Oggi nello spazio interviste abbiamo il piacere di ospitare
l’autrice Mara Barbara Rosso. Benvenuta nel blog Giallo e cucina e grazie per
avermi dedicato un po’ del tuo tempo.
Grazie a te e agli amici di Giallo e
cucina per la fiducia!
Prima di parlare diffusamente dei tuoi libri, e di tante
altre cose interessanti, ti faccio qualche domanda di carattere generale, per
conoscerti un po’ meglio. Sono le domande che io chiamo “necessarie”, forse un
po’ banali, ma alle quali non ci si può proprio sottrarre. Pronta? Allora Mara
raccontaci un po’ di te dove nasci e vivi, la tua formazione, qual è il tuo
lavoro e poi dicci come e quando nasce la passione della scrittura.
Nasco a Rivoli, in provincia di
Torino, in un uggioso mercoledì di maggio del lontano 1971 – sarà per questo
che da cinquant’anni mi definiscono “pieuva”! Comunque, a parte gli scherzi, cresco
a Villarbasse fino ai dieci anni, poi a Sangano – due paesini a una trentina di
chilometri dal capoluogo piemontese. Subito dopo la Maturità linguistica mi
trasferisco a Liverpool, dove lavoro e frequento l’università, laureandomi in
European Studies (un misto tra scienze politiche, Storia e lingue) con una tesi
sulla fattibilità di creare un’Europa delle Regioni redatta durante l’anno di
Erasmus ad Angers, nella splendida Valle della Loira. Al momento vivo a
Giaveno, in Valsangone, e insegno inglese ad Avigliana. La passione per la
scrittura è nata in prima media grazie al prof di italiano il quale –
poveraccio – doveva gestire una classe di ventisette scalmanati nell’ultima ora
di lezione del sabato. Per tenerci buoni si inventò la “gara di racconti”:
durante la settimana ogni studente doveva scrivere una storiella a tema libero
da leggere in classe, appunto, il sabato, e i compagni avevano il compito di
votare la migliore. Non si vinceva un tubo, eh, tranne un attimo di gloria
effimera, ma non ringrazierò mai abbastanza il professor Martini per avermi
instradato verso l’uso creativo e puramente ludico del linguaggio.
Oltre a scrivere sei anche una lettrice? Hai un genere
preferito? Preferisci gli ebook o il libro cartaceo?
Le due cose sono imprescindibili,
ovviamente: come si fa a scrivere se non si legge? Prediligo i thriller in ogni
loro sfumatura di giallonoir, ma senza sfociare nell’horror – tutta colpa di
mia madre, che mi nutriva a pane e Agatha Christie, e della collezione di
Gialli Mondadori di mio nonno! Se poi la narrazione ha un’ambientazione
affascinante in luoghi ricchi di Storia e mistero, tanto meglio, e ammetto di
aver organizzato diversi viaggi proprio per vedere i posti descritti dai miei
due autori preferiti, Ken Follett e Dan Brown. Tra gli italiani mi piacciono
molto Ilaria Tuti e Alice Basso, un’amica, quest’ultima, di cui adoro l’uso
sapiente dell’ironia – altro elemento del quale non posso fare a meno – alla
pari con Stefania Bertola, maestra indiscussa del genere. Tutto rigorosamente
in cartaceo.
Da dove nascono le tue storie? Elabori notizie che leggi
o sono esclusivamente di fantasia? I personaggi dei tuoi libri sono stati
ispirati da persone reali?
Eh, bella domanda! L’ispirazione a
volte mi colpisce nel dormiveglia, quando il mio cervello annebbiato rielabora
inconsapevolmente notizie lette chissà dove, altre mi cade in testa come una
tegola di fronte a un angolino ideale per un delitto, ma anche il getto della
doccia talvolta tende a scatenare l’ideazione di trame più o meno delineate. Di
sicuro c’è che cerco sempre di usare location evocative che mi fanno vibrare
qualche corda, siano esse locali – mi piace promuovere il territorio dove vivo
con le mie parole – o esotiche, scoperte durante i viaggi. Lo stesso vale per i
personaggi: mi ispiro ad amici e conoscenti, o anche solo a persone che incontro
casualmente e mi intrigano per un particolare, ma poi rielaboro i dettagli che
li caratterizzano in quanto non vorrei mai inimicarmi qualcuno nonostante i
miei nobili scopi! In alcuni casi, comunque, cito anche persone realmente
esistite, come nel mio ultimo romanzo.
Hai solitamente una scaletta prefissata o ti fai condurre
dalla narrazione?
