giovedì 28 maggio 2020

INTERVISTA CON MARIALUISA MORO







Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare l’autrice Marialuisa Moro. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. 

Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di carattere generale per conoscerti un po’ meglio…no, non ti preoccupare nulla di personale. Solo domande riguardanti al nostro amato mondo dei libri.  Allora Marialuisa raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Sono nata a Venezia, ma vivo a Milano da quando avevo 14 anni, quindi mi considero milanese. Mi sono laureata in lingue e letterature straniere e ho lavorato nel settore scolastico ed editoriale. Sono stata anche lettrice di libri stranieri per RCS. Ho sempre divorato libri, fin da bambina, e la passione per la scrittura è innata. I miei primi tentativi di scrivere un romanzetto risalgono a quando avevo 11 anni. Poi, gli impegni del lavoro e della famiglia mi hanno allontanata dalla mia primaria passione, tornata in pieno intorno al duemila. Da allora non mi sono più fermata. Per me è diventato necessario come l’aria che respiro. La realtà mi va stretta, ho bisogno di navigare con la fantasia, di estraniarmi …

Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? Consigliaci un libro di un tuo/a “collega”.
Sono una lettrice famelica. Il mio genere preferito, guarda caso, sono il noir e il thriller. Da anni leggo quasi esclusivamente ebook, che trovo più pratici ed economici, oltre che privi di ingombro. Sono una grande ammiratrice di Ken Follett, che leggo in lingua originale, oltre che di Stieg Larsson e dei giallisti scandinavi in genere, su cui direi che mi sono formata. Consiglierei a tutti di leggere “Winter of the world” di Ken Follett, un autore che sa fondere le vicende storiche con la fantasia in modo eccezionale.

Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi o sono esclusivamente di fantasia?
Le mie storie possono nascere da qualsiasi cosa: la vita reale che mi circonda, il mio vissuto personale, le persone che ho conosciuto, le notizie, i film, ciò che leggo, ecc. Il tutto viene poi elaborato dalla fantasia.

 La tua scrittura si colloca in un genere preciso o non si possono inquadrare in un unico filone?
Dopo aver sperimentato, all’inizio, narrativa generale, psicologica e paranormale, mi sono lanciata sul noir e sul thriller psicologico, perché mi piace sondare la mente umana. Non ho più smesso, perché è il genere a me più congeniale.

Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci un momento particolare della giornata?
Niente musica. Preferibilmente silenzio. Preferisco la mattina o la sera. Il pomeriggio non riesco. Sarà questione di metabolismo.

Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre dalla narrazione?
In genere butto giù uno schema piuttosto vago, ma finisco sempre col deviare. I personaggi mi prendono la mano e nel frattempo mi vengono altre idee, così spesso la storia cambia e spesso anche il finale.

Sei un’autrice che auto pubblica i suoi libri. Anzi devo dire che la tua pare essere una scelta voluta e definitiva. Sei un vero punto di riferimento per gli autori self publishing. La tua è una scelta inconfutabile oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione, stampa…Parlaci della tua esperienza.
Parecchi anni fa ho avuto cattive esperienze con case editrici inette ed ingorde. Ho deciso di proseguire da sola e non intendo cambiare. In effetti è pesante occuparsi di tutto, compreso l’editing, la preparazione del testo, la promozione e via dicendo, ma preferisco esserne io l’unica responsabile. Solo per la cover mi avvalgo di una bravissima grafica, Antonella Monterisi. 

Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice la prenderesti in considerazione o mireresti solo al grande salto?
No, mai. E’ successo, ma ho rifiutato. Il grande salto, forse.


Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico? Preferisci (preferiresti) un moderatore che ti pone le domande “giuste” o lasci (lasceresti) far fare le domande direttamente al pubblico?
Sì, qualche volta, ma non sono brava a parlare in pubblico. Vado nel panico. Preferisco, in quel caso, un moderatore che mi ponga le domande. 

Di norma preferisci scrivere libri autoconclusivi che non danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
Scrivo sempre libri autoconclusivi e di solito non riprendo i personaggi. Unica eccezione sono “Delitti artici”, in cui viene ripreso il commissario Olsen, solutore del caso del macellaio di Gjesvaer, in Puzzle, e “Un passato scomodo”, in cui l’eroina è la poliziotta Mina Halvorsen, reduce da una relazione infelice con Stig.

Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro, Un passato scomodo. Che in realtà è lo spin-off di Delitti artici. Dico bene? Quindi credo sia il caso che tu ci parli anche degli altri romanzi con protagonista il commissario Stig Olsen. Quando li hai scritti e cosa ti ha ispirato? Raccontaci un po’ le trame, dove sono ambientati, i suoi personaggi principali. Facci venir voglia di leggerli.
Le storie sono ambedue ambientate in Norvegia. In Delitti artici il protagonista è Stig Olsen, commissario di polizia, deluso e amareggiato dalla vita, diventato burbero ai limiti della scortesia e incapace di amare. Una storia satanica, perché il vero conduttore dei giochi è proprio lui, Satana, che ha un suo tramite o sedicente tale, e Stig stesso è nell’occhio del mirino. Tutto si mette contro di lui e sta per diventare la vittima designata. Da cacciatore a preda. Riuscirà a cavarsela? Leggetelo. In “Un passato scomodo” troviamo Mina Halvorsen, la sua ex, alle prese con strani e angoscianti episodi che la spingono e costringono a scavare nel suo passato. Tutto risulterà diverso da come ha creduto per tutta la vita e sarà nel più orribile dei modi che verrà a conoscere la verità. Ne verrà fuori viva? Leggetelo.

Molti dei tuoi libri sono ambientati nei paesi del nord. O comunque in periodi freddi. Ci spieghi questa scelta curiosa?
Amo il freddo e i paesi del nord Europa, che ho visitato ripetutamente; sono stata stregata dal loro fascino, affine ai miei gusti. Inoltre sono stata condizionata dai thriller scandinavi, dall’atmosfera che vi si respira, dal morboso scavare nel lontano passato per spiegare e collegare gli avvenimenti presenti. Oltre al trittico di cui ho parlato, ho ambientato da quelle parti altri due thriller che amo in particolare “Il pozzo di Alesund” e “Orrore a Helsinki”.

Per i tuoi libri in generale fai un lavoro di studio degli argomenti trattati o li ambienti in luoghi e descrivi situazioni che conosci bene?
Di solito parlo di luoghi che conosco e che ho visitato; se necessario, faccio un lavoro di studio per approfondire. Per esempio, ho scritto “Dark America”, una raccolta di racconti noir e paranormali, ispirata da un viaggio negli Stati Uniti.

Secondo te c’è un pubblico specifico per i tuoi romanzi o anche chi non è appassionato al genere giallo/thriller può trovarli interessante? Tra l’altro tu non hai scritto solo thriller anzi direi che spazi molto tra i vari generi…
Credo di essere apprezzata di più tra gli appassionati del genere thriller e noir; nei miei romanzi ci sono elementi vari, anche l’amore, ma l’atmosfera è sempre molto noir e l’amore non è mai visto come una bella favola a lieto fine.

Preferisci i finali accomodanti (con aggiunta di zucchero), dove tutti i cerchi vengono chiusi o spesso lasci qualcosa di non concluso o poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici dove anche qualche protagonista importante del romanzo viene ucciso? O preferisci il vissero tutti felici e contenti?
Mai zucchero e lieto fine. Alla fine di ogni thriller, mi piace chiarire ogni cosa nei dettagli, ricorrendo a trucchi sempre diversi, perché è giusto che chi legge tanti intrighi trovi la spiegazione di tutto. Odio i libri che finiscono lasciando elementi non conclusi e poco chiari. Soprattutto, amo piazzare il colpo di scena finale. Non deve mai andare come il lettore si aspetta. O, almeno, provo a sorprenderlo.

Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai pubblicato molti romanzi. A quali sei più legata? A quale genere appartengono? Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli? 
Al momento non sto scrivendo niente. Ho pubblicato l’ultimo il 12 maggio. Devo respirare.  Ne ho scritti in tutto ventisette. Inutile citare tutti i titoli, perché sarebbe noioso. Sono legata ad alcuni in modo particolare. Oltre a quelli nordici di cui ho parlato finora, amo “Il professore”, storia molto noir di un amore malato, e a “Un amante fantasma”, un thriller psicologico paranormale in cui la verità non è mai quella che sembra, oltre a “Il quaderno” o anatomia di un suicidio, intensamente psicologico, “Storia di follia” e “Un piccolo scambio”.

Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Perché voi scrittori self siete considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case editrici? Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu cosi? C’è un’imperscrutabile ragione per cui un libro autoprodotto non possa essere presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi non dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso dire tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono grandi talenti.
Sono del tuo parere. Ho letto opere di autori self degne di stare al primo posto nelle grandi librerie, però, siccome ognuno è libero di auto pubblicarsi, anche chi non conosce l’italiano, si incontrano a volte dei casi penosi. E’ sbagliato generalizzare e considerare spazzatura i self in quanto tali. Come anche tra gli autori pubblicati dalle grandi case editrici si trovano dei mediocri (ad essere cortesi), esistono stelle luminose anche tra i self.

Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far sapere ai lettori….
Sono io che ringrazio te e chiunque ci abbia seguiti. Per me scrivere è vivere e non credo che smetterò mai.
Vi attendo, lettori, sempre più numerosi!

Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.

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Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e sui social ad esso legati.


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