Domani e per sempre – Ermal Meta
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recensione a cura di Lilli Luini
Un romanzo come non ne escono
quasi più, questo del musicista albanese alla sua prima prova di scrittore. Un
romanzo monumentale, nel solco dei classici, che ci porta dentro la storia
albanese della seconda metà del XX secolo.
Karjan, il protagonista, ha sette
anni quando lo conosciamo. È il 1943 e lui vive in un paese sperduto nel nord
dell’Albania, con il nonno. Perché c’è la guerra e i suoi genitori sono in
montagna, partigiani che lottano contro l’occupazione nazista. Ed è proprio un
soldato nazista, un disertore, a entrare nella fattoria del nonno, chiedendo
aiuto. Il vecchio lo nasconde ed è la prima grande svolta della vita di Karjan:
prima di essere un soldato, l’uomo era un professore di musica e in quella
povera casa c’è, incredibilmente, un pianoforte. Seduto sulle ginocchia del
tedesco, Karjan dimostra la sua grande attitudine e così la musica entra nella
sua vita. Molte, moltissime, saranno le svolte che il bambino, poi ragazzo e
poi uomo, conoscerà. La musica e l’amore sono le due guide su cui si muove la
vita di Karjan, coinvolto suo malgrado in una fuga a ovest che lo terrà lontano
dal suo paese per oltre vent’anni.
E qui veniamo allo sfondo del
romanzo. L’Albania esce dalla morsa dei nazisti solo per finire sotto il
tallone del comunismo, personificato da Erver Hoxha, dittatore spietato e
paranoico, che per quarant’anni mantenne nel paese un clima di terrore.
Dimenticata da tutti, l’Albania fu l’unica nazione del blocco sovietico a non
aderire alla de-stalinizzazione, tanto che venne addirittura sancito l’ateismo
di Stato. Il sistema di controllo interno era rigidissimo, i diritti umani
sistematicamente calpestati.
L’autore riesce benissimo a
infondere nel romanzo quel clima claustrofobico, da pericolo imminente nascosto
ovunque, che si respirava in quegli anni. Quando Karjan viene invitato a
Berlino Est per un concerto dei migliori studenti dei paesi del Patto di Varsavia,
si ritrova lo stesso clima, la stessa cupezza, visibile anche nei palazzi che
appaiono tristi, abbandonati.
Innumerevoli gli episodi che ci
fanno rabbrividire, episodi di ordinaria sopraffazione, rivolta verso chi pensa
e crede che un modello migliore di vita e libertà sia possibile.
Ermal Meta, in diverse
interviste, ha ribadito che non si tratta di una biografia, men che meno di
un’autobiografia, ma di un romanzo per il quale si è ispirato a moltissime
storie tramandate e raccontate, con le quali è riuscito a scrivere un romanzo
compatto, non privo di quei colpi di scena che spesso ci riserva la vita vera.
Un romanzo pieno di dolore, certo, ma capace anche di non perdere mai la
speranza perché, riflette Karja, forse è vero che la vita con una mano ti
lancia nel vuoto e con l’altra ti afferra poco prima che tu cada al suolo.
Consigliato a chi cerca un
romanzo appassionante, di quelli che ti prendono e non ti mollano più ma al
contempo ti aprono uno squarcio su pieghe della Storia dimenticate.
genere: narrativa
anno di pubblicazione: 2022
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