BIANCANEVE NEL NOVECENTO M. Oliva
Biancaneve nel novecento è il nuovo, recentissimo, romanzo
scritto da Marilù Oliva e pubblicato da Solferino. Voglio prima di tutto dire
qualcosa sull'autrice, perchè leggendo un suo romanzo ho finalmente colmato una
delle mie tante lacune "libresche". Erano anni che mi ripromettevo di
leggere una storia scritta dalla Oliva. La “inseguo” fin dall'uscita della
trilogia della Guerrera e poi dai due libri con protagonista l’ispettore Micol
Medici, (Le spose sepolte e Musica sull’abisso). Ho seguito con interesse il
suo percorso letterario ma purtroppo sempre da "lontano". Musica
sull’abisso è un romanzo del 2019, Marilù pubblica il suo primo libro nel 2009.
Tutto questo per dire sia che la mia lacuna non ha scusanti e sia che la Oliva
è un’autrice con una lunga esperienza e con una grande capacità di spaziare in
vari generi: il thriller, il noir, il giallo, la commedia, il saggio. Nel 2020
dal thriller ha virato sulla narrativa più colta con L'Odissea raccontata da
Penelope Circe Calipso e le altre. Uscendo così definitivamente dalla mia comfort
zone per eccellenza: il romanzo giallo. Però non potevo proprio continuare a
trascurarla, troppo forte è stato il richiamo di questa sua ultima opera. Ed ho
fatto benissimo, ma partiamo con ordine. In Biancaneve nel novecento la
protagonista è Bianca. Siamo a Bologna. Nel periodo che va dai primissimi anni
80 (Bianca nasce nel 1976) alla fine del millennio. Il racconto è sviluppato in
prima persona. Bianca è figlia di Giovanni e Candi. Fin dai primissimi vagiti
vive in simbiosi col padre, che ama alla follia e dal quale riceve altrettanto
affetto e cure. Giovanni non lavora, o meglio, gestisce una palestra dove si
allenano ragazzi con la sua stessa passione, il pugilato. Giovanni non ha la
patente. Si occupa della casa in cui vive con la famiglia. Cucina ottimi piatti,
accudisce Bianca e fuma tanto, tantissimo. Candi è uno spirito libero ed
insofferente alle regole. Una donna con grandi conflitti interiori. Litiga
spesso furiosamente col marito e cura maniacalmente il suo aspetto estetico.
Lavora, guadagna e buona parte dei soldi li spende al gioco. Anche lei fuma,
tanto. Ma più di tutto beve, tantissimo. Bianca riceve tanto amore da suo padre
così come tanta indifferenza se non aperta ostilità dalla madre. Bianca cresce in
questa famiglia disastrata, senza ricevere l’affetto che meriterebbe. Si
rifugia nella lettura e nel disegno. Il libro ripercorre tutta la sua vita,
dalla nascita fino alla notte che dal 1999 ci trasporta nel 2000. L'infanzia,
l'adolescenza, gli anni del liceo, l'università, gli amori, le amicizie. Non è
una vita facile la sua, segnata da tante situazioni difficili, da incontri
pericolosi e da scelte sbagliate dettate dalla solitudine. Al romanzo fa da
sfondo la storia d'Italia di quegli anni: dalla strage alla stazione di Bologna
alla strage di Ustica, dagli omicidi del mostro di Firenze al dilagare dell’eroina
ecc. Un altro personaggio fondamentale del romanzo è Lili, una donna di origine
francese che ora vive a Roma. Lili è una anziana signora che vive con un grande
rimorso. Ogni suo pensiero la riconduce alla sua permanenza nel lager di Buchenwald,
quando ancora giovanissima venne deportata nei campi di concentramento. Sono
pagine intensissime e sconvolgenti quelle che raccontano la vita in
quell'inferno, trascorso nelle mani di folli assassini che hanno compiuto
crimini indicibili. Non voglio dire altro su questo romanzo, se non
raccomandare caldamente di leggerlo. Una storia scritta con grande attenzione e
cura con tre donne protagoniste, tre epoche, tre generazioni, con momenti
drammatici che fanno riflettere e che non lasciano indifferenti. Le pagine
finali sono molto profonde e colpiscono, fanno sussultare più di una volta. Un
epilogo coerente e logico. Un romanzo che per me è stata una rivelazione, mi ha
fatto conoscere, ed apprezzare, un'autrice che conoscevo poco. Un racconto
bellissimo ed emotivamente molto intenso. Un solo piccolo difetto. Secondo me
quando l’autrice racconta l’infanzia di Bianca, e lo fa attraverso la sua voce,
avrebbe dovuto usare un linguaggio più "povero", meno ricercato. Un
piccolo difetto per un romanzo di grande valore, che io ho apprezzato
moltissimo. Complimenti.
valutazione: più che buono
genere narrativa
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