lunedì 25 agosto 2025

LA FELICITA' DEL CACTUS

 




La felicità del cactus – Sarah Haywood -

recensione a cura di Patrizia Zara

 

“Così ostiche e coriacee, adoro le piante grasse, la loro beffarda strafottenza, l’essere burbere per non concedersi alle carezze di chiunque. Eppure, a dispetto della loro atavica ruvidità, ti sorprendono improvvisamente, incastonando delicate grazie floreali tra aculei indisponenti. Un po’ come me.” 
(Michelangelo Da Pisa)

Proprio per lo stesso amore che Michelangelo nutre per le piante grasse, ho deciso di leggere "La felicità del cactus".
Non mi aspettavo, sia chiaro, un grande romanzo, ma almeno una lettura piacevole, con protagonista una figura coriacea, metaforicamente accostata alle piante grasse.

Mi aspettavo una storia simpatica, velata di filosofia di vita, con qualche accenno psicologico e un umorismo garbato. 
E invece… niente.

Un romanzetto da quattro soldi, come avrebbe detto mio padre. 
Una protagonista sconclusionata nella sua presunta indipendenza, circondata da personaggi sopra le righe, privi di spessore e già visti mille volte. 
Una storiella stupidamente inglese, figlia bastarda de "Il diario di Bridget Jones".
La trama è così prevedibile da sembrare riciclata. Alcune scene sembrano prese di peso da altri romanzi simili o da qualche commedia da domenica pomeriggio. Che fantasia!?
Una semplice esercitazione linguistica, nulla più. La scrittura è fluida, almeno questo glielo concedo. 
E vabbè, ci sta.

Ma mi chiedo: com’è possibile che molte scrittrici inglesi emergenti vengano così celebrate, pur scrivendo sempre le stesse cose? 
Potere dell’editoria.

Mi scuso con i cactus, relegati a un ruolo marginale in questo libricino. 
Spero che la loro superiorità non impedisca loro di fiorire in questo mondo spesso così banale. 
So io quanto è preziosa e rara la fioritura di un cactus. Altroché.

“Era tutto così irrilevante da risultare offensivo.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2019





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