domenica 28 agosto 2022

INTERVISTA A SIMONE CENSI

 





Ciao Simone, benvenuto nello spazio interviste del blog Giallo e cucina. Grazie per aver accettato il nostro invito. È la prima volta che ho il piacere di chiacchierare con te. Sono contento di questa opportunità perché credo tu abbia le potenzialità per diventare un ottimo scrittore. La tua “carriera” è solo agli inizi ma promette bene. Approfitterò di questo momento per torturarti un po’ con varie domande sulle tue abitudini in campo letterario, oltre, ovviamente, a parlare dei tuoi libri.

 

Inizierei con la domanda più ovvia, quella della presentazione. Quando sei nato e dove vivi, cosa fai nella vita oltre a scrivere? Dicci un po’ di te.

Nato alla fine dei temibili anni settanta, sono marito e padre della bella Martina, un paio di lauree e lavoro nel campo agricolo industriale. Sono molto casa e bottega, scrivo nei ritagli di tempo e di questi ce ne sono sempre meno, ma bastano per andare a infastidire i blogger come te con le follie che metto su carta.

 

Oltre a scrivere sei anche un lettore? Hai un genere preferito?

Anche questo piacere viene gestito nel poco tempo libero che rimane. Di base ho una approfondita conoscenza del romanzo gotico, da Walpole, Shelley, Stoker, Polidori e Poe per approdare poi a Lovecraft anche se lui definiva le proprie opere weird. Crescendo mi sono appassionato ai grandi classici come Cent’anni di solitudine, Il Maestro e Margherita, Q e tutte le opere di Eco tra le quali preferisco Baudolino. Da quando sono padre mi interessano i libri rivolti all’infanzia e leggo volentieri testi di autori sconosciuti come me in cerca di pubblicazione. È come cercare perle nelle cozze, dicono, in realtà posso assicurare che si trovano.

 

Da dove nascono le tue storie? Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia? I personaggi del tuo libro sono stati ispirati da persone reali?

Le storie partono da una scintilla. GIALLO SOLIDAGO– Il rimorso del ciocco parte da un post di un mio amico del liceo indirizzato a un altro compagno di classe di quei tempi. Il post diceva (testuale in quanto l’ho salvato in occasione che qualcuno tipo TU me lo venissi a chiedere): “Il rimorso del Ciocco, ovvero, trovarsi a bruciare ciocchi che ti guardano e chiedono nuova vita. È una bruttissima malattia che non va d’accordo con l’inverno.” Da qui l’ambientazione invernale di Borgo Alba. Poi ho messo insieme alcuni lavori che avevo studiato ma mai realizzato in precedenza. La storia familiare di Morelli è tratta da altri lavori che avevo lasciato in sospeso e mai terminati, per la serie che il materiale di uno scrittore è come il maiale, non si butta via nulla. Allo stesso modo, anche nel primo libro GIALLO SOLIDAGO tutti i cadaveri ritrovati lungo la rete ferroviaria e descritti minuziosamente nel romanzo, sono elencati nel file delle persone morte e non riconosciute dal 1970 in poi, reperibile liberamente sul sito del Ministero dell’Interno.

 

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?

Nessuna scaletta, è una questione di principio e ci tengo molto. L’intento principale di questi romanzi è quello di non fornire mai al lettore il punto di vista dell’assassino. In qualsiasi punto del romanzo il lettore ha a disposizione le stesse identiche informazioni che ha il Commissario Morelli. Non solo. In qualsiasi punto del romanzo, il lettore, Morelli e soprattutto chi scrive, si trovano di pari passo. Finché il romanzo non termina non ho idea di chi possa essere l’assassino e di come verranno svolte le indagini, proprio per questo il romanzo assume una forma strana. È un po’ come immaginare un albero che dal tronco ramifica. Alcuni rami fioriscono e poi portano il frutto, altri no. Quelli che non germogliano subito rimangono buoni come gancio per le future indagini.

