvolta sempre più
nella nube angosciosa dell'esistenza.
E concludo con una frase emblematica "Madame Bovary
c’est moi"
genere: narrativa
anno pubblicazione: 2014
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