Parto dalla scaletta, che cerco di
rendere più dettagliata possibile, ma poi a volte svicolo e mi lascio condurre
dalla narrazione, come credo faccia la maggior parte degli scrittori. Uno dei
maestri di cui ho seguito diversi corsi, il giallista torinese Massimo Tallone,
dice che i narratori si dividono in “architetti” (quelli che progettano tutto
prima di costruire) e “giardinieri” (quelli che seminano e aspettano di vedere
cosa cresce): ecco, io credo di essere un cocktail tra i due.
Quando scrivi deve esserci assoluto silenzio o ti
concentri meglio con una buona base musicale? Scrivi quando riesci o preferisci
un momento particolare della giornata?
Silenzio assoluto, al massimo
un’aria d’opera o musica classica. Preferisco scrivere al mattino, quando sono
più lucida e con molte ore di fronte a me per coltivare l’ispirazione, magari senza
vincoli di orario per dover filare a lavorare. Capisci anche tu che purtroppo
queste condizioni sono quasi sempre limitate al fine settimana…
Ti è capitato di presentare un tuo libro in pubblico?
Preferisci un moderatore che ti pone le domande “giuste” o preferisci lasciare
far fare le domande direttamente al pubblico?
Adoro presentare i miei libri in
pubblico! I lettori mi stimolano con la loro curiosità, e finisce sempre che ci
facciamo un sacco di risate. I moderatori sono necessari, a parer mio: rendono
il dialogo più interessante, il confronto più profondo. Se me lo permetti ne
approfitto per ringraziare i numerosi amici che mi hanno presentato negli anni
e che, spero, continueranno a presentarmi in futuro: dalla editor Maria Teresa
Carpegna a mia cugina collega di penna Elisa Bevilacqua, passando per gli
assessori Edoardo Favaron ed Emidio Martino, fino a una fuoriclasse come la già
citata Alice Basso e alle recentissime Letizia Rosas e Stefania Dibitonto.
In questo spazio ho spesso il piacere di chiacchierare
con potenziali bravissimi autori. Con scrittori affermati o, più spesso, con
esordienti o autori poco conosciuti al grande pubblico. In ogni caso coloro con
cui sento di più la necessità di chiacchierare sono quelli che mi hanno
veramente emozionato con le loro opere. Tu sei una di questi. La maggior parte
però sono autori self publishing. Io credo molto a questa soluzione per
pubblicare un libro. E cerco nel mio piccolo di dargli più visibilità
possibile. Tu hai conosciuto un po’ tutte le possibilità per pubblicare. Hai
iniziato con la Edizioni Graffio, che non è solo una casa editrice, con cui hai
pubblicato i primi due romanzi poi sei passata al self per pubblicare la tua
raccolta di racconti infine Il tuo ultimo romanzo (I segreti della torre) lo
hai pubblicato con Edizioni Visual Grafika un’altra casa editrice molto
particolare. Ci puoi parlare della tua esperienza?
Grazie per questa domanda fuori
dagli schemi. In realtà la mia primissima pubblicazione è stata con Echos, nel
2016: si trattava di un’antologia dal titolo Sette autori per sette delitti, in
cui erano raggruppati i racconti frutto di un laboratorio di scrittura condotto
dai già menzionati Carpegna e Tallone. La mia storiella, intitolata ‘L pì brav
di ross, ha poi trovato casa come “bonus track” nella seconda edizione di
Delitti per Diletto, curata da Graffio nel 2019, in quanto è proprio in quel
racconto che nasce il personaggio principale dei miei romanzi, la prof
ficcanaso Barbara Ferrero. Devo dire che mi sono trovata molto bene con
Graffio, e mi sto trovando altrettanto bene con Impremix Visual Grafika: sia
Max Zallio sia Enrico Cavallito sono persone serie che conoscono il proprio
lavoro, e questo è importantissimo per un editore. La parentesi del self è
stata un’esperienza con cui mi sono voluta cimentare per sfizio, soprattutto
perché mi dispiaceva lasciar decantare all’infinito una serie di racconti con
cui avevo vinto premi letterari importanti (in primis l’AGNoir di Andora), ma
sono una convinta sostenitrice del motto “a ognuno il proprio mestiere”, quindi
a pubblicare devono essere gli editori, purché non a pagamento.
Passiamo ad analizzare i tuoi romanzi. Il primo è stato
Delitti per diletto nel 2019 poi è stata la volta de La donna di Tollund ed
infine I segreti della torre pubblicato nel 2021. Tra l’altro nel 2021 hai
pubblicato anche una raccolta di racconti col titolo Il diavolo nei dettagli.
Ho detto bene? Le date sono corrette? Parlaci un po’, se vuoi, dei primi due. De
I segreti della torre ne parliamo dopo. Hanno gli stessi protagonisti ma il
primo si svolge interamente a Giaveno invece il secondo è…itinerante.
