lunedì 28 luglio 2025

DIVORARE IL CIELO

 




Divorare il cielo - Paolo Giordano - 

recensione a cura di Patrizia Zara



Con questo romanzo ho concluso definitivamente la mia avventura letteraria con Paolo Giordano. Dopo "La solitudine dei numeri primi"— accattivante solo nel titolo — e l’insipido "Il corpo umano", ho letto "Divorare il cielo" non per masochismo né per concedere una terza possibilità all’autore, ma per qualcosa di molto più prezioso: per amicizia. Se volete, per amore.

Il libro mi è stato donato da una mia amica speciale, con l’invito semplice e dolce: “Leggilo e poi lo commentiamo insieme”. Quelle parole mi hanno scaldato il cuore. Condividere qualcosa — anche un libro che non si ama — con una persona cara è già di per sé un’esperienza meravigliosa.

Lei non è un'amica qualunque: sa ascoltare, non giudica, non impone. Con la sua calma disarmante si può parlare di tutto, persino di un romanzo che, per quanto mi riguarda, nella trama e nella sua costruzione narrativa, ha rappresentato il vuoto assoluto.

A lei è piaciuto. Si è immedesimata in Teresa, nella passione travolgente (e per me profondamente malsana) verso Bern, e nella semplicità rurale di una vita in masseria, immersa nella natura. È romantica, passionale, pura.

A me invece ha confermato l’impressione di uno scrittore mediocre, celebrato nei salotti letterari più chiacchieroni. La scrittura è confusa e melmosa, la storia sconclusionata e priva di energia. Troppi temi, sparati a caso: ribellione adolescenziale, inseminazione artificiale, ambientalismo e molto altro, come se bastasse accumulare spunti per fare letteratura.

La gestione dello spazio e del tempo è snervante, i periodi fantasiosi al punto da offendere l’intelligenza, i dialoghi ridicoli e tediosi da divorarmi i nervi — altro che il cielo!

I personaggi? Inconsistenti, caricature che trasmettono il nulla. Pietoso.

Eppure, ho terminato la lettura. L'ho fatto per lei, che mi aspettava con il suo caffè fumante e le sue torte soffici fatte in casa. E alla fine, tra una risata e l’altra, abbiamo celebrato quanto si possa essere diverse eppure stare bene insieme.

Di questo, in fondo, devo ringraziare Giordano: ci ha regalato un momento di complicità e allegria.

"Alla prossima occasione, ti regalo un altro libro. Così abbiamo modo di ridere ancora insieme". Che splendida persona.

Meglio di così, davvero.

“L’amicizia, quella vera, è il segno che l’umanità non si è ancora estinta”


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2018

 


Nessun commento:

Posta un commento