 

Non può mancare nelle mie interviste una domanda sulle case editrici. Domanda forse un po’ scomoda per voi scrittori ma che a me incuriosisce sempre molto. Vedo che per la pubblicazione delle tue opere ti sei sempre appoggiato a case editrici. Sovente piccole, anche se immagino molto ambiziose ed agguerrite. Perché questa scelta? Come sei riuscito a farti pubblicare il tuo primo romanzo praticamente da sconosciuto? Te lo chiedo perché molti scrittori che conosco non riescono proprio ad entrare nel giro delle case editrici benché siano autori di buonissimi romanzi. Loro li propongono ma spesso neppure ottengono una risposta.

Niente di scomodo, solo la verità. Amico, Nemico è stato pubblicato dalla Montag Edizioni in quanto finalista in un loro concorso. Mi hanno fatto la proposta e non potevo mancare l’occasione. Buona la prima, anche se ho incominciato a “scrivere per pubblicare” nel 2008 e la prima pubblicazione risale al 2015. Oltretutto è una casa editrice della mia zona e mi piaceva molto l’idea. Il Garzone del Boia con la Elison Publishing è stato frutto di un incontro. Erano dieci anni che riscrivevo il romanzo in attesa di trovare la giusta alchimia. Mi hanno fatto la proposta giusta nel momento giusto, ovvero quando non vedevo l’ora di passare ad altro. Il primo libro della serie GIALLO SOLIDAGO con la 0111 Edizioni è stato pubblicato in quanto finalista al concorso indetto da loro. Era qualche anno che ci provavo con altri lavori, alla fine il destino ha voluto che vincesse la resilienza del Commissario Morelli. Per il secondo, GIALLO SOLIDAGO – Il rimorso del ciocco, è stata una cosa diversa. Sono venuto a conoscenza di questa Casa Editrice, Saga Edizioni, ho visto come si muove in campo editoriale, l’impegno e la passione che ci mettono. Sono una bella squadra e faranno di sicuro strada. Una loro editor è della mia zona, gli ho proposto il romanzo, è andata. Fanno un ottimo lavoro, un ottimo prodotto, è una casa editrice giovane all’anagrafe, dinamica ma si muove con l’ottica della grande CE. Spero solo di essere all’altezza.

 

Iniziamo a parlare finalmente dei tuoi libri. Il primo fu Amico, Nemico. A cui poi seguì Il garzone del boia e la partecipazione con dei racconti a varie antologie. Correggimi se sbaglio. Poi hai creato il commissario Morelli…ti sei indirizzato su un genere preciso che chiamerei…humor giallo (sorrido). Con lui hai svoltato decisamente. Raccontami i tuoi inizi poi parleremo diffusamente di Giallo Solidago.


Come dicevo ho incominciato a “scrivere per pubblicare” nel 2008. Prima scrivevo per mettere nel cassetto, ma visto che non butto mai nulla ogni tanto quel cassetto lo riapro volentieri. A volte ci trovo cose fatte e finite, altre volte ci trovo qualcosa da poter inserire in un lavoro in corso. Ho iniziato con poesia e racconti brevi, soprattutto genere gotico. Ho partecipato a una montagna di concorsi, uno ogni tre giorni per anni (media verificabile), è stato divertente e pieno di soddisfazioni. Poi molti di questi racconti sono stati raccolti e pubblicati nel 2012 dalla D’Accolti Editore, libro oramai introvabile. Da quel momento ho incominciato a scrivere racconti più lunghi fino a quando uno in particolare non è diventato un vero e proprio romanzo: Amico, Nemico.

Poi è arrivata la travagliata, per quanto riguarda le tempistiche, storia del Garzone del Boia. Nel frattempo la vita continua, ci si sposa si mette su famiglia. I tempi a disposizione per scrivere si riducono, occorre trovare un espediente per continuare, occorre scrivere un romanzo ma con i tempi e i ritmi del racconto. GIALLO SOLIDAGO è la risposta, un modo agile di narrare, dialoghi veloci, non dilungarsi sulle descrizioni ma far raccontare le cose direttamente ai personaggi, non avere paura di essere troppo concisi.

