Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare
l’autrice Marialuisa Moro. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo
tempo.
Prima se posso ti faccio volentieri qualche domanda di
carattere generale per conoscerti un po’ meglio…no, non ti preoccupare nulla di
personale. Solo domande riguardanti al nostro amato mondo dei libri.
Allora Marialuisa raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione,
qual è il tuo lavoro e poi dicci come nasce l’idea di scrivere romanzi.
Sono nata a Venezia, ma vivo a Milano da quando avevo 14
anni, quindi mi considero milanese. Mi sono laureata in lingue e letterature
straniere e ho lavorato nel settore scolastico ed editoriale. Sono stata anche
lettrice di libri stranieri per RCS. Ho sempre divorato libri, fin da bambina,
e la passione per la scrittura è innata. I miei primi tentativi di scrivere un
romanzetto risalgono a quando avevo 11 anni. Poi, gli impegni del lavoro e
della famiglia mi hanno allontanata dalla mia primaria passione, tornata in pieno
intorno al duemila. Da allora non mi sono più fermata. Per me è diventato
necessario come l’aria che respiro. La realtà mi va stretta, ho bisogno di
navigare con la fantasia, di estraniarmi …
Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere
preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo? Consigliaci un libro di un
tuo/a “collega”.
Sono una lettrice famelica. Il mio genere preferito, guarda
caso, sono il noir e il thriller. Da anni leggo quasi esclusivamente ebook, che
trovo più pratici ed economici, oltre che privi di ingombro. Sono una grande
ammiratrice di Ken Follett, che leggo in lingua originale, oltre che di Stieg
Larsson e dei giallisti scandinavi in genere, su cui direi che mi sono formata.
Consiglierei a tutti di leggere “Winter of the world” di Ken Follett, un autore
che sa fondere le vicende storiche con la fantasia in modo eccezionale.
Da dove nascono le tue storie. Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia?
Le mie storie possono nascere da qualsiasi cosa: la vita
reale che mi circonda, il mio vissuto personale, le persone che ho conosciuto,
le notizie, i film, ciò che leggo, ecc. Il tutto viene poi elaborato dalla
fantasia.
La tua scrittura si colloca in un genere preciso o
non si possono inquadrare in un unico filone?
Dopo aver sperimentato, all’inizio, narrativa generale,
psicologica e paranormale, mi sono lanciata sul noir e sul thriller
psicologico, perché mi piace sondare la mente umana. Non ho più smesso, perché
è il genere a me più congeniale.
Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti
concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci
un momento particolare della giornata?
Niente musica. Preferibilmente silenzio. Preferisco la
mattina o la sera. Il pomeriggio non riesco. Sarà questione di metabolismo.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai
condurre dalla narrazione?
In genere butto giù uno schema piuttosto vago, ma finisco
sempre col deviare. I personaggi mi prendono la mano e nel frattempo mi vengono
altre idee, così spesso la storia cambia e spesso anche il finale.
Sei un’autrice che auto pubblica i suoi libri. Anzi devo
dire che la tua pare essere una scelta voluta e definitiva. Sei un vero punto
di riferimento per gli autori self publishing. La tua è una scelta
inconfutabile oppure ambisci prima o poi a scrivere per una casa editrice ma
ancora non ne hai avuto l’opportunità? Non deve essere facile dover occuparsi
di tutti gli aspetti di “contorno”: copertina, editing, impaginazione,
stampa…Parlaci della tua esperienza.
Parecchi anni fa ho avuto cattive esperienze con case
editrici inette ed ingorde. Ho deciso di proseguire da sola e non intendo
cambiare. In effetti è pesante occuparsi di tutto, compreso l’editing, la
preparazione del testo, la promozione e via dicendo, ma preferisco esserne io
l’unica responsabile. Solo per la cover mi avvalgo di una bravissima grafica,
Antonella Monterisi.
Ma eventualmente ti contattasse una piccola casa editrice
la prenderesti in considerazione o mireresti solo al grande salto?
No, mai. E’ successo, ma ho rifiutato. Il grande salto,
forse.
Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico?
Preferisci (preferiresti) un moderatore che ti pone le domande “giuste” o lasci
(lasceresti) far fare le domande direttamente al pubblico?
Sì, qualche volta, ma non sono brava a parlare in pubblico.
Vado nel panico. Preferisco, in quel caso, un moderatore che mi ponga le
domande.
Di norma preferisci scrivere libri autoconclusivi che non
danno origine a serie o il personaggio principale da te creato in una storia lo
ritroviamo in tanti tuoi romanzi?
Scrivo sempre libri autoconclusivi e di solito non riprendo
i personaggi. Unica eccezione sono “Delitti artici”, in cui viene ripreso il
commissario Olsen, solutore del caso del macellaio di Gjesvaer, in Puzzle, e
“Un passato scomodo”, in cui l’eroina è la poliziotta Mina Halvorsen, reduce da
una relazione infelice con Stig.
Passiamo ad analizzare il tuo ultimo libro, Un passato
scomodo. Che in realtà è lo spin-off di Delitti artici. Dico bene? Quindi credo
sia il caso che tu ci parli anche degli altri romanzi con protagonista il
commissario Stig Olsen. Quando li hai scritti e cosa ti ha ispirato? Raccontaci
un po’ le trame, dove sono ambientati, i suoi personaggi principali. Facci
venir voglia di leggerli.