Delitti per Diletto, in realtà, è
stato edito per la prima volta nel 2018 da Periale Edizioni, casa editrice che
purtroppo non esiste più e con cui avevo pubblicato già cinque racconti
nell’antologia Le dita di una mano nel 2017, frutto anch’essa di un laboratorio
di noir tenuto dall’amico Tallone. Avrai capito, a questo punto, che mi piace
frequentare corsi di scrittura, e infatti il titolo del mio primo romanzo è
nato in seno al Gruppo di Supporto Scrittori Pigri, un laboratorio online per
aspiranti narratori magistralmente condotto dall’autrice Barbara Fiorio che a
parer mio dovrebbe essere obbligatorio per legge e grazie al quale ho
conosciuto gente meravigliosa. Delitti per Diletto è poi stato ripubblicato da
Graffio nel 2019, ma non si svolge interamente a Giaveno: parte dal giardino
botanico Rea di Trana, si sposta intorno ai laghi di Avigliana, si inerpica sul
Musiné e, soprattutto, viaggia lungo la ley line di San Michele scalando le
pendici del Pirchiriano, dove si trova la nostra maestosa Sacra. Sai cos’è una
ley line, vero? E’ una linea energetica immaginaria che unisce vari punti
geografici - in questo caso le sette abbazie dedicate all’Arcangelo, snodandosi
dall’Irlanda alla Terra Santa. Quindi si gira un po’ l’Europa anche qui, benché
il vagabondaggio vero e proprio si svolga nel mio secondo romanzo, La donna di
Tollund, in cui succede che la povera Barbara Ferrero, peggio della signora in
giallo quando si tratta di imbattersi in cadaveri in ogni luogo in cui si trovi,
debba rincorrere l’autore di efferati delitti dalla Germania alla Norvegia
passando per Praga, Budapest e il mio Paese preferito al mondo, la Scozia.
Ecco, per la location scozzese sì che mi sono ispirata a persone e avvenimenti
da me realmente conosciuti: un mio caro amico vive in un grazioso cottage
vicino a un faro a picco sul tempestoso mare del Nord, e qualche anno fa dalla
torba del suo giardino affiorarono vestigia celtiche interessantissime… Potevo
forse lasciarmi sfuggire un’occasione così ghiotta per immaginare di rinvenirci
anche un cadavere?
Il romanzo sul quale mi voglio maggiormente soffermare è
ovviamente I segreti della torre. Perché dico ovviamente? Perche con questo romanzo
hai vinto il concorso La quercia del Myr nella categoria romanzi inediti. Ora è
regolarmente in libreria. Innanzitutto complimenti! La quercia del Myr è un
concorso molto importante organizzato molto bene dal bravissimo Bruno
Vallepiano. Tu forse non sai che il blog Giallo e cucina è molto legato a
questo concorso, ne è partner ufficiale. Per me quindi il piacere di ospitarti
è doppio. Parlaci un po’ del romanzo, che vede ancora protagonista la
professoressa Barbara Ferrero. Facci venir voglia di leggerlo. Poi dicci anche
come è stata l’esperienza del concorso.
Per me è stato un onore vincere
questo prestigioso concorso: ero così emozionata, quando sono salita sul palco
a ritirare i ricchi premi, che non riuscivo a dire nulla se non ringraziare gli
organizzatori e i giudici! E pensa che non volevo nemmeno presenziare, in
quanto ero reduce da due interventi chirurgici e mi stavo ancora riprendendo!
Be’, meno male che Bruno ha insistito affinché mi avventurassi fino a Ormea,
così il mio pazientissimo compagno Oscar ed io ci siamo regalati un weekend
fuori porta davvero delizioso. Sì, sabato 18 settembre ho intuito che il vostro
meraviglioso blog fosse molto legato al concorso, e quindi ti ringrazio anch’io
doppiamente per l’attenzione che rivolgi al mio romanzo. I segreti della torre
è ambientato a Giaveno, il ridente borgo pedemontano dove vivo, e la sua
stesura è iniziata nel 2019 durante un… indovina un po’? Esatto: un laboratorio
di scrittura, stavolta condotto dalla simpaticissima Stefania Bertola nel
salotto di casa sua! Esperienza illuminante, grazie alla quale ho portato a
termine la storia durante i vari lockdown – è pazzesco se ci penso adesso:
riuscivo a scrivere, ma non a leggere! Comunque, la vicenda vede Barbara
Ferrero imbattersi in un cadavere nel nostro museo di punta, dedicato al
pittore Surfanta Lorenzo Alessandri e già più volte visitato nientepopodimeno
che da Vittorio Sgarbi. La prof, ovviamente, grazie al sesto senso di cui è
convinta di essere dotata in quando discendente di una “masca” medievale,
indaga coadiuvando l’amico brigadiere Stefano Semperboni e, aiutata dal
fidanzato medievista Filippo Fenoglio – che assomiglia sempre più al coach del
Liverpool Football Club Jürgen Klopp – riuscirà a dipanare la
matassa che lega l’omicidio attuale a quello di un artista risorgimentale
allievo di Francesco Gonin, a sua volta collegato a un mistero frutto del
soggiorno giavenese di una cortigiana seicentesca il cui nome risuona ancora
tra le mura di un’antica torre…
Hai dovuto fare un lavoro di studio degli argomenti
trattati o lo hai ambientato in luoghi e descritto situazioni che conosci bene?