Humor giallo mi piace. Ogni scrittore, grande o piccolo, pensa di aver scritto un capolavoro. Poi arrivato il momento di rileggere la propria opera prende campo quella vocina bastarda che tutti noi imbrattacarte abbiamo in testa, una vocina stronza e saccente che ti prende per il culo e ti dimostra agitando il ditino che hai scritto una emerita cagata. In occasione del primo libro della serie GIALLO SOLIDAGO, nel dialogo tra lo scrittore e la vocina che ho in testa, vengono fuori tutte le motivazioni del caso. Vogliono scrivere un giallo perché insieme al romance è il genere più venduto ma si rendono conto benissimo di non essere in grado di farlo quindi la buttano in “caciara”. Puntano a differenziarsi dalla massa di testi che affollano le librerie, sovvertono tutti i canoni che vanno a delineare il Giallo Mediterraneo. Un Commissario impreparato e guascone, aiutato in tutto e per tutto dal fedele Segapeli, la cui unica dote sembra essere la resilienza, innamorato della moglie e che a differenza di tutti gli altri Commissari, che si cibano di specialità tipiche della zona nei retro bottega di favolose trattorie, mangia cibo cinese d’asporto e combatte a suon di insulti con Ye il ragazzo delle consegne a domicilio.


 

Perché Giallo Solidago? A cosa si riferisce? E’ forse il nome che hai voluto dare alla serie con Morelli protagonista?


GIALLO SOLIDAGO definisce la serie (per adesso siamo a due…) delle indagini del Commissario Morelli. Solidago per un duplice motivo. È una particolare tonalità del giallo, giusto per distinguersi da tutti quanti gli altri e Solidago è anche l’erba spontanea che dà quella inflorescenza gialla che si trova ai lati delle strade tra la primavera e l’estate. Per molti è soltanto erbaccia e come Morelli: “non muore mai!”


 

Il commissario Morelli è un investigatore completamente fuori dagli schemi. Dissacrante, incapace, scorretto, irriverente. Ama la moglie ma lei lo detesta. Come o da chi ti è venuta l’ispirazione per crearlo? Parlaci un po’ di lui.


Il Commissario Morelli, come la serie GIALLO SOLIDAGO, nasce da un semplice post di un amico all’interno di un gruppo di scrittori. IL CAZZEGGIO DI IO SCRITTORE (giusto per non fare pubblicità). Il post diceva testualmente (anche in questo caso lo avevo salvato in attesa che arrivassi TU a chiedermelo):

“Sto leggendo un giallo ben scritto e ben narrato MA... non darò un voto altissimo e

sapete perché? Ora ve lo spiego: io non ne posso più di tutti questi commissari

che spuntano come funghi e sono, di norma, tutti uguali. Anche il commissario

in questione è, a mio parere, un abile cocktail shakerato con un quinto di

commissario Ingravallo, un quinto di Montalbano e robuste dosi di Schiavone e

Lojacono. Cerco di spiegare meglio il cliché: al giorno d’oggi un commissario

Insomma, quanto basta per farmi urlare BASTA e metter mano alla pistola.”

La ricetta era servita ma erano sbagliate le dosi. Ho preso tutti i commissari, ispettori e tenenti che hanno fatto storia nel genere giallo mediterraneo e per ognuno di loro ho elencato su file Excel le principali caratteristiche. Poi ho messo tutto in ordine alfabetico e ho cancellato i doppioni (numerosi). Per ogni voce ho trovato il contrario e dal risultato, modellando quella massa informe, un po’ come in Frankenstein Junior diretto da Mel Brooks, ho creato il Mostro. Magari urlando “Si… può…fare!

 

Con Il rimorso del ciocco sei alla sua seconda indagine. Questa vicenda, come la precedente, sono

ambientate in un piccolo paese marchigiano, Borgo Alba. Qui in particolare dovrà destreggiarsi tra speculatori, assassini e sette sataniche. No non vorrei impressionare i nostri lettori. Non c’è nulla di orripilante anzi il filo conduttore è l’ironia con dialoghi brillanti e dissacratori. D’altronde con elementi come Morelli, Segapeli e Luzerda non potrebbe essere differente. Anche i nomi dei vari personaggi minori sono tutto un programma. Insomma hai proprio deciso che questa debba essere una serie più che mai divertente e rilassante, che offra svago, buon umore e…un giallo da risolvere. Raccontaci la trama e se vuoi qualche nota sui personaggi principali.


