lunedì 21 luglio 2025

DOMANI E PER SEMPRE

 




Domani e per sempre – Ermal Meta –  

recensione a cura di Lilli Luini

 

Un romanzo come non ne escono quasi più, questo del musicista albanese alla sua prima prova di scrittore. Un romanzo monumentale, nel solco dei classici, che ci porta dentro la storia albanese della seconda metà del XX secolo.

Karjan, il protagonista, ha sette anni quando lo conosciamo. È il 1943 e lui vive in un paese sperduto nel nord dell’Albania, con il nonno. Perché c’è la guerra e i suoi genitori sono in montagna, partigiani che lottano contro l’occupazione nazista. Ed è proprio un soldato nazista, un disertore, a entrare nella fattoria del nonno, chiedendo aiuto. Il vecchio lo nasconde ed è la prima grande svolta della vita di Karjan: prima di essere un soldato, l’uomo era un professore di musica e in quella povera casa c’è, incredibilmente, un pianoforte. Seduto sulle ginocchia del tedesco, Karjan dimostra la sua grande attitudine e così la musica entra nella sua vita. Molte, moltissime, saranno le svolte che il bambino, poi ragazzo e poi uomo, conoscerà. La musica e l’amore sono le due guide su cui si muove la vita di Karjan, coinvolto suo malgrado in una fuga a ovest che lo terrà lontano dal suo paese per oltre vent’anni.

E qui veniamo allo sfondo del romanzo. L’Albania esce dalla morsa dei nazisti solo per finire sotto il tallone del comunismo, personificato da Erver Hoxha, dittatore spietato e paranoico, che per quarant’anni mantenne nel paese un clima di terrore. Dimenticata da tutti, l’Albania fu l’unica nazione del blocco sovietico a non aderire alla de-stalinizzazione, tanto che venne addirittura sancito l’ateismo di Stato. Il sistema di controllo interno era rigidissimo, i diritti umani sistematicamente calpestati.

L’autore riesce benissimo a infondere nel romanzo quel clima claustrofobico, da pericolo imminente nascosto ovunque, che si respirava in quegli anni. Quando Karjan viene invitato a Berlino Est per un concerto dei migliori studenti dei paesi del Patto di Varsavia, si ritrova lo stesso clima, la stessa cupezza, visibile anche nei palazzi che appaiono tristi, abbandonati.

Innumerevoli gli episodi che ci fanno rabbrividire, episodi di ordinaria sopraffazione, rivolta verso chi pensa e crede che un modello migliore di vita e libertà sia possibile.

Ermal Meta, in diverse interviste, ha ribadito che non si tratta di una biografia, men che meno di un’autobiografia, ma di un romanzo per il quale si è ispirato a moltissime storie tramandate e raccontate, con le quali è riuscito a scrivere un romanzo compatto, non privo di quei colpi di scena che spesso ci riserva la vita vera. Un romanzo pieno di dolore, certo, ma capace anche di non perdere mai la speranza perché, riflette Karja, forse è vero che la vita con una mano ti lancia nel vuoto e con l’altra ti afferra poco prima che tu cada al suolo.

Consigliato a chi cerca un romanzo appassionante, di quelli che ti prendono e non ti mollano più ma al contempo ti aprono uno squarcio su pieghe della Storia dimenticate.


genere: narrativa

anno di pubblicazione: 2022


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