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giovedì 22 agosto 2019
SANGUE SPORCO
SANGUE SPORCO E. Aragona
Un libro che mi ha attratto da subito fin da quando Amazon me lo ha proposto come lettura consigliata (era maggio). Non so cosa mi abbia colpito di più; forse la copertina, forse la sinossi, che evocava le storie raccontate nei suoi libri (principalmente Il rumore dei tuoi passi e Quella vita che ci manca) da
Valentina D’Urbano che io amo moltissimo. Fatto sta che appena sono riuscito ho letto, con molta curiosità, questo romanzo scritto da Enrica Aragona ed edito da Corbaccio dal titolo Sangue sporco. Protagonisti della storia sono gli abitanti di un quartiere di Roma, Isola nuova, che è, citando l’autrice, un “agglomerato urbano a sud di Roma che iniziava dove la città finiva, era ancora, un cantiere a cielo aperto ingombro di terrificanti scheletri di cemento e stradine senza uscita, tutte da asfaltare”. Il libro inizia raccontando di una famiglia, i Guarino, a cui viene assegnata una casa popolare al quadrilatero 3, un posto fatiscente ancora prima di essere terminato. Qui la famiglia vivrà nel più assoluto degrado morale (padre assente, matrigna brutalmente manesca). Insieme alla loro, tante altre storie di vite sconfitte dalla povertà e dall’ignoranza. Scilla Guarino è la protagonista e la voce narrante del romanzo, viviamo insieme a lei la sua storia da quando piccolissima è giunta all’Isola nuova fino all’età adulta: la sua amicizia con Renata, con Natalina e con tutti gli altri abitanti del quartiere. Le drammatiche vicende che si intrecciano alla sua difficile esistenza nella quale ha vissuto amori sbagliati ed esperienze sconvolgenti fino alla decisione che ad un certo punto è costretta a prendere. Ora il suo presente è fatto di un lavoro, di una nuova casa e di una figlia (senza padre) ma non può dimenticare le persone ed i luoghi in cui è cresciuta. La storia è condotta in prima persona, su due piani temporali: Scilla da giovane, anni ‘80 e Scilla adulta anni 2000. Il libro di Enrica Aragona ricorda l’atmosfera di degrado dei primi romanzi della D’Urbano ma attenzione non ne imita lo stile perché la sua scrittura ha una propria personalità, un proprio modo di analizzare vite borderline; anzi la sua è più dura, più cinica, un vero pugno nello stomaco. Una sorta di ansia agita il lettore perché anche i dialoghi e le immagini, che evocano le sue descrizioni, sono di forte impatto emotivo. Questo romanzo però non ha nulla di eccessivo anzi fotografa in modo spietato la realtà, perché purtroppo queste “isole” nelle nostre città esistono veramente. Quartieri dormitorio senza servizi, senza assistenza dove domina il degrado e l’abbandono. Enrica Aragona dipinge un quadro desolante ma vero. Aspro e doloroso, ma senza enfatizzare. Non ce n’è bisogno. La speranza di uscire indenni da questi posti non esiste, si rimane comunque indelebilmente segnati e ad un certo punto l’unico modo per salvarsi è scappare. Rendersi conto che vivere è un’altra cosa e cercare un riscatto, tanto necessario quanto doveroso. Un libro bellissimo, un romanzo che merita, nella mia personalissima classifica, il massimo dei voti. Complimenti all’autrice. Chi etichetta questo romanzo come un romance a parer mio a capito poco o nulla. Consigliatissimo.
valutazione: ottimo
genere: altro
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