È una Borgo Alba in versione invernale. Abbiamo un morto in circostanze particolari, Luzerda punta a chiudere il caso nel modo più comodo possibile.

Morelli non ci sta, non per amore della verità ma perché l’altro gli sta sulle balle. Poi andando avanti si

trova in mano un caso più grande di quello che poteva immaginare.

Si incomincia a parlare di sette sataniche e messe nere, tutte le evidenze sembrano coincidere

in questo schema tanto che un povero cristo non può nemmeno morire di infarto in santa pace. A questo si aggiunge il furto delle ossa al cimitero di Cerresi (Cerreto d’Esi), l’affare si complica e soprattutto si intreccia con false piste che magari non portano a niente, ma come dicevo prima sono rami che forse daranno i loro frutti con il seguito della serie. In tutto questo si delinea un nucleo di personaggi che ritroviamo anche nella prima indagine, oltre al Commissario Morelli e Segapeli abbiamo gli antagonisti, Il questore Panzanera e il vice Luzerda. Il medico legale Passacantando, che ho sempre sognato di farlo bene come fa Vichi con Diotivede. Poi c’è il bar Daoscare dove si incontrano i personaggi tipici del paese, primo tra tutti il trio Scannadinari, Fattapposta e Seccafieno e poi via via tutti gli altri fino ad arrivare a quelli creati appositamente per questa indagine come le sorelle Paternoster che essendo abitanti veri e propri di Borgo Alba compariranno, anche, in un possibile seguito (sperando che ci sia.)


 

Ultime due domande. Quelle che nelle interviste qui a giallo e cucina non possono mai mancare. La prima: per fare onore alla seconda parte del nome del blog ti chiedo quale potrebbe essere il piatto preferito del commissario Morelli? Lui da quando la moglie l’ha lasciato mangia solo robaccia cinese da asporto ma prima quando erano una coppia felice cosa immagini preparasse Pina al marito investigatore?


Pina non lo ha lasciato. Lo odia perché l’ha costretta a seguirlo in un posto sperduto come Borgo Alba ma non lo ha lasciato. Piuttosto combatte una guerriglia quotidiana per fiaccarlo, oltretutto senza mai

comparire in prima persona, ma non ha la minima intenzione di lasciarlo. Probabilmente lo ama, in uno dei tanti modi possibili, ma non lo possiamo sapere. Questo a lui basta, lui è innamorato di lei e questo è un dato di fatto. Si può lamentare, prendersela a ridere, maledire il cielo ma l’unica cosa che vuole e potertornare da lei quando viene sera. E magari trovarla anche.

Morelli questo amore/odio con Pina lo ha anche con il cibo, è una dualità presente in ognuno di noi. Odia il cibo cinese perché a lungo andare gli è venuto a noia e lo odia anche per il rapporto scoppiettante con il ragazzo dagli occhi a mandorla delle consegne. D’altro canto non la considera robaccia ma dimostra di essere un fine conoscitore ordinando una Marmitta Mongola, piatto che difficilmente si trova all’interno di un normale menù da ristorante. Salto la risposta del piatto preferito per non dare un vantaggio al lettore. Il Commissario Morelli non è di Borgo Alba, lo hanno trasferito a forza, non dico mai da dove viene, piuttosto dò indizi, tracce da seguire…


 

La seconda: consiglia un libro, due, tre, che noi lettori secondo te non possiamo proprio lasciarci sfuggire.


Mi sento di consigliare romanzi sempre appartenenti al genere giallo, ma che riescano in qualche modo ad andare fuori da quello che si è abituati a leggere. Ce ne sono molti, sia nelle grandi sia nelle piccole CE, si sta sviluppando un movimento sottotraccia che tenta di scardinare quello che è lo standard. “Gutta cavat lapidem”, un buon trapano anche.


 

Ti ringrazio della bella chiacchierata. Se vuoi puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….


Vorrei soltanto aggiungere che nessun Defender è stato maltrattato nella realizzazione di questo romanzo, non ce ne sarebbe stato bisogno. La Pandarmata comanda! (n.d.r. leggete il libro e capirete)

 


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