Le storie sono ambedue ambientate in Norvegia. In Delitti
artici il protagonista è Stig Olsen, commissario di polizia, deluso e
amareggiato dalla vita, diventato burbero ai limiti della scortesia e incapace
di amare. Una storia satanica, perché il vero conduttore dei giochi è proprio
lui, Satana, che ha un suo tramite o sedicente tale, e Stig stesso è
nell’occhio del mirino. Tutto si mette contro di lui e sta per diventare la
vittima designata. Da cacciatore a preda. Riuscirà a cavarsela? Leggetelo. In
“Un passato scomodo” troviamo Mina Halvorsen, la sua ex, alle prese con strani
e angoscianti episodi che la spingono e costringono a scavare nel suo passato.
Tutto risulterà diverso da come ha creduto per tutta la vita e sarà nel più
orribile dei modi che verrà a conoscere la verità. Ne verrà fuori viva?
Leggetelo.
Molti dei tuoi libri sono ambientati nei paesi del nord.
O comunque in periodi freddi. Ci spieghi questa scelta curiosa?
Amo il freddo e i paesi del nord Europa, che ho visitato
ripetutamente; sono stata stregata dal loro fascino, affine ai miei gusti.
Inoltre sono stata condizionata dai thriller scandinavi, dall’atmosfera che vi
si respira, dal morboso scavare nel lontano passato per spiegare e collegare
gli avvenimenti presenti. Oltre al trittico di cui ho parlato, ho ambientato da
quelle parti altri due thriller che amo in particolare “Il pozzo di Alesund” e
“Orrore a Helsinki”.
Per i tuoi libri in generale fai un lavoro di studio
degli argomenti trattati o li ambienti in luoghi e descrivi situazioni che
conosci bene?
Di solito parlo di luoghi che conosco e che ho visitato; se
necessario, faccio un lavoro di studio per approfondire. Per esempio, ho
scritto “Dark America”, una raccolta di racconti noir e paranormali, ispirata
da un viaggio negli Stati Uniti.
Secondo te c’è un pubblico specifico per i tuoi romanzi o
anche chi non è appassionato al genere giallo/thriller può trovarli
interessante? Tra l’altro tu non hai scritto solo thriller anzi direi che spazi
molto tra i vari generi…
Credo di essere apprezzata di più tra gli appassionati del
genere thriller e noir; nei miei romanzi ci sono elementi vari, anche l’amore,
ma l’atmosfera è sempre molto noir e l’amore non è mai visto come una bella
favola a lieto fine.
Preferisci i finali accomodanti (con aggiunta di
zucchero), dove tutti i cerchi vengono chiusi o spesso lasci qualcosa di non
concluso o poco definito? Ti piacciono i finali spiazzanti ed un po’ cinici
dove anche qualche protagonista importante del romanzo viene ucciso? O
preferisci il vissero tutti felici e contenti?
Mai zucchero e lieto fine. Alla fine di ogni thriller, mi
piace chiarire ogni cosa nei dettagli, ricorrendo a trucchi sempre diversi,
perché è giusto che chi legge tanti intrighi trovi la spiegazione di tutto.
Odio i libri che finiscono lasciando elementi non conclusi e poco chiari.
Soprattutto, amo piazzare il colpo di scena finale. Non deve mai andare come il
lettore si aspetta. O, almeno, provo a sorprenderlo.
Facci un piccolo excursus nella tua bibliografia. Hai
pubblicato molti romanzi. A quali sei più legata? A quale genere appartengono?
Stai scrivendo qualcosa in questo periodo? Oppure sei già hai dettagli?
Al momento non sto scrivendo niente. Ho pubblicato l’ultimo
il 12 maggio. Devo respirare. Ne ho scritti in tutto ventisette. Inutile
citare tutti i titoli, perché sarebbe noioso. Sono legata ad alcuni in modo
particolare. Oltre a quelli nordici di cui ho parlato finora, amo “Il
professore”, storia molto noir di un amore malato, e a “Un amante fantasma”, un
thriller psicologico paranormale in cui la verità non è mai quella che sembra,
oltre a “Il quaderno” o anatomia di un suicidio, intensamente psicologico,
“Storia di follia” e “Un piccolo scambio”.
Prima dei saluti finali mi piacerebbe avere da te
un’opinione del mondo nel quale ti muovi. Perché voi scrittori self siete
considerati autori meno capaci rispetto a quelli che scrivono per le case
editrici? Sono io che vedo le cose in maniera distorta o la pensi anche tu
cosi? C’è un’imperscrutabile ragione per cui un libro autoprodotto non possa
essere presente sugli scaffali di una libreria? La scelta di auto pubblicarsi
non dovrebbe essere penalizzante già in partenza, come invece avviene. Posso
dire tranquillamente, per averne letti tanti, che tra gli autori self ci sono
grandi talenti.
Sono del tuo parere. Ho letto opere di autori self degne di
stare al primo posto nelle grandi librerie, però, siccome ognuno è libero di
auto pubblicarsi, anche chi non conosce l’italiano, si incontrano a volte dei
casi penosi. E’ sbagliato generalizzare e considerare spazzatura i self in
quanto tali. Come anche tra gli autori pubblicati dalle grandi case editrici si
trovano dei mediocri (ad essere cortesi), esistono stelle luminose anche tra i
self.
Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta
fortuna e spero che non si affievolisca mai la tua voglia di scrivere perché
sei veramente bravo. Se ritieni puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni
importante far sapere ai lettori….
Sono io che ringrazio te e chiunque ci abbia seguiti. Per me
scrivere è vivere e non credo che smetterò mai.
Vi attendo, lettori, sempre più numerosi!
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Un libro di emozioni e
sui social ad esso legati.
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