Sangue sporco - Enrica Aragona -
recensione a cura di Alice Bassoli
Roma, fine anni Settanta. In un nuovo quartiere di case
popolari vicino a un luogo degradato, Scilla e suo padre affrontano una vita
difficile. Tuttavia, Scilla trova un'amica, Renata, e insieme si rifugiano in
un ambiente fatiscente che diventa il loro spazio di amicizia e protezione.
Nonostante la realtà crudele che li circonda, mantengono la speranza di potersi
salvare. Un romanzo potente che lascia il segno, di cui non ci si può
dimenticare. Ci sono gli anni '70/'80/'90, c'è la miseria, la droga, ci sono i
palazzi popolari, e un'amicizia che trasversalmente percorre tutto l'arco
temporale della storia. C'è il desiderio di farcela, corpi che cercano
l'equilibrio su un terreno insidioso, sconnesso da una povertà estrema che
porta solo guai e ingiustizie, che accompagna nel baratro non solo due ragazze,
ma un'intera generazione che in quegli anni si è persa negli aghi delle
siringhe abbandonate nei parchi. C'è amore, tanto tanto amore, un amore che
scava un solco dapprima sottile ma che spinge in profondità fino a diventare un
confine, un fiume potente. Leggetelo, se ancora non lo avete fatto, e se anche
voi, anche solo di riflesso, avete vissuto quegli anni tanto belli e al
contempo dannati.
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