Ho senz’altro tratto ispirazione da
luoghi e personaggi illustri che conosco bene – ho lavorato diversi anni nel
settore turistico della mia valle, e so quali sono i punti di forza locali -,
ma un po’ di gradevolissima ricerca l’ho fatta: passeggiate per valutare i
percorsi (un toccasana durante i lockdown, come l’ora d’aria per i reclusi!),
visite alla casa di Gonin e al museo Alessandri non appena è stato possibile, e
poi naturalmente testi, chiacchierate con chi ne sa molto più di me e internet.
Permettimi di ringraziare in modo particolare Guido Ostorero ed Ermanno Plano,
grazie ai quali la copertina del libro raffigura la torre com’era in passato,
con o senza i segreti frutto della mia immaginazione.
Secondo te c’è un pubblico specifico per questo libro?
Direi di no: basta essere
interessati a immergersi in un thriller leggero che si insinua nei meandri
della Storia per scoprire alcune peculiarità di un angolino di Piemonte
sfruttando elementi ironici e avvenimenti potenzialmente iconici.
Preferisci di più i finali accomodanti (col lieto fine), o
preferisci lasciare qualcosa di non concluso o poco definito? Ti piacciono i
finali spiazzanti ed un po’ cinici o preferisci il vissero tutti felici e
contenti?
Prediligo i cliffhanger, espedienti
narrativi che lasciano aperte le porte del possibile per invogliare nella
prosecuzione della lettura e, chissà, delle vicende dei protagonisti. Però,
certo, se vivono tutti un po’ più felici e soprattutto soddisfatti di aver
scoperto il colpevole è meglio.
Sei ospite del blog Giallo e cucina e qui le interviste
terminano sempre con due domande obbligatorie: la prima non è proprio una
domanda ma un pensiero gentile. Consiglia due/tre romanzi che ti hanno colpito,
o a cui sei particolarmente legata, e che vorresti che tutti leggessero.
Ommamma, che domanda difficile! Se
consigliassi la Century trilogy (La caduta dei giganti, L’inverno del mondo, I
giorni dell’eternità) di Ken Follett sarei banale, così come sarei scontata consigliando
i vari Fred Vargas, i Giorgio Faletti, gli Elizabeth George, i Fruttero &
Lucentini e i Dan Brown, allora consiglierò tre esordienti che mi hanno fatto
passare qualche ora di felicissima lettura, tre signore che ho l’onore di
conoscere virtualmente tramite il gruppo Facebook Il cazzeggio di IoScrittore:
Lidia del Gaudio con il suo Il delitto di via Crispi n. 21 (e devo leggerne il
seguito, Il delitto di Vico San Domenico Maggiore), Simona Soldano con il suo
Mare calmo, isolati misteri e Denise Antonietti con il suo Trans-sibérien. Il
mistero dell’oro degli zar.
La seconda è: qual è la pietanza o il piatto a cui non
sai resistere.
Uh, qui invece è facilissimo!
Essendo una ragazza semplice, vivrei di insalate in estate e passati di verdura
in inverno.
Ti ringrazio della bella chiacchierata, ti auguro tanta
fortuna. Se vuoi puoi aggiungere qualcosa che magari ritieni importante far
sapere ai lettori….
Grazie a voi, altroché! Sì, una cosa
che ritengo importante far sapere ai lettori è quanto sia vitale sostenere gli
autori alle prime armi: comprate le loro storie, andate alle loro presentazioni,
condividete i loro nomi e le copertine dei loro libri sui social, passate
parola tra gli amici. Noi ce la mettiamo tutta, davvero, e se a volte prendiamo
cantonate non vogliatecene: solo chi non fa non sbaglia.
Di nuovo grazie. Complimenti ed a presto.
Consenso trattamento dati personali
Nota bene: Rispondendo alle domande di questa intervista
viene dato il consenso alla sua pubblicazione sul blog Giallo e cucina e sui
social ad esso legati.
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