Magnifico e tremendo stava l'amore - M. G. Calandrone -
recensione a cura di Carmen Nolasco
Quante volte si è detto che non è
importante solo la storia contenuta in un romanzo, ma come questa storia viene narrata:
è l’impronta stilistica che fa la differenza e che, a parità di trama, renderà
indimenticabile o da archiviare un libro.
Prendiamo un delitto. Un caso di
cronaca che ha riempito le pagine dei giornali.
Prendiamo un’autrice, Maria Grazia
Calandrone, che con le parole in prosa ci sa fare, eccome, ma ci sa fare anche
con i versi e con una certa lirica toccante.
Prendiamo un punto di vista,
quello di Luciana Cristallo – personaggio del libro e persona del mondo reale -
che uccide l’ex marito Domenico con dodici feroci coltellate, a cavalcioni sul
corpo di lui. E poi viene assolta.
Prendiamo anche un contesto
storico e sociale, l’Italia che va dagli anni Ottanta al tragico evento di
cronaca nera del 2004. Un contesto di salienti fatti politici e successi
musicali che fanno da cornice alla relazione tra Luciana e Domenico.
Quello che otteniamo è un romanzo
superlativo dove la Calandrone non si adagia nella banalità di una letteratura
sulla violenza di genere, che abbisogna certamente di provvedimenti giudiziari
e di giurisprudenza attenta, ma è qualcosa di più: l’emancipazione verso le
ragioni dell’amore e della violenza, senza mai veramente schierarsi.
Protagonista indiscusso del
romanzo è proprio l’amore nella pluralità delle sue dimensioni e sfaccettature,
non solo quello di Luciana per Domenico e quello di Domenico per Luciana, ma
l’amore tutto intero, quello di una madre (di Domenico) per il suo unico figlio,
l’amore negato, quello disfunzionale, l’amore sofferto, geloso, sbagliato, l’amore
impotente dei figli di Luciana, l’amore, insomma, in tutti quei suoi risvolti magnifici
e tremendi:
Quando l’amore ci lascia
esposti, come prede col ventre semplice e bianco, distratte da una traiettoria
erbosa nel secco ruvido della savana.
La lettura, nella prima parte del
libro, non scivola benissimo per via di un divagare continuo, dello spostarsi
dalla vicenda narrata e avventurarsi in digressioni storiche e sociali, e
invece il lettore è inchiodato al fatto, vuole sapere: E poi? E poi… da un
certo momento in avanti, è un tornado inarrestabile di prosa e poesia e di tutta
quanta la suspense propria del thriller. Geniale. Avanti, dunque, fino al
delitto, cruento, inimmaginabile, imprevedibile e duro come un pugno:
Le mie mani pisciavano il tuo
sangue. A garganella, a fontanella, a fiotti… La mia mano si leva impetuosa. È
senza freni. Come un rumore freddo con brandelli. Sangue sulla camicia. Il tuo
interno dilaga dove non deve. Amore, inferno mio.
Amore. L’amore che guarda gli
amanti e conosce le loro ragioni, ma non immagina quello che accadrà durante un
invito a cena, quando Domenico porta a Luciana fiori e dolce. In quella cucina che
poco dopo diventerà la scena del crimine.
L’amore, dietro la colonna della
cucina, sta lì (perché c’è ancora, c’è sempre stato) li guarda e non sa. Non sa
quello che accadrà tra i due fino a quando non lo vedrà accadere:
Magnifico e tremendo stava
l'amore
puro e lacero come un orfano
stava l'amore
con loro in quella stanza
per l'ultima volta insieme
accovacciato dietro la colonna
col volto fra le mani.